Ineos Grenadiers, Egan Bernal: “Finire il Tour 2023 mi ha dato una sensazione migliore di quando l’ho vinto nel 2019”

La stagione 2023 è stata quella della ricostruzione per Egan Bernal. Dopo il terribile infortunio di inizio 2022, che ha messo a rischio la sua carriera e lo ha costretto a saltare quasi tutta quell’annata, il colombiano della Ineos Grenadiers ha potuto avere quest’anno una stagione più regolare, nella quale, pur non arrivando ancora ai livelli precedenti all’incidente, è riuscito ad accumulare tanti giorni di gara importanti per ritrovare le migliori sensazioni in sella alla bici. Il 26enne è riuscito soprattutto a correre e a completare due Grandi Giri, la Vuelta a España e il Tour de France, e riguardo alla Grande Boucle ha ammesso che le sensazioni provate per essere riuscito a portare a termine la corsa dopo tutto ciò che gli è accaduto sono state migliori rispetto a quando aveva conquistato la Maglia Gialla nel 2019.

La cosa più importante è stata aver fatto quelle due gare, i due Grandi Giri, Tour e Vuelta, e aver ho potuto finire l’anno con tanti giorni di gara, accumulando un po’ di volume in più che spero possa aiutarmi per il prossimo anno – ha spiegato Bernal durante il podcast La Movida – Anche se c’è stato un gran logorio a livello fisico e mentale, penso che sia qualcosa di molto importante. A livello personale la cosa più bella è stata quando ho finito il Tour de France, è stata una sensazione ancora migliore di quando l’ho vinto nel 2019. Volevo entrare sugli Champs-Elysees per ultimo per potermelo godere. Ci sono stati momenti in cui stavo per ritirarmi, momenti in cui ho passato un periodo molto brutto, ma la verità è che avevo un po’ di nostalgia; finire il Tour dopo tutto quello che avevo passato era qualcosa di molto importante e sentivo che le cose stavano tornando un po’ in ordine“.

Il colombiano ha poi ripercorso gli inizi della sua carriera, dalle gare in mountain bike al passaggio al professionismo con l’Androni-Sidermec di Gianni Savio, un’esperienza questa che ha significato molto per la sua carriera: “Il primo anno è stato un po’ difficile, c’erano molti cambiamenti in quel periodo della mia vita. Sono passato da vivere in Colombia con mio papà a vivere in Europa in un piccolo hotel in mezzo al nulla, dal correre in mountain bike a correre su strada, dal parlare lo spagnolo a parlare l’italiano, che non parlavo, da correre con le giovanili a correre con Nibali, Froome e quelli che erano i più grandi. È stata dura. Il secondo anno sono stato meglio, ma in generale penso che quello che l’Androni mi ha dato sia stato tanto in termini di fiducia. Penso di aver avuto ottime persone intorno a me. Ricordo con grande affetto i due anni che sono stato lì, perché ovviamente era una squadra con un budget limitato, ma la verità è che si sono sempre comportati bene con me e se non fosse stato per loro forse ce l’avrei fatta lo stesso, ma un po’ più tardi. Penso che mi abbiano dato un’opportunità e mi abbiano supportato molto in quel momento“.

Il classe 1997 è quindi passato a parlare del suo incidente e dei difficili mesi seguenti, del lungo recupero e del desiderio di tornare a correre. Dopo esserci riuscito, il vincitore del Giro d’Italia 2021 ha ora l’obiettivo di tornare competitivo e per il futuro mette nel mirino una gara in particolare: “Penso che se dovessi scegliere la gara da vincere in questo momento sarebbe la Vuelta a España. Lo sappiamo tutti quanto sarebbe importante vincere i tre Grandi Giri. Penso che potrei ritirarmi tranquillo, ma diciamo che più di questo voglio tornare al mio miglior livello. Penso che anche questo mi renderebbe molto, molto felice. E poter competere ad armi pari con i corridori che in questo momento stanno dominando. Non credo di aver mai avuto l’opportunità di farlo. L’anno in cui sono stato dominante, stavano emergendo, e poi l’anno dopo ho iniziato con tutti i problemi e diciamo che per un motivo o per l’altro non ci siamo mai confrontati alla pari”.

La stagione 2024 di Bernal inizierà quasi sicuramente sulle strade di casa: “Mi piacerebbe iniziare con i campionati nazionali e poter fare il Tour Colombia, correre in casa potrebbe darmi un po’ fiducia. Penso che sarebbe l’ideale, per poi andare in Europa e fare le gare in cui cercare di fare del mio meglio”.

In chiusura, il corridore della Ineos Grenadiers ha detto la sua sul periodo che vive il ciclismo colombiano, che appare un po’ più in crisi rispetto a qualche anno fa e che non riesce a far emergere i giovani: “C’è tanto, tantissimo talento, solo che non abbiamo lo stesso supporto. Il Paese non è sviluppato come gli altri e allo stesso tempo siamo dall’altra parte del mondo. Quindi è difficile per i ragazzi mettersi in mostra. Il ciclismo sta diventando tecnologicamente più avanzato e i talenti ci sono, ma per un motivo o per l’altro non hanno le bici migliori, la giusta alimentazione o il giusto supporto psicologico“.

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