One Cycling, Patrick Lefevere si schiera a favore: “Se volete vedere un miracolo, andate a Lourdes. Dobbiamo lavorare nella stessa direzione”

Patrick Lefevere è tornato a parlare del progetto One Cycling. . L’idea era partita dal team manager della Visma | Lease a Bike Richard Plugge, ma ora sono coinvolte anche altre squadre come EF Education-Easypost, Lidl-Trek, Ineos Grenadiers, Bora-Hansgrohe e appunto il Wolfpack, oltre ad alcuni organizzatori di gare molto prestigiose. Come riporta cyclingnews, “i dettagli di questa riforma concepita per scuotere e modernizzare il ciclismo professionistico, sono ancora in gran parte avvolti nel mistero, con trattative segrete e accordi di non divulgazione che ne impediscono la conoscenza”. 

Un progetto nel quale il belga sembra credere, ritenendo che si possano convincere importanti investitori a finanziarlo. L’obiettivo è chiaramente che le squadre possano collaborare per trovare nuovi introiti creando un modello finanziario che possa toglierle dalla costante precarietà della dipendenza dagli sponsor. Uno dei grandi ostacoli tuttavia è convincere i grandi organizzatori, ASO in testa, che questa nuova formula possa essere un bene anche per loro, decidendo così di condividere almeno una fetta degli introiti derivanti dai diritti TV, che in buona sostanza sono attualmente la principale ambizione del progetto.

“Sapete perché credo nel progetto One Cycling? Perché se ci sono quattro o cinque squadre coinvolte, potrebbe funzionare – spiega l’esperto dirigente fiammingo – È sempre la stessa canzone: ci sono troppe persone negative nel ciclismo. Se ce ne stiamo seduti qui, non succederà nulla. Se volete vedere un miracolo, andate a Lourdes, ma se vogliamo che le cose cambino, dobbiamo lavorare nella stessa direzione. Se sono in 18 a tenere il volante, non può funzionare. Tre, quattro o cinque squadre devono prendere il comando. Se questo accade, gli altri arriveranno. Poi, quando il progetto è pronto e firmato, si può andare dai colleghi e chieder loro se vogliono unirsi a noi”.

L’obiettivo, come riassume cyclingnews, è quello di creare “un senso di unità, come in molti altri sport moderni, anziché la costante lotta di potere sulla governance e sul denaro che attualmente è un problema nel ciclismo”. Ovviamente bisognerà attendere qualche anno e non si potrà partire quantomeno prima del 2026 poiché le attuali licenze per le squadre e le corse del WorldTour durano fino alla fine del 2025. Resta tuttavia da trovare il modo per coinvolgere gli organizzatori, partendo sempre dal colosso transalpino, organizzatore di Tour de France, Parigi-Nizza, Giro del Delfinato, Parigi-Roubaix e Liegi – Bastogne – Liegi, giusto per citare le corse più importanti di un portfolio in costante evoluzione. 

Se i Grandi Giri potrebbero diventare un capitolo a parte, come i Grandi Slam nel tennis, non appare impossibile poter trovare un accordo invece per le altre corse. O almeno questo sarebbe uno degli obiettivi: “Sicuramente non vorranno condividere la loro torta – commenta Lefevere, che sa bene come la società padrona del Tour difenda i significativi ricavi generati da questo, ma potrebbe essere possibile convincerli che potrebbe essere possibile condividere una torta ancora più grande – Siamo su una barca che si chiama ‘Ciclismo’. Se remiamo nella stessa direzione, la torta può crescere. Loro possono tenersi la torta che hanno, ma se la torta cresce del 200% allora saranno al tavolo”.

In casa Soudal Quick-Step ormai Lefevere non è più da solo, condividendo la gestione della sua squadra con il nuovo direttore operativo Jurgen Foré. Nonostante le differenze caratteriali, i due sembrano essere d’accordo sulla necessità della riforma di One Cycling: “Tutte le grandi cose sono iniziate con un sogno, con la collaborazione e la buona volontà – sottolinea il nuovo dirigente mostrando una visione per certi versi alla Steve Jobs – Credo che tutti capiscano che dobbiamo trovare un modo per collaborare per rendere più forte il modello economico del ciclismo professionistico. È nell’interesse di tutti noi. Non credo che per il futuro ci sia altro modo che collaborare”.

Foré riconosce l’importanza del gruppo francese nel mondo delle corse, ma non ritiene che questi possa essere al di sopra di tutto e di tutti: “ASO è un attore importante nel ciclismo professionistico. Ha la corsa più importante e alcune altri grandi corse, ma ci sono anche altre attori di rilievo. Un sogno può iniziare con alcuni membri che lavorano insieme. Se questo ha successo, si possono convincere altri a partecipare. One Cycling per me sta tutto nell’unione di squadre, organizzatori e federazioni per migliorare e rafforzare il modello ciclismo. Non è una battaglia per quello che già abbiamo, ma renderlo migliore e rendere più solido il modello economico in modo che tutti possano beneficiarne. Noi squadre possiamo competere nelle gare, ma è importante che collaboriamo come colleghi per rendere il modello più forte e poi innovarlo. A quel punto il ciclismo può solo vincere”.

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