ONE Cycling, Richard Plugge: “Abbiamo avuto ampie discussioni, ma i progressi sono in fase di stallo. Puntiamo a coinvolgere tutti, compreso il Tour”

Richard Plugge torna a parlare del progetto ONE Cycling. Tra i principali promotori di questa nuova lega che punta a riformare e a far fare un salto di qualità al mondo del ciclismo, il general manager del Team Visma | Lease a Bike ha voluto approfondire i dettagli di questa proposta nel corso di un’intervista al programma BV Sport su Allsportsradio. Nonostante ASO, per voce del direttore del Tour de France Christian Prudhomme, si sia smarcato dal progetto, il manager neerlandese ribadisce la volontà di coinvolgere nella discussione tutti i soggetti che operano nel ciclismo per creare un nuovo modello, anche di business, per il futuro di questo sport.

“Dobbiamo considerare dove sarà il ciclismo tra 10 anni e come possiamo migliorare lo sport e il suo modello di business – le parole di Plugge – Con ONE Cycling puntiamo a coinvolgere tutti, compreso il Tour, le altre squadre e l’UCI, tutti. Il ciclismo ha un potenziale molto maggiore, che va oltre l’attuale portata finanziaria. Questo vale non solo per me, ma anche per gli organizzatori e per le altre squadre. Non si tratta di creare una Superlega; si tratta di lavorare insieme. Il presidente dell’UCI David Lappartient sostiene questa visione; anche lui vuole lasciare il ciclismo in uno stato migliore quando se ne andrà”.

“Stiamo esplorando la questione con gli organizzatori e l’UCI. Abbiamo avuto ampie discussioni, ma i progressi sono in fase di stallo, il che è frustrante“, ha ammesso il 54enne, che, riguardo all’interesse del fondo sovrano dell’Arabia Saudita, che sarebbe pronto a investire 250 milioni di euro nel progetto, ha risposto: “Per quanto riguarda gli investitori, c’è interesse da parte di diversi soggetti, non solo dell’Arabia Saudita“.

Plugge ha poi proposto una soluzione per superare alcune criticità nell’organizzazione delle gare: “Organizzare una competizione sta diventando sempre più complesso e dobbiamo riconoscerlo e affrontarlo collettivamente. I team fanno affidamento sulle gare e le gare dipendono dai team. Logisticamente, sta diventando sempre più difficile. Perché non considerare le gare in circuito? Arriverà il momento in cui nemmeno il Tour potrà percorrere 200 chilometri dal punto A al punto B, e potrebbe essere necessario optare per le tappe in circuito. Attualmente si passa tra i villaggi a 60 chilometri orari, quando il limite di velocità è di 30 chilometri orari”.

Il classe 1969 ha poi fatto l’esempio di gare di circuito di successo e i vantaggi che portano: “Il Giro delle Fiandre ha implementato tutto ciò con successo, e i Mondiali sono un altro esempio. Questo approccio genera anche entrate, poiché consente un maggiore valore di intrattenimento per il pubblico e opportunità di vendere pacchetti di hospitality. In questo modo, possiamo mantenere l’interesse per le generazioni future, soprattutto considerando la forte concorrenza di altri sport per la fascia demografica più giovane. Questa strategia ci consente di estrarre dal ciclismo più valore di quello esistente attualmente“.

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