Team dsm-firmenich, l’arrivo di Fabio Jakobsen è un ritorno alle origini: “Ci siamo pentiti di aver rinunciato alle volate”

Dopo alcuni anni di transizione, il 2024 vede il Team dsm – firmenich tornare a puntare alle volate. Se negli ultimi anni la formazione neerlandese aveva alcuni buoni sprinte, su tutti il nostro Alberto Dainese capace comunque di portarsi a casa tre successi di tappa nei GT in due anni, il team non era completamente focalizzato su questo esercizio, presentandosi spesso con selezioni miste anche nei GT, nei quali puntava alle tappe, ma senza disdegnare eventuali ambizioni di classifica, in particolare con Romain Bardet e Andreas Leknessund. Dal prossimo anno invece gli sprint saranno il focus principale grazie all’arrivo di Fabio Jakobsen, attorno al quale sarà costruito il team nei grandi appuntamenti.

Un ritorno alle origini per la squadra che all’inizio dello scorso decennio fece il salto di qualità come Skil – Shimano puntando soprattutto su due giovani velocisti, John Degenkolb e Marcel Kittel. Accanto a loro c’era un uomo di esperienza come Roy Curvers, che ha vissuto quasi tutte le fasi del team, prima da corridore, fino al 2019, poi da direttore sportivo. Ed è in questa vece che ha risposto alle domande di In der Leidestrui ripercorrendo l’evoluzione e la voglia di tornare a quel tipo di progetto.

“Siamo cresciuti con velocisti come Marcel Kittel e John Degenkolb, quando eravamo davvero una squadra per le volate – spiega il tecnico neerlandese – Questo ci ha portato molto […] In seguito, ci siamo concentrati maggiormente sul lavoro in ottica classifica generale con ciclisti come Warren Barguil, Tom Dumoulin e Wilko Kelderman ed eravamo pienamente impegnati in questo senso”.

Un periodo che sicuramente ha dato i suoi frutti visto che con Dumoulin è arrivato il successo al Giro d’Italia 2017 e il doppio secondo posto l’anno successivo tra Corsa Rosa e Tour de France. Ma dal momento della partenza della Farfalla di Maastricht, oltre che del suo connazionale e del francese qualcosa si è rotto nel team e alcuni cambiamenti di questi ultimi anni non hanno dato i frutti sperati, non solo in termini di successi, ma probabilmente anche di visibilità. Il ritorno ad una squadra votata agli sprint è dunque da vedere soprattutto in quest’ottica.

“Due anni fa ci siamo pentiti di aver rinunciato alle volate o di averci puntato meno – ammette il 43enne di Haelen – Se hai un velocista di punta conbuon treno puoi essere competitivo tutto l’anno. C’è uno sprint in ogni grande corsa a tappe, quindi si può generare pubblicità durante tutto l’anno. Questo è il motivo, inoltre dal nostro passato sappiamo di poter fare bene e di poterci realizzare in questo modo”.

In squadra non mancheranno comunque ancora gli scalatori, come il rientrante Warren Barguil e il confermato Romain Bardet, ma avranno più un ruolo libero che una squadra a supportarli, concentrandosi maggiormente sulle fughe che sulla classifica generale, che potrebbe diventare solo in un secondo momento un obiettivo.-

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