UCI WorldTour, David Lappartient difende il sistema delle retrocessioni: “In Premier League chi è ultimo retrocede. Possono portarci in tribunale, ma il sistema sarà confermato”

David Lappartient difende il sistema di retrocessioni dal WorldTour del ranking UCI. Dopo le critiche arrivate da alcuni team manager, tra cui Eusebio Unzué e Sylvan Adams, con quest’ultimo che persino minacciato di adire le vie legali in caso di retrocessione del suo team, il presidente UCI si dice convinto del sistema attualmente in atto. L’UCI lo aveva già specificato in una nota qualche settimana fa, quando erano circolate delle voci circa la possibilità di un cambio di sistema, ma il dirigente francese ha voluto ribadire anche ai microfoni di CyclingNews che il sistema è stato votato all’unanimità e per questo a suo modo di vedere è inattaccabile anche da un punto di vista legale.

“È lo sport – ha esordito –  Non è bello retrocedere, ma nel calcio, se finisci ultimo in Premier League, retrocedi. Questo è lo sport, bisogna accettare il risultato. È difficile, perché conosciamo gli sforzi dei team, ma dobbiamo anche lasciare la porta aperta per nuove squadre che vogliono entrare nel sistema. Ci portano in tribunale? Ovviamente possono farlo, ma siamo fiduciosi che il nostro sistema possa essere confermato. Questo sistema è stato approvato 4 anni fa dopo lunghe discussioni, anni di discussioni. Quando sono stato eletto nel 2017 ho detto che avrei sistemato tutto e in un anno siamo riusciti a raggiungere un accordo e questo sistema è stato approvato all’unanimità”.

Pur senza citare la pandemia, poi, il presidente UCI, ha risposto a chi, come Tao Geoghegan Hart, vorrebbe vedere bloccate le retrocessioni in ragione delle difficoltà dovute al covid (potrebbe essere anche una delle motivazioni scelte dai team retrocessi che faranno ricorso): “Abbiamo scelto un ranking triennale per evitare retrocessioni basate solo su un anno. È stata una richiesta dei team e abbiamo fatto così. L’altro scopo era di dare una chance ad altri team di qualificarsi ed entrare a far parte del sistema, evitare che fosse un sistema chiuso. Per questo gli organizzatori volevano promozioni e retrocessioni automatiche, mentre i team volevano restare com’erano. E l’abbiamo risolto rendendo i primi 18 team WorldTour, a prescindere che siano già WorldTour o potenziali richiedenti licenza”

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