One Cycling, obiettivo 2026 per la Champions League del ciclismo

La Champions League del ciclismo non si farà. Il calcio non è l’unico sport che ha a che fare con Superleghe o Champions League per ricchi, anche il ciclismo deve fronteggiare nuove proposte e fare i conti con dilemmi morali. Due mesi fa erano emersi i dettagli di una proposta potenzialmente redditizia di una nuova lega di ciclismo professionistico, One Cycling. Tuttavia, il progetto, promosso dalla Visma | Lease a Bike di Richard Plugge e dal proprietario di maggioranza di Soudal Quick-Step Zdenek Bakala, con Ineos Grenadiers ed EF Education-EasyPost che sarebbero state tra le interessate, sembra ora naufragato.

La situazione appare dunque attualmente in stallo. Il manager olandese non ha fornito ulteriori dettagli sulle ragioni di tale immobilismo, ma ha rivelato nuove informazioni sull’idea generale del progetto. “Non per niente si chiama One Cycling, vogliamo includere tutti in questo progetto – spiega a Velo – Non si tratta di un campionato a sé stante o di un club d’élite, come ho letto qua e là. Tuttavia, c’è un grande problema per il futuro del ciclismo. Per questo dobbiamo guardare al di fuori dello sport. I nostri concorrenti, alla tavola dei negoziati, non sono gli organizzatori o le altre squadre, ma sono gli altri sport, il calcio, la Formula 1 o la NFL (la lega di Football Americano, ndr). Inoltre, tutti gli interventi governativi qua e là nei vari Paesi mettono sotto pressione il ciclismo su strada. Per affrontare questi problemi, credo che noi, come squadre e organizzatori di gare, dobbiamo lavorare insieme per il futuro”.

Secondo le indiscrezioni fatte trapelare dal Guardian a ottobre, la nuova struttura sarebbe in qualche modo simile alla Champions League del calcio e potrebbe essere sostenuta dal Fondo Pubblico di Investimento (PIF) dell’Arabia Saudita, che è anche dietro al nuovo circuito Liv Golf, che ha visto alcuni grandi nomi del PGA Tour iscriversi dopo aver ricevuto ingenti somme di denaro. Il direttore della Visma-Lease a Bike ha dichiarato in un suo intervento al giornale inglese che tale progetto potrebbe vedere le squadre migliori sfidarsi in un numero limitato di eventi di prestigio creando così “una competizione davvero forte, con un numero inferiore di gare, importante e comprensibile” che ritiene “possa aumentare il valore per tutti”.

ASO, organizzatore del Tour de France, sembra contraria all’idea, portando la pista a raffreddarsi. I piani sono stati così congelati, mentre Plugge, che è anche il presidente dell’AIGCP, duplice ruolo per il quale ha ricevuto forti critiche nelle ultime settimane, ha difeso la sua posizione spiegando che tale ruolo è in linea con gli obiettivi di One Cycling, ovvero uno sport più sicuro dal punto di vista finanziario. “La cosa più importante per me è sempre stata quella di far coesistere i due interessi – spiegava a WielerFlits nelle scorse settimane – Diciamo che tra 10 anni vogliamo ancora correre la Parigi-Nizza e il Giro di Catalogna, magari aggiungendo nuove gare. Noi come squadre non possiamo gestire le corse senza gli organizzatori, ma loro non possono organizzarle se noi non le corriamo“.

Il manager del team olandese ha un’idea quasi visionaria della nuova lega. “Io la vedo come un insieme, quindi stiamo cercando l’unità – conclude – Ed è per questo che si chiama One Cycling. Sarebbe fantastico se riuscissimo a raggiungere questo obiettivo per il prossimo ciclo WorldTour nel 2026“. Un’idea affascinante, che servirebbe a ridare slancio a uno sport che, dal punto di vista del modello economico, è indietro rispetto ad altri, ma che chiaramente necessita anche di un profondo accordo e una non semplice spartizione dei ruoli e, soprattutto, degli introiti. E sono chiaramente questi ultimi gli aspetti a tenere tutto in sospeso.

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