Le 10 Scommesse del 2019… un anno dopo

Dopo aver presentati ad inizio stagione le 10 Scommesse del 2019, vediamo come se la sono cavata al termine dell’anno. Nell’elenco che avevamo stilato comparivano corridori che avrebbero potuto vivere un momento di svolta nella loro carriera dopo aver cambiato squadra durante la scorsa sessione di CicloMercato. La nostra top ten considerava corridori in cerca di rilancio dopo stagioni difficili, ma anche corridori che avevano ottenuto risultati importanti nella propria squadra, per cui un cambiamento era un azzardo che non dava alcuna garanzia di ritrovare il successo ottenuto.

Al termine dell’anno, terminata la stagione su strada, andiamo a rivedere, nello stesso ordine in cui ve li avevamo proposti, come se la sono cavata i corridori in questione. Una rapida carrellata che ci permette di capire se la decisione, loro e dei team nei quali si sono trasferiti lo scorso inverno, si sia rivelata azzeccata.

1. Niki Terpstra (Total Direct Energie): Quella di abbandonare la corazzata Deceuninck-Quickstep per approdare in una formazione Professional e avere più libertà di correre per sé stesso è stata una scelta coraggiosa da parte del corridore neerlandese. Una scelta che però non ha pagato, complice anche un po’ di sfortuna; la campagna del Nord, sulla quale il 35enne puntava tutto, si è bruscamente interrotta per una caduta a 150 chilometri dal traguardo del Giro delle Fiandre, dove si presentava da campione in carica (campagna nella quale, fino a quel momento lì, non aveva comunque brillato più di tanto). Un’altra caduta poi lo costringe al ritiro durante l’undicesima tappa del Tour de France (ma anche lì non stava brillando). Infine, in una delle poche gare del 2019 dove si è visto il vero Terpstra, ovvero la Parigi-Tours, due forature gli impediscono di giocarsi il successo finale. La stagione si chiude quindi con zero vittorie e la speranza, per lui e per la formazione francese, di un 2020 più fortunato.

2. Caleb Ewan (Lotto Soudal): Il velocista australiano è riuscito a non far rimpiangere André Greipel ai dirigenti della squadra belga. Nella stagione appena conclusa, infatti, il 25enne è riuscito a portare a casa dieci vittorie, e quasi tutte in corse di alto livello, tra cui due frazioni del Giro d’Italia e tre del Tour de France, compresa la prestigiosissima passerella finale sugli Champs Élysées. A questi successi, ben distribuiti nel corso dell’annata, vanno aggiunti anche otto secondi e otto terzi posti, a dimostrazione che l’esplosivo sprinter è stato competitivo per tutta la stagione. Una scommessa, dunque, più che vinta sia per Ewan che per la Lotto Soudal, con l’obiettivo nel 2020 di migliorarsi ulteriormente, magari cercando la vittoria in una grande classica come la Milano-Sanremo, molto adatta alle caratteristiche dell’australiano.

3. Jakub Mareczko (CCC Team): Il salto nel WorldTour sembra essersi fatto sentire per il velocista italo-polacco. A fine stagione, per la prima volta nella sua carriera di professionista, la casella delle vittorie segna uno zero per il 25enne, che come miglior risultato può vantare al massimo un paio di terzi posti. Finito fuori tempo massimo al Giro d’Italia (dove aveva ottenuto due top ten di tappa), paga ancora troppo le difficoltà altimetriche, suo grande tallone d’Achille, che spesso lo tagliano fuori dagli sprint. Quando invece le volate le riesce a fare, spesso è costretto a partire troppo indietro, complice soprattutto la mancanza di un treno che lo possa supportare efficacemente in queste occasioni. Sia lui che la squadra sono quindi rimandati al 2020, nella speranza che entrambi possano migliorare.

4. Moreno Moser (NIPPO-Vini Fantini-Faizané): Il 2019 doveva essere l’anno di svolta per il nipote d’arte e, in un certo senso, lo è stato. A maggio, infatti, l’ex corridore dell’Astana ha deciso a soli 28 anni di mettere fine alla propria carriera. Il trasferimento nel team italo-giapponese per tentare il rilancio non è dunque servito, complice soprattutto alcune caratteristiche fisiche che non permettono a Moser di mantenere la forma per periodi prolungati di tempo. Una carriera, quella dell’ormai ex corridore trentino, terminata troppo presto e che, viste le premesse, poteva essere davvero fulgida. Il quasi 29enne, però, non ha abbandonato del tutto il mondo del ciclismo decidendo (notizia degli ultimi giorni) di lanciarsi nel mondo dell’imprenditoria sviluppando un’app per gli allenamenti insieme a Gianni Moscon.

5. André Greipel (Arkéa-Samsic): Anche per il velocista tedesco scendere dalla categoria WorldTour a quella Professional non ha pagato. Una sola vittoria nel 2019 per il Gorilla, una tappa alla Tropicale Amissa Bongo di inizio stagione, poi pochi piazzamenti nella top ten e null’altro. Al Tour de France, su cui sia lui che la squadra puntavano molto, il miglior risultato di Greipel è stato un sesto posto nella frazione finale. Certo, le 37 primavere si fanno sicuramente sentire, ma forse ci si aspettava qualcosa in più da un corridore in grado fino all’anno prima di vincere otto corse, superando le 150 vittorie in carriera. A fine stagione è arrivata poi la decisione di separarsi anticipatamente con la formazione francese, per poter così tornare nel WorldTour con la maglia della Israel Cycling Academy.

6. Fernando Gaviria (UAE Team Emirates): Non è certo andata come sperava la stagione del colombiano. Approdato alla formazione di Giuseppe Saronni in seguito alle difficoltà della Deceuninck – QuickStep, il velocista di La Ceja inizia tutto sommato abbastanza bene, con due vittorie in Argentina e il successo all’UAE Tour. Con l’arrivo delle grandi corse tuttavia fa fatica, correndo in maniera abbastanza anonima le classiche di primavera, complici alcuni problemi fisici. Al Giro d’Italia vince solamente dopo che Viviani viene declassato nella tappa di Orbetello, per poi essere costretto al ritiro pochi giorni dopo per un problema al ginocchio. Costretto a saltare il Tour de France, rientra in Polonia con alcuni piazzamenti che tuttavia sono un fuoco di paglia in vista di una Vuelta a España abbastanza anonima, condizionata dalla caduta nella cronosquadre inaugurale. La stagione si chiude con due vittorie al Tour of Guangxi, arrivando a cinque successi stagionali. Un bottino decisamente magro per lui.

7. Dylan Teuns (Bahrain-Merida): Non è arrivato il salto di qualità, ma la stagione del belga è stata piuttosto regolare e costante. Sin dalle prime corse dell’anno è stato con i migliori, ottenendo alcuni piazzamenti in primavera, partendo dal quinto posto alla Omloop Het Nieuwsblad fino al nono della Liegi – Bastogne – Liegi. Non abbastanza, ma va meglio nella seconda parte dell’anno, dove conquista una vittoria di tappa al Giro del Delfinato, poi replicata al Tour de France con il trionfo alla Planche des Belles Filles, vivendo poi una corsa spesso all’attacco. Corre poi da protagonista anche la Vuelta a España, attaccando spesso da lontano e concludendo ben sei tappe nei primi dieci, oltre ad indossare per un giorno la Maglia Rossa. Una costanza che gli vale il 12° posto finale. Arriva scarico all’autunno, ma ha dimostrato alla sua squadra che si può contare su di lui.

8. Giovanni Visconti (Neri-Selle Italia-KTM): Tre vittorie, due secondi posti di spessore, sette podi, 13 top 5 e 24 top 10. Basterebbero i freddi numeri per far comprendere che la decisione del siciliano di tornare nella sua squadra d’origine per fare da capitano sia stata giusta. Ma a questi bisogna aggiungere anche lo straordinario recupero dopo il brutto infortunio subito a luglio durante il Giro d’Austria, dal quale si è ripreso con grande determinazione per chiudere la stagione da assoluto protagonista dell’autunno italiano, facendo sfiorare alla sua squadra la vittoria nella Ciclismo Cup. A 36 anni, si conferma ancora capace di vincere e convincere anche ad alti livelli.

9. Michael Valgren (Dimension Data): Praticamente assente per tutta la prima metà di stagione (in cui il miglior risultato è un settimo posto al campionato nazionale in linea), lontano dai suoi livelli in primavera, che sia sul pavé o alle Ardenne, il danese si risveglia nella seconda parte dell’estate (dopo un Tour de France anonimo). Arrivano così buoni piazzamenti, tra i quali spicca il sesto posto al Mondiale di Yorkshire, che tuttavia non possono bastare per un corridore che lo scorso anno era stato capace di conquistare importanti classiche WorldTour, facendosi notare ai vertici per costanza e completezza. A 27 anni, quella che poteva essere la stagione della consacrazione lo ha visto rimandato almeno di un anno.

10. Lars Boom (Roompot-Charles)Dopo l’operazione al cuore ancora prima di iniziare il 2018, l’ex iridato del ciclocross non sembra più in grado di ritrovare il suo livello. La scorsa travagliata stagione lo aveva visto comprensibilmente spesso in difficoltà, ma anche nel 2019, potendo arrivare con una preparazione senza intoppi maggiori, non ha lasciato il segno. Sceso a livello professional, trovandosi come uomo di riferimento di una squadra in cui avrebbe invece dovuto essere l’uomo in più per Wout van Aert, il 33enne neerlandese, non ha raccolto molto, se non un paio di piazzamenti in classiche minori, incapace poi di lasciare il segno nelle sue classiche di primavera, quelle in cui in passato si presentava tra i grandi favoriti. Classe 1985, non è riuscito nel rilancio e con la squadra che ormai ha chiuso i battenti, rischia anche di non avere più occasioni.

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