I 10 Neopro’ più attesi del 2020 dodici mesi dopo

Come ormai da tradizione, anche in avvio di 2020 vi avevamo presentato i dieci neo professionisti che avevamo considerato più promettenti o comunque da seguire con maggiore attenzione nell’anno che sarebbe venuto. Conclusa ormai la stagione sportiva, cominciamo dunque a tracciare i nostri consueti bilanci e partiamo proprio con il valutare come se la sono cavata quei dieci giovani che avevamo selezionato. Per qualcuno è arrivato subito il successo, dimostrando anche di poter competere con i migliori atleti del panorama internazionale, per altri invece il passaggio di categoria è stato più complicato, anche a causa della pandemia di coronavirus che ha portato alla cancellazione di molte corse nelle quali questi giovani avrebbero potuto ulteriormente mettersi in mostra. Andiamo dunque a scoprire più dettagliatamente come si sono comportati i dieci ragazzi che avevamo individuato ad inizio stagione durante questo loro primo anno nel grande ciclismo.

1. Tobias Foss (Jumbo-Visma): Abbastanza sfortunato il norvegese nella sua prima stagione da professionista. Il 23enne della Jumbo-Visma, vincitore del Tour de l’Avenir 2019, ha iniziato l’annata alla Volta a la Comunitat Valenciana, dove nel finale della prima tappa è stato coinvolto in una caduta che gli ha provocato una frattura della clavicola, costringendolo al ritiro. Dopo il lockdown, torna in gara ai campionati nazionali a cronometro, che termina al secondo posto a 15 secondi dal vincitore, mentre è quinto nella classifica finale del Giro d’Ungheria. Si presenta poi al Giro d’Italia, suo primo GT in carriera, con compiti di gregariato in supporto a Steven Kruijswijk, conquistando un ottimo quinto posto nella cronometro inaugurale di Palermo, ma dopo il primo giorno di riposo si ritira insieme a tutta la sua squadra per la positività al coronavirus del suo capitano. Giudizio rimandato alla prossima stagione, nella speranza che per lui sia un po’ più fortunata rispetto a questa.

2. Quinn Simmons (Trek-Segafredo): Tante gare in questo primo anno tra i grandi per il talento statunitense, che riesce a mettere insieme 34 giorni di corsa, con qualche buon risultato. Nella prima parte di stagione ottiene due top ten al Tour de la Provence in due tappe molto diverse, un arrivo in volata nella prima giornata e una frazione mossa nell’ultima tappa, per poi assaggiare il pavé nelle classiche del Nord a Omploop Het Nieuwsblad, Kuurne-Bruxelles-Kuurne e Le Samyn. Dopo la sosta forzata causa pandemia, il maggior risultato del 19enne è un bel sesto posto alla Bretagne Classic, prestigiosa e impegnativa corsa di quasi 250 chilometri, ma è da segnalare anche la seconda posizione finale al Giro d’Ungheria. Una prima stagione utile per capire che tipo di corridore vorrà diventare in futuro lo statunitense, che ha dimostrato di sapersi destreggiare bene su terreni diversi, conclusa però con la brutta vicenda dei tweet di stampo razzista, che gli sono costati la sospensione da parte della squadra fino al termine dell’annata.

3. Camilo Ardila (UAE Team Emirates): Una stagione monca ha ovviamente condizionato il primo impatto con il World Tour per il giovane colombiano. Arrivato nella compagine emiratina con un grande carico di aspettative dopo aver vinto l’anno scorso il Giro U23, quest’anno non è riuscito a mettersi in mostra come avrebbe voluto. Prima del lockdown corre solo in patria, con un ritiro ai campionati nazionali e un Tour Colombia corso senza infamia e senza lode. Nella seconda parte di stagione, invece, riesce a portare a termine solo il Circuito de Getxo, mentre non conclude Vuelta a Burgos, corse di un giorno italiane e classiche delle Ardenne, dove almeno ha potuto fare il debutto in una Classica Monumento sulle strade della Liegi. Per i risultati ripassare l’anno prossimo, almeno è quello che si aspettano in casa UAE Emirates.

4. Andrea Bagioli (Deceuninck-QuickStep): L’azzurrino si è presentato subito molto bene, iniziando discretamente già alle sue prime corse invernali. Il meglio è tuttavia arrivato dopo il lockdown, ottenendo rapidamente il suo primo successo da professionista, battendo in volata corridori di primissimo piano. Capace di giocarsela con i big anche in corse impegnative come il Giro dell’Emilia, concluso in quinta posizione, ha lottato sino all’ultimo per conquistare la sua prima corsa a tappe alla Settimana Coppi e Bartali, persa per un solo secondo dopo aver vinto una tappa. Conferma poi la sua indole da classiche impegnative con buoni prestazioni a Freccia Vallone e Freccia del Brabante, per poi presentarsi alla Vuelta a España, dove nuovamente fa bella figura, pur perdendo poi energie e posizioni con il passare dei giorni fino a ritirarsi nella terz’ultima frazione.

5. Nils Eekhoff (Team Sunweb): Non male la prima stagione tra i pro per il giovane neerlandese. Usa le prima parte dell’anno per ambientarsi alla categoria (che aveva comunque già assaggiato negli anni precedenti in qualità di stagista) e per dimenticarsi definitivamente della squalifica allo scorso mondiale U23. I risultati più importanti arrivano però nell’immediato post-lockdown con un secondo posto ai campionati nazionali alle spalle soltanto del fenomeno Mathieu van der Poel (e con un vantaggio abbondante su tutti gli altri) e alla Dwars door het Hageland. Anche nelle corse di livello World Tour non sono mancati i risultati importanti, come conferma il settimo posto alla Bretagne Classic. La sua stagione poi è proseguita in calando, ma con l’importante esperienza del debutto in una Classica Monumento (che per caratteristiche potrebbero essere un obiettivo della sua carriera) sulle strade del Giro delle Fiandre. A volergli trovare un difetto in questa stagione c’è sicuramente l’assenza di vittorie, che però continuando così arriveranno molto presto.

6. Samuele Battistella (NTT Pro Cycling): Nessun successo per il campione del mondo U23 del 2019 in questa sua prima stagione tra i grandi, ma tante esperienze che saranno utili per il futuro nei 47 giorni di corsa disputati. Inizia l’anno tra Oceania e Asia, dove ottiene un terzo posto di tappa al Tour de Langkawi, e riesce anche ad affrontare per la prima volta il pavé prima del lockdown. Dopo la sosta, si mette soprattutto in luce ai Campionati Italiani, dove è preziosissimo il lavoro che svolge in supporto al compagno di squadra Giacomo Nizzolo per la conquista del titolo. Successivamente, non arrivano risultati di rilievo ma partecipa praticamente a tutte le classiche belghe, comprese Liegi-Bastogne-Liegi e Giro delle Fiandre, utili per testarsi in corse potenzialmente adatte a lui.

7. Clément Champoussin (AG2R La Mondiale): Passato concretamente professionista solamente ad agosto (il suo contratto iniziava ad aprile, ma non poteva capitargli anno peggiore), in pochi mesi riesce comunque ad offrire prove interessanti del suo talento, oltre ad accumulare preziosa esperienza. Scalatore di grandi prospettive, la squadra lo getta subito nella mischia in grandi corse, dalle classiche come Lombardia e Liegi, fino a portarlo poi anche alla Vuelta, che chiude con un 32° posto senza acuti, ma riuscendo comunque a mostrare qualità fisiche e mentali in qualche occasione. In precedenza anche una discreta prova al Giro del Lussemburgo, quarta corsa della sua neonata carriera, che chiude in sesta posizione.

8. Alberto Dainese (Team Sunweb): Molto positiva la sua prima stagione tra i pro, che inizia subito con due buoni piazzamenti nella prima corsa WorldTour dell’anno in Australia e un terzo posto alla Race Torquay alle spalle di due big come Sam Bennett e Giacomo Nizzolo. Non tarda ad arrivare anche il successo, sempre nel continente oceanico, nella prima frazione dell’Herald Sun Tour. Si conferma al livello dei migliori sprinter del panorama internazionale anche nel post-lockdown ottenendo il terzo posto nell’ultima tappa del Giro di Polonia. Chiude la stagione in calando, condizionato anche dai postumi della brutta caduta della prima frazione della Tirreno-Adriatico, ma riesce ancora a ottenere un buon sesto posto nella prima tappa del BinckBank Tour. Ha poi modo di fare anche le prime esperienze nelle classiche partecipando alla Gand-Wevelgem e alla sua prima Monumento, il Giro delle Fiandre.

9. Ethan Hayter (Team Ineos): Di fatto la sua stagione su strada comincia solamente nel mese di agosto. Partecipa a diverse corse italiane nelle quali mette in mostra le sue qualità di corridore veloce ma dotato di buona resistenza. Ottiene il suo primo successo tra i professionisti al Giro dell’Appennino, preceduto dai secondi posti al Memorial Pantani e nella prima tappa in linea della Settimana Coppi e Bartali e dalla terza posizione al Giro della Toscana. Fa il suo debutto nelle Classiche partecipando alla Freccia Vallone e alla Liegi-Bastogne-Liegi, confermandosi un corridore molto interessante e con ampi margini di crescita. Penalizzato dal non poter avere un treno tutto per sé in una squadra che tradizionalmente punta tutto sulle grandi corse a tappe, ha dimostrato però di essere in grado di togliersi delle soddisfazioni.

10. Binyam Girmai Hailu (Nippo Delko One Provence): Primo 2000 della storia a vincere una corsa professionistica, si conferma in questo suo primo anno tra i grandi, dimostrando qualità importanti e di poter essere uno dei grandi nomi del ciclismo africano. Oltre alle due vittorie alla Tropicale Amissa Bongo aggiunge numerosi piazzamenti di rilievo anche in Europa, partendo dal secondo posto al Trofeo Laigueglia. Si ripete poi anche dopo il ritorno alle corse, con la seconda posizione al Tour du Doubs e il quarto al Giro della Toscana. Corridore veloce e resistente, non esita ad attaccare quando l’occasione lo consente, anche per favorire il lavoro di squadra. Non è un caso se era stato uno dei pochissimi in grado di battere Remco Evenepoel tra gli juniores.

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