#SpazioTalk, Manuele Mori sulla sfida Giro-Tour di Pogacar: “Deve viverla come sa fare lui, dando spettacolo”

Manuele Mori pronto ad affiancare Tadej Pogacar nella sua grande impresa. L’ex corridore toscano, dal 2020 direttore sportivo della UAE Team Emirates con cui ha corso per un decennio abbondante (2009-2019) sarà in ammiraglia per supportare il fenomeno sloveno che ha annunciato voler partecipare a Giro d’Italia e Tour de France nel 2024, ovviamente con l’ambizione di giocarsi il successo in entrambe le circostanze. Intervenuto ai microfoni di SpazioTalk, il nostro podcast settimanale, il 43enne ha raccontato come è nata questa idea, cosa significa per lui e per il team affrontare una impresa di questa portata.

La scelta di Pogacar che è stata annunciata in questi giorni ha un po’ elettrizzato chiaramente tutto il mondo del ciclismo italiano intorno al Giro d’Italia; è una scelta importante, che cosa ne pensate voi all’interno dell’ambiente UAE? Visto che Pogacar sarà al debutto al Giro d’Italia e immagino che tutti guarderanno a lui alla partenza della corsa.
Certamente, Tadej è il numero uno al mondo e quindi è normale che un po’ abbia gli occhi puntati tutti su di lui. A Tadej piacciono le nuove sfide ed è sicuramente elettrizzato da questa nuova sfida di Giro e Tour. Noi, con il nostro staff, abbiamo assecondato questa sua idea, abbiamo cercato di studiare nei minimi dettagli e cercheremo di fare arrivare Tadej nelle migliori condizioni per poter fare al massimo entrambi gli appuntamenti. Vederlo al Giro d’Italia fa bene sia a noi italiani, ma anche a tutto il movimento del ciclismo.

Hai parlato di nuove sfide e Pogacar ha cambiato spesso gli obiettivi di stagione in stagione. Un po’ ha influito anche il percorso del Giro d’Italia, che, si diceva nei giorni della presentazione, sembrava quasi disegnato apposta per strizzare l’occhio a chi volesse provare a fare Giro e Tour?
Sicuramente è un percorso un po’ meno esigente rispetto ad altri anni, è super impegnativo come sempre, però anche il fatto che c’è una settimana in più per arrivare al Tour ci ha aiutato anche per questa scelta, che comunque Tadej ha fatto con i nostri tecnici, con i preparatori, con noi. Abbiamo un po’ ragionato su tutto e abbiamo optato per questa opzione quest’anno. Poi ci sono anche le Olimpiadi, è un anno un po’ particolare, penso che abbia anche l’età giusta per provare questo.

Ovviamente, anche il suo calendario, di conseguenza, è cambiato, dando forse un pelo meno spazio alle classiche per concentrarsi sui grossi obiettivi.
Sicuramente il Giro d’Italia ha bisogno di una preparazione ben specifica, non di meno del Tour, e l’impegno che Tadej metterà nel preparare il Giro sarà lo stesso del Tour. Quindi ha bisogno dei suoi tempi, di arrivare in ottima condizione, abbiamo cercato di pianificare questo con i preparatori, con gli allenatori, con quant’altro abbia bisogno per rendere al massimo all’appuntamento rosa.

È difficile dare un consiglio a un corridore come Pogacar? Nel senso che, per usare un eufemismo, sa il fatto suo, però tu, che in carriera da corridore hai corso 14 Grandi Giri, due Tour de France e nove Giri d’Italia, ti sentiresti di dare qualche piccola indicazione, qualche consiglio a Pogacar su qualcosa che si troverà ad affrontare in Italia e che sarà diverso rispetto al Tour de France?
Sicuramente, quando arriveremo lì, di giorno in giorno vedremo anche un po’ in base alle condizioni meteo, principalmente sarà quella la cosa che andrà a cambiare rispetto al Tour, dove abbiamo temperature molto alte. L’anno scorso è stato un Giro d’Italia molto piovoso, freddo, quindi secondo me questa è la cosa che va principalmente a cambiare rispetto al Tour. E poi, un modo di correre un po’ diverso, però con il livello che abbiamo ora nel WorldTour le gare sono molto simili. Tadej ha bisogno di pochi consigli su come interpretare le gare, ovviamente noi in macchina gli daremo tutto l’aiuto possibile immaginabile, però l’unico consiglio che gli posso dare è di viverla come sa lui, come a lui piace il ciclismo, di dare il massimo come sa fare lui e cercare di dare spettacolo. E penso che lo darà e ci proverà fino alla fine.

Da direttore sportivo, ci sarà anche l’aspetto di dover lavorare con gli altri leader della squadra sul fatto che Pogacar, almeno sulla carta, sarà il capitano a Giro e Tour? E quindi, altri corridori del vostro roster dovranno un po’ fare le ‘seconde punte’.
Questi sono gli obiettivi che lo stesso Matxin, il nostro manager, ha già un po’ chiarito parlando con i ragazzi, e poi quando saremo lì vedremo. Sono un po’ carte che non è il caso di scoprire al momento. È un gruppo coeso veramente il nostro, i ragazzi sono tutti uniti per un unico obiettivo e questa è la cosa importante. Poi, quando saremo lì, la strada metterà ognuno al suo posto, però, come detto, la nostra forza è il gruppo, questo sicuramente sì.

In questi giorni Vingegaard ha detto che gli piacerebbe, nella sua carriera, non l’anno prossimo, essere in grado di poter lottare per vincere tutti e tre i Grandi Giri in una stagione: secondo te, anche nella sua testa, c’è un qualcosa che gli sta facendo pensare di fare Giro e Tour nel 2024 e, nel caso, cambierebbe qualcosa per voi questo?
Ognuno ha i propri obiettivi, sicuramente anche lui è un campione e l’ha dimostrato, quindi come ogni campione cerca di alzare l’asticella. Abbiamo visto le sue prestazioni l’anno scorso alla Vuelta e quindi avrà forse trovato anche più morale in questo, più convinzione, e quindi gli è venuto lo stimolo anche a lui di tentare nuove sfide, come anche Tadej. I campioni sono questi ed è bello anche per questo.

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