Vital Concept, Corbel si ritira a 27 anni: “Troppo debole e troppo emotivo per questo mestiere”

Erwann Corbel stavolta lascia il ciclismo. Tornato tra gli amatori già una volta dopo la sua prima avventura professionistica, stavolta non è intenzionato a riprovarci. A 27 anni il corridore transalpino è dunque pronto ad appendere la bici al chiodo al termine di una carriera che non è assolutamente andata come si sarebbe aspettato. Classe 1991, doopo uno stage alla Cofidis era passato professionista nel 2013 con la maglia della Bretagne – Séché, dalla quale non era stato conservato l’anno seguente. Deciso a far valere il proprio valore, era ripartito dal Vélo Club Pays de Loudéac, riuscendo a farsi nuovamente notare con numerosi successi nel calendario nazionale, tanto da ottenere un nuovo contratto con al Fortuneo – Vital Concept.

Dopo un altro anno alla corte di Emmanuel Hubert, ha accettato di lanciarsi nella nuova avventura creata da Jérôme Pineau, firmando con la Vital Concept. Una stagione nuovamente senza grandi risultati, che lo ha visto dunque non rinnovato dalla dirigenza transalpina. Corridore abbastanza completo, intervistato da Le Telegramme ammette di aver fatto fatica in questi anni a darsi al 100% negli allenamenti: “Ho sempre fatto fatica ad allenarmi – spiega – Quando ero giovane, la bici era facile: non mi allenavo molto, ma vincevo comunque. Quando ti bastano quattro ore a settimane e vinci comunque la domenica, non ti spinge ad allenarti. Non sono mai stato un grande fan dell’allenamento, non sono mai riuscito a fare la vita del ciclista per tutto l’anno. Quando mi davo un obiettivo, davo il 200%, ma non doveva durare più di due mesi. Ma tra i professionisti bisogna avere quello spirito tutto l’anno”.

Sincero, sottolinea anche suoi limiti caratteriali: “Sono forse troppo debole per questo mestiere – aggiunge – Mentalmente ho sempre fatto fatica. Sono forse troppo emotivo“. Malgrado alcune incomprensioni con la precedente dirigenza, ammette comunque che nel complesso le responsabilità sono soprattutto sue, per questo suo carattere non adatto. Sentitosi messo in disparte al momento del suo rientro, spiega dunque che “mentalmente è diventato molto, molto complicato”…

Una deriva che non è mai realmente riuscito a recuperare. “Ma è colpa mia, sono stato spesso troppo pigro – confessa – Un campione, quando piove, si allena lo stesso. Io invece aspettavo un’ora o due… La pioggia mi manda ai pazzi […] Se fossi stato un fan degli allenamenti sarei stato un grande corridore, ma proprio non mi piaceva. Penso fosse stato per me troppo facile… Mi allenavo per due settimane ed ecco che il fine settimana entravo nei dieci. Basta vedere la mia carriera: quando non andava, smettevo di correre, poi mi arrabbiavo e mi allenavo forte, quindi ottenevo un risultato nella corsa successiva. Sono sempre andato avanti d’orgoglio…”

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