Tour de France 2018, Top/Flop del giorno

La nostra rubrica che, tra il serio ed il faceto, traccia il bilancio della giornata appena conclusasi al Tour de France 2018.

TOP

Arnaud Démare (Groupama-FDJ): Godot è arrivato. A 72 ore da Parigi riscatta con una volata di (pre)potenza un Tour nel quale è affogato tra problemi di autostima e critiche altrui. Pilotato da uno Jacopo Guarnieri che si conferma tra i migliori apripista a livello mondiale, l’ex campione nazionale transalpino si impone con lucidità e quella malizia necessaria che gli serve per chiudere la porta in faccia al connazionale Laporte. Meglio tardi che mai.

Christophe Laporte (Cofidis, Solutions Crédits): Lambisce soltanto quel successo che la sua squadra insegue alla Grande Boucle da due lustri esatti. Esce vincitore dalla battaglia delle sportellate e battezza la ruota migliore, ma non ha lo spazio sufficiente per allargare in maniera redditizia la traiettoria quando Démare si sposta verso il centro della carreggiata. Il primo podio in carriera al Tour è un misero premio di consolazione.

Peter Sagan (Bora-Hansgrohe): È arrivato sul Col du Portet grattugiato e si è già assicurato la matematica certezza di indossare la maglia verde a Parigi. Insomma: di attenuanti generiche per tirarsi fuori dalla mischia ne avrebbe a bizzeffe. Invece il tre volte iridato mette alla frusta i compagni e ci prova nel tortuoso finale, tirando i freni soltanto quando capisce di non essere nelle condizioni migliori per sprintare. Chiude ottavo confermando, se ancora ve ne fosse bisogno, una caratura fuori dal comune.

FLOP

Alexander Kristoff (UAE Team Emirates): Si sveglia soltanto quando gli avversari hanno la linea d’arrivo sotto ai tubolari. Imposta nel peggiore dei modi lo sprint, esce male dall’ultima curva e la disperata rimonta di cui prova a rendersi protagonista non lo premia. Anche la penultima occasione utile per svoltare un annus horribilis svanisce. A Parigi dovrà necessariamente valorizzare l’eroica resistenza su Alpi e Pirenei.

John Degenkolb (Trek-Segafredo): Mette la ciliegina sulla torta alla giornata nonsense della Trek-Segafredo, che in precedenza si era prodotta in un attacco tanto spettacolare quanto inutile. Dopo la flamme rouge ingaggia un testa a testa (in senso letterale) con Démare, rivelando per un attimo di aver messo nel cassetto le paure che lo hanno paralizzato negli ultimi due anni. L’ultima curva, però, lo respinge e lo fa terminare lontanissimo dai primi.

Andrea Pasqualon (Wanty-Groupe Gobert): Habitué delle top ten negli arrivi a ranghi compatti, stavolta il 30enne veneto non riesce ad essere della partita. Se siano state le fatiche accumulate nei giorni scorsi o il traffico inaspettato negli ultimi chilometri lo stabiliranno gli Champs-Élysées. Per adesso resta soltanto l’amaro in bocca per una buona opportunità sfumata e per un diciassettesimo posto che poco o nulla aggiunge ad una spedizione che resta ampiamente positiva.

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