ONE Cycling, Richard Plugge vuole sfidare gli altri sport: “Serve un calendario ridotto e definito per far appassionare i giovani ai nostri campioni”

Richard Plugge torna a parlare della Champions League del ciclismo. Alcune dichiarazioni di qualche settimana fa del manager olandese avevano fatto pensare ad uno stallo del progetto di ONE Cycling, nuova lega di ciclismo professionistico, appoggiata anche dal proprietario della Soudal-QuickStep e da Ineos Grenadiers e EF Education – EasyPost. Il numero uno della formazione neerlandese, però, ha fornito ulteriori dettagli del progetto che ha come principale obiettivo quello di rendere più interessante il ciclismo agli occhi dei telespettatori. 

“Lo scopo di ONE Cycling è guardare avanti dove vogliamo essere tra dieci anni – le parole di Plugge in un’intervista a De Tijd, rilanciata da WielerFlits, che rilancia i concetti espressi già in precedenza –  Nel ciclismo la battaglia fuori dalle corse continua tra le squadre e i loro dirigenti. Non ci rendiamo sufficientemente conto che i nostri avversari non sono le altre squadre o gli organizzatori, ma tutte le altre forme di intrattenimento che competono sempre più duramente per attirare l’attenzione dei telespettatori. I nostri veri concorrenti sono la Champions League, il golf, il football americano, il basket americano, la Formula 1 e gli sport da combattimento. Giovani fan urlanti si avvicinano a campioni di altri sport. Quei giovani non si precipitano verso Vingegaard o verso altri top rider. Voglio cambiare questo”.

Il classe 1969 ha in mente un calendario ben organizzato con un numero di eventi mirato e limitato. “Dobbiamo avere un calendario chiaro con un numero limitato di gare in cui i migliori ciclisti competono tra loro. Ora ci sono più di 180 giorni di gare nel WorldTour. In tutte queste gare c’è un costante cambiamento di corridori, il che rende molto più difficile farne delle celebrità tra il grande pubblico. Le star sono cruciali per essere rilevanti come uno sport importante. Con un calendario meglio definito si può risolvere il crescente problema dell’organizzazione delle gare in sicurezza. Un circuito unificato, che si spera possa poi diventare un marchio più grande, aiuterà ad attrarre sponsor al di fuori delle squadre. Come oggi Heineken in Formula 1 e Champions League. O Aramco in Formula 1. Queste organizzazioni vendono anche merchandising sotto un’unica bandiera, separata dai team”.

Fondamentali anche i media: “Altrettanto importante: potremmo guadagnare molto di più unendo i diritti mediatici. Vedo le grandi corse, come il Tour e il Giro, operare come società ipermediali per tre settimane con un flusso di tweet e video ma dopo la gara crolla di nuovo. Facciamolo insieme, affinché il ciclismo diventi una fabbrica mediatica 24 ore su 24. Ciò ci aiuterebbe a crescere come marchio”.

Infine sottolinea che grazie a questo nuovo sistema potrebbero trarre benefici sia l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) che ASO, società organizzatrice del Tour de France. Se infatti è “il ciclismo continuerà ad aver bisogno di un’organizzazione principale che stabilisca le regole e faccia da giuria”, dall’altro lato l’UCI “non è un’organizzazione commerciale” quindi la stessa associazione “non si troverebbe in una situazione peggiore” si andasse a creare “un circuito unificato”. Un concetto che per lui andrebbe a ricordare quanto successo alla FIA (la federazione automobilistica internazionale) con la Formula 1 “affidata a una società commerciale, prima tramite Bernie Ecclestone e ora Liberty Media di John Malone”.

Un discorso simile anche per la società francese, attualmente il più grande organizzatore al mondo e in posizione dominante. “È vero che il Tour perderebbe parte del suo valore in una fase iniziale, diventando parte di un circuito più grande – commenta – Ma a lungo termine l’ASO ne trarrà beneficio, perché il ciclismo nel suo insieme andrebbe a crescere. E anche le altre competizioni acquisterebbero valore, perché diventano più importanti come parte del circuito unificato”.

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