Tokyo 2020, Richie Porte: “La prova in linea è un lotteria”

Richie Porte analizza quello che potrà accadere a Tokyo 2020. Come ha già fatto il suo compagno (che in Giappone sarà un suo rivale) della Ineos Grenadiers, Geraint Thomas, anche l’australiano ha spiegato che il caldo e il numero risicato di corridori per ogni team saranno elementi chiave per decidere la corsa e, come il gallese, ha utilizzato il termine “lotteria”. Il vincitore dell’ultimo Giro del Delfinato ha poi sottolineato la sfortuna del suo team, che dovrà fare a meno di due corridore come Jack Haig e Lucas Hamilton, e ha aggiunto che stavolta vorrà godersi l’esperienza dopo la sfortunata caduta di Rio.

La prova in linea è una lotteria con squadre così piccole e per noi ancor di più con gli infortuni di Jack Haig e Lucas Hamilton – ha dichiarato a Cyclingnews – Credo che sia una lotteria perché se una fuga prende margine, non ci sono grandi squadre per controllare la corsa. Mi piace il percorso di Tokyo e nel 2016 non ho avuto la migliore esperienza olimpica. Sarà bello essere a Tokyo e godermela. Non saranno Olimpiadi normali, ma non vedo l’ora di rappresentare il mio paese”

L’ex Trek-Segafredo ha poi commentato il percorso, dichiarando che in un’Olimpiade non sempre accade quello che ci si aspetta alla vigilia, sottolineando poi l’importanza delle energie risparmiate al Tour non avendo curato la classifica generale: “A Rio la salita era adatta a me, ma non ci aspettava che potesse vincere Greg Van Avermaet su quel percorso. Io non volevo finire in un letto di ospedale, di certo non era il finale che mi aspettavo e che cercavo. Il caldo che abbiamo avuto al Tour ci aiuterà per Tokyo e anche il mio ruolo al Tour mi aiuterà nell’avvicinamento a Tokyo. Non si può mai dire che una corsa sia senza pressione o senza stress, anche le tappe in cui ai -10 più iniziare a rallentare sono stressanti, ma non è la stessa cosa di quando hai qualcuno in maglia. È un ruolo più facile rispetto a curare la classifica in prima persona. Speriamo questo significhi che a Tokyo starò meglio”.

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