INEOS Grenadiers, le nuove priorità di Egan Bernal dopo l’incidente: “Prima ero ossessionato dal Tour ma ora la famiglia è più importante”

Egan Bernal è tornato a correre in questi giorni alla Vuelta a San Juan 2023. L’asso colombiano della INEOS Grenadiers può finalmente iniziare una stagione completa dopo il terribile incidente dell’anno scorso, con la prospettiva di tornare a mettersi alla prova ai massimi livelli. Non sarà facile per lui, dal punto di vista psicologico, tornare a correre con la mente sgombra dopo aver passato un periodo così difficile a causa di un incidente avvenuto proprio in bicicletta. Ne ha parlato in un’intervista esclusiva ad Eurosport a margine della corsa argentina.

“Penso che oggi è passato esattamente un anno (era infatti il 24 gennaio 2022, n.d.r.), ma a dirti la verità quando sono uscito dalla sala operatoria era davvero l’ultima cosa che avevo in mente – afferma riguardo al ritorno alle corse – Ho trascorso molte ore in sala operatoria. Mi è stato anche detto che alcune persone pensavano che fossi morto, e c’è stata anche una buona possibilità di rimanere su una sedia a rotelle, quindi non pensavo proprio che sarei stato in grado di tornare su una bicicletta”.

L’unica cosa a cui pensavo era vivere e stare con la mia famiglia“, ha poi aggiunto, rammentando le difficoltà incontrate durante la riabilitazione: “I primi giorni hop dovuto imparare di nuovo a camminare, è super complicato. Mangiare, lavarmi i denti, fare la doccia. Queste sono state le prime cose che ho dovuto imparare. E solo per riuscirci, mi ci sono voluti due mesi. Quindi ho pensato che se solo per camminare, per lavarti i denti, ci vogliono due mesi, poi chissà quanto tempo mi ci vorrà per tornare a un livello competitivo in un gruppo… sono state ore di lavoro. Ma ho avuto il supporto della mia famiglia, di tutta la squadra ed è stato un grande lavoro”.

Questo brusco stop però gli ha anche permesso di vedere la propria carriera con meno ansia: “Dopo il Tour de France 2019 ero ossessionato dal Tour. Se non vincevo il Tour sarebbe stata la fine del mondo e la realtà non è così”. Si è quindi reso conto di avere anche altre priorità: “Siamo professionisti e amiamo il ciclismo ma tutti abbiamo una mamma, un papà o qualcuno che ci aspetta a casa e questo è molto più importante del Tour de France”, ha chiosato.

Quando ha visto i propri colleghi al Tour non si è sentito in difetto: “Non c’era spazio per la frustrazione, sono solo grato alla vita di essere qui e di essere in grado di fare ciò che amo di più, ovvero andare in bicicletta, raccontare la mia storia e ispirare le persone”. Questo non vuol dire che abbia perso ambizione: “Voglio ancora vincere e mi sveglio ogni mattina con l’obiettivo di essere il migliore, ma se non ce la faccio va bene. Ho la mia famiglia, il mio cane che aspetta a casa felice di vedermi – non importa se vinco qui a San Juan o no. E darò la migliore versione di me stesso. Sarò professionale. Se ce n’è uno migliore… Remco, Pogacar, Vingegaard… sono i migliori al mondo. Cosa posso fare?”.

L’obiettivo non è più quello di vincere a tutti i costi: “Ciò che è importante per me è ispirare le persone che forse stanno soffrendo come me e dire loro che possono lasciarsi alle spalle quei momenti”. Dal punto di vista sportivo invece afferma: “Mi piacerebbe essere al Tour a un buon livello e dare il meglio di me stesso e vedere fino a che punto posso arrivare. Mi piacerebbe farlo bene ed è per questo che mi sveglio ogni mattina.”

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