ONE Cycling, il direttore del Tour de France Christian Prudhomme si smarca: “Non è il nostro progetto, non mi interessa”

Anche Christian Prudhomme si esprime sul progetto ONE Cycling. L’idea del fondo saudita PIF di investire circa 250 milioni di euro per la creazione di una nuova lega di ciclismo è di grande attualità nelle ultime settimane con alcune squadre che si dimostrano favorevoli al progetto ed altre che non hanno voglia di sedersi al tavolo delle trattative. Oltre le formazioni WorldTour bisogna capire anche cosa succederà per il calendario delle gare più importanti dell’anno, con ovviamente grande interesse per capire la posizione di ASO, il massimo organizzatore di eventi, partendo dal Tour de France. In una lunga intervista al sito francese Cyclism’Actu si è espresso al riguardo proprio il numero uno della Grande Boucle, facendo chiaramente capire come il progetto non li riguardi. 

“Questo non è il nostro progetto – spiega – È un’idea che è stata lanciata, sulla quale non posso esprimermi maggiormente. Con ASO non ne siamo assolutamente una forza trainante”

Per il direttore del GC transalpino il nuovo progetto che vede coinvolte alcune grandi squadre, Visma | Lease a Bike non rappresenta una minaccia: “Non mi interessa, e non sono convinto che siano in molti ad essere interessati. Il più grande punto di forza del ciclismo è che è uno sport gratuito per le persone che stanno sul ciglio della strada. Questo deve rimanere. La famiglia Amaury ha sempre desiderato stipulare contratti televisivi con canali televisivi gratuiti, generalisti e, se possibile, del servizio pubblico. Solamente dopo, guadagniamo solo se abbiamo molti spettatori. Non bisogna ragionare al contrario”. 

L’ex giornalista sottolinea così i numeri e l’importanza della Grande Boucle, l’evento sportivo annuale più visto al mondo, superato solo da Olimpiadi e Mondiali di Calcio negli anni in cui si svolgono: “Il Tour è un colosso con trasmissioni in 190 paesi e 2000 giornalisti che seguono la corsa. Guardate le persone a bordo strada, abbiamo anche avuto delle difficoltà. Abbiamo dovuto pagare anche il prezzo del successo con un pubblico più numeroso, più giovane e quindi più ‘dinamico’. Questa è la realtà del mese di luglio, durante la corsa ciclistica più grande del mondo. Chiunque voglia cambiare la situazione deve rendersene conto”.

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