Trek-Segafredo, ad un anno dall’incidente Matteo Moschetti vuole tornare al successo: “Il vero obiettivo per l’inizio della mia stagione è vincere e dimostrare che sono tornato”

Un anno dopo il brutto incidente all’Etoile de Besseges, Matteo Moschetti è pronto a riprendere il viaggio dove si era interrotto. Il 24enne aveva infatti iniziato il 2020 vincendo due prove del Challenge Mallorca battendo nientemeno che Pascal Ackermann, ma una caduta avvenuta durante la terza tappa della corsa francese, che aveva provocato una frattura del bacino, l’aveva costretto ad un lungo stop. Il velocista della Trek-Segafredo era tornato poi a correre a fine luglio, dopo il lockdown, faticando però ad ottenere risultati e finendo anche fuori tempo massimo nella settima frazione della Vuelta a España. In una lunga intervista apparsa sul sito della formazione statunitense, Moschetti ha raccontato quei difficili mesi dopo la caduta.

Quando ripenso a quei giorni, non dimentico quante volte mi sono chiesto se sarei mai tornato a correre – ha esordito il 24enne – Il mio morale era sceso da mille a zero in breve tempo. Da un momento all’altro, avevo scambiato le vittorie con un letto d’ospedale, con il bacino immobilizzato e senza autonomia. Ero scoraggiato. Poi, cinque giorni dopo, ho subito un intervento chirurgico. Ricordo chiaramente le parole del dottor Arduini che confermavano l’esito positivo. Abbiamo iniziato a parlare di tempi di recupero, riabilitazione. Era la luce alla fine del tunnel, la luce che scacciava i pensieri più oscuri dalla mia testa“.

“Ho iniziato il mio recupero ponendomi obiettivi molto semplici, come camminare o mettermi i calzini – ha proseguito il velocista milanese – Ogni piccolo gesto mi dava enormi soddisfazioni e mi aiutava a superare le giornate più complicate, quelle con il morale più basso. Come atleti professionisti, siamo abituati ad andare a tutto gas, concentrati su prestazioni, risultati e carriera. Ma dovevo fermarmi, così i miei giorni passavano lentamente e la mia mente era libera. In quei momenti era inevitabile che mi facessi domande per rivalutare cose che prima davo per scontate. Sono riuscito a passare bene questo periodo grazie a chi mi ha sostenuto quotidianamente“.

Le prime corse dopo il rientro in gruppo non sono state facili per il corridore della Trek-Segafredo: “Mi ci è voluto poco tempo per rendermi conto che ero solo a metà del mio pieno recupero. Molte persone mi dicevano quanto fosse importante tornare nel gruppo, ed era vero. Ero contento di questo, ma nella mia mente volevo andare oltre, fissarmi un nuovo obiettivo: essere di nuovo competitivi. Da quel giorno in poi, la strada per me è stata solo in salita. Mi sono sempre sentito ad un livello inferiore rispetto al resto del gruppo. Mentalmente non è stato facile, ma sapevo che dovevo andare avanti”.

Moschetti ha parlato poi della sua preparazione invernale per la nuova stagione, svelando anche quando tornerà alle gare: “Ho avuto una buona preparazione, come speravo e volevo. Sento che mi manca ancora qualcosa per arrivare al 100% del mio potenziale, per puntare alla vittoria. Ma oggi, un anno dopo, posso finalmente parlare di nuovo di obiettivi. Giovedì 11 febbraio farò il mio debutto al Tour de la Provence, poi parteciperò all’UAE Tour“.

Il prossimo passo sarà tornare a vincere – ha proseguito il 24enne – Per me, non c’è modo migliore per ritrovare la piena fiducia che alzare le braccia al cielo. Questo è il vero obiettivo per l’inizio della mia stagione: vincere e dimostrare che sono tornato. Il prossimo traguardo arriverà di conseguenza, ovvero guadagnarsi un posto per le gare più importanti, soprattutto il Giro d’Italia“.

Nelle sue prime due stagioni da professionista, il giovane velocista non è stato molto fortunato, ma spera di riuscire ad invertire la tendenza in questo 2021: “Rispetto a come è stato il viaggio finora, spero di avere un percorso meno tortuoso davanti a me. Non mi dispiace per me stesso, ma a volte penso al tempo passato e alle opportunità perse. E da professionista, purtroppo a causa di incidenti, sono state troppe. Mi è mancata la continuità che, per un giovane corridore, è fondamentale per accumulare fatica, esperienza e aumentare la soglia di resistenza allo sforzo. Nella mia testa c’è sempre l’ambizione di affermarmi come un velocista di punta, prima in squadra e poi nel WorldTour. È lì che voglio essere“.

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