Soudal-QuickStep, Ilan Van Wilder tra gregariato e libertà di azione: “Un buon equilibrio tra quando devo aiutare e quando sono capitano, spero di essere al Tour”

Ilan Van Wilder si prepara a disputare un 2024 da protagonista. Il corridore della Soudal-QuickStep nella stagione appena conclusa è riuscito a togliersi importanti soddisfazioni, dal 12esimo posto nella generale del Giro d’Italia, al quarto posto al Giro di Polonia fino alla vittoria a fine stagione alla Tre Valli Varesine. Il talento classe 2000 ha così scalato le gerarchie della formazione di Patrick Lefevere e si prepara ad affrontare il nuovo anno in cui non solo si metterà a disposizione di Remco Evenepoel nelle gare che correranno insieme, ma vorrà anche continuare a ritagliarsi dello spazio per sé, reclamato a gran voce lo scorso anno e poi conquistato in strada, sognando di correre il prossimo Tour de France.

“Non è sicuro – risponde il Belga a Sporza sulla possibilità di correre la Grande Boucle – Sono nella preselezione iniziale del team. Speriamo. Ci sono tanti ragazzi forti e vedo una squadra molto competitiva per i grandi giri”. Van Wilder aprirà la stagione all’UAE Tour in cui avrà “una grande opportunità per fare classifica”, successivamente disputerà la “Parigi-Nizza con Evenepoel e con una buona squadra” con l’obiettivo di “fare molto bene”. Nella prima parte di stagione correrà poi da capitano anche Giro di Catalogna e Giro di Romandia, proseguendo così a mettersi alla prova anche in prima persona in corse di livello, a conferma dello status raggiunto in squadra : “Qui riesco ad avere un buon equilibrio tra le volte in cui devo aiutare e quando sono il capitano. Costruiamo ogni anno, provo a fare sempre un passo in avanti. Funziona bene”.

Nell’ultima parte di stagione, il promettente scalatore si espresse contro l’eventuale fusione tra Jumbo-Visma e Soudal-QuickStep dopo la vittoria alla Tre Valli Varesine. Ritornando sulla questione non si pente di quanto detto:  “È stato un periodo molto poco chiaro in cui tutti si sono arresi. Eravamo in Italia con gran parte della squadra e l’atmosfera non era delle migliori. Abbiamo avuto difficoltà a causa della mancanza di chiarezza. Non mi pento delle emozioni che ho mostrato, ho detto quello che pensavo e di questo sono soddisfatto, ho difeso i miei compagni di squadra e lo staff. Spero che questo possa aver fatto qualcosa, e sono molto felice che non sia successo. Ci sono state conversazioni durante tutta la situazione e anche un po’ dopo. Stavano succedendo molte cose sopra di noi. Siamo dipendenti e sfortunatamente, quando arriva il momento critico, non capiamo molto. È duro, ma questa è la vita.”

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