Superlega del Ciclismo, David Lappartient: “È desiderio delle squadre essere più coinvolte a livello economico, non è illogico”

David Lappartient non sembra contrario al progetto della cosiddetta Superlega del Ciclismo. Il presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale ha parlato della nuova struttura che alcune squadre WorldTour vorrebbero creare per cercare di ottenere una migliore ripartizione degli introiti (soprattutto di quelli televisivi) e non dipendere così solo dagli sponsor, considerando la difficoltà per molti team di trovare nuovi partner che possano supportarli, come dimostra anche la vicenda della tentata (e poi fallita) aggregazione tra Jumbo-Visma e Soudal-QuickStep. Proprio partendo dalla quasi-fusione delle due squadre, il numero uno del ciclismo mondiale ha condiviso alcuni pensieri su come potrebbe evolvere la questione e su come UCI, squadre e organizzatori potrebbero collaborare.

“Stiamo parlando di una convergenza tra la seconda e la terza squadra del 2023 – ha dichiarato Lappartient a Directvelo riguardo alla fusione Jumbo-Soudal – Ci sono cinque squadre che dominano il WorldTour e abbiamo un secondo gruppo che segue dietro. Se il primo gruppo si concentra su se stesso, rischiamo assolutamente di avere un’enorme differenza. È una questione che ci allerta“.

Il presidente UCI comprende quindi il desiderio e la necessità di alcuni team di creare una nuova struttura come la Superlega: “Lo vedo come un’estensione delle discussioni che stiamo avendo con le squadre e gli organizzatori. Non siamo nella logica della Superlega del calcio, che voleva essere in opposizione alla Champions League. È un desiderio delle squadre essere più coinvolte a livello economico e trarre maggiori dividendi dal loro investimento. Il che non sembra illogico. Inoltre, ci sono elementi che abbiamo discusso con loro che non sembrano incompatibili con l’UCI“.

Lappartient sembra quindi aperto a un accordo con squadre e organizzatori per creare una struttura unica che possa consentire di ripartire in maniera più equa i profitti: “Non possiamo commercializzare nulla senza trovare una sintonia, altrimenti sarà guerra“. La questione principale sulla quale collaborare sembra essere quella dei diritti tv: “A parte ASO, RCS e Flanders Classics, nessun organizzatore ha le dimensioni necessarie per negoziare accordi individualmente. Riuniamoli per generare più entrate. Finché dividiamo i diritti, creiamo meno valore“, ha concluso il presidente UCI.

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