Italia, secondo Ivan Basso e Moreno Argentin bisogna ripartire dai giovani e dalle scuole: “Dai giovanissimi in poi serve una gestione diversa”

Che fine ha fatto il ciclismo italiano? È quello che si stanno chiedendo in tanti in questo 2022 dove le vittorie, almeno a livello maschile, faticano ad arrivare per i nostri colori.  Sicuramente non tutto è da buttare visti anche i risultati ottenuti meno di un anno fa, con la grande prestazione di Sonny Colbrelli Gianni Moscon alla Parigi-Roubaix e le straordinarie imprese di Filippo Ganna tra pista con il quartetto e mondiali a cronometro, ma certamente qualcosa va rivisto. Al netto della tanta sfortuna che in questa stagione ha colpito il nostro movimento (impossibile non pensare a quanto successo a Colbrelli all’apice della carriera o ai tanti uomini da classiche la cui preparazione è stata rallentata dal Covid proprio in vista della stagione), è innegabile che le cose non stanno andando bene.

I dati sono sotto gli occhi di tutti: manca uno scalatore in grado di riempire il vuoto che a fine stagione lascerà Vincenzo Nibali (Asatana Qazaqstan) e le quattro vittorie di tappa ottenute da giovani promettenti al Giro d’Italia 2022, non bastano a considerare positivo il bilancio. Se giovani come Andrea Piccolo (Drone Hopper-Androni Giocattoli), Andrea Bagioli (Quick-Step Alpha Vinyl), Filippo Baroncini (Trek-Segafredo), Alberto Dainese (DSM), Jonathan Milan (Bahrain Victorious) e Alessandro Covi (UAE Team Emirates) stanno facendo vedere qualcosa di interessante, i problemi da risolvere sono comunque molti. Nell’ultimo periodo Davide Cassani ne ha elencati alcuni, come la mancanza di visibilità per questo sport e l’assenza di un team WorldTour.

Raggiunto dai giornalisti della Gazzetta dello Sport, Ivan Basso ne ha individuato un altro, confrontando la situazione italiana con quella slovena: “Il loro modello funziona, e non solo nel ciclismo, perché sono partiti dalla scuole, da un approccio a cui dovremo iniziare a guardare con molta attenzione. Lo sport fa parte della formazione scolastica a tutti gli effetti, qui da noi non c’è questa cultura perché evidentemente le priorità sono altre. Bisogna riavvicinare al ciclismo sia i ragazzi, sia a chi vorrebbe investire, generando più visibilità e più ritorni”.

Alle parole del due volte vincitore del Giro d’Italia fanno eco quelle di Moreno Argentin, pubblicate sempre sul massimo quotidiano sportivo italiano: “Bisogna ripensare il sistema, dai giovanissimi in poi serve una gestione diversa. A livello di preparazione, tradizione e tecnici del settore non abbiamo nulla da invidiare a Belgio e Olanda, ma loro sfornano di continuo nuovi successi e noi siamo quasi fermi. Chiaramente qualcosa non va”.

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