UCI, David Lappartient apre alla creazione di un mondiale Gravel

L’UCI apre le porte ad un Mondiale di Gravel. Nei giorni scorsi c’era stata la proposta da parte dell’organizzatore dell’Eroica Giancarlo Brocci e la risposta del presidente David Lappartient è positiva. Una sorpresa parziale da parte del numero uno di Aigle, una istituzione abituata a declinare il ciclismo nelle varie discipline, alcune delle quali probabilmente anche meno popolari di una specialità che sta prendendo fortemente piedi in questi anni. “È qualcosa di cui stiamo discutendo e plausibile in futuro”, ha dunque risposto ai giornalisti presenti in Australia, a margine del Tour Down Under. Grazie a corse come Strade Bianche e Tro Bro Leon, negli ultimi anni anche alcune altre grandi prove hanno inserito nel proprio percorso dei tratti di strada battuta e la disciplina attecchisce ormai anche al di fuori del cicloturismo.

Lo dimostrano le decisioni di Peter Stetina e Lars Boom, che hanno optato per il ritiro dalla strada per dedicarvici in maniera consistente. Una tendenza in forte crescita che ormai si nota anche dalla creazione di appositi modelli da parte di alcuni grandi produttori di biciclette. Un ambito dunque nel quale l’UCI non vuole perdere l’occasione di entrare in maniera ufficiale, facendo da collante e riferimento.

“È sempre meglio essere sotto l’egida dello sport internazionale – prosegue per cyclingnews il dirigente francese – Credo che se ci riunissimi tutti assieme saremmo più forti. L’obiettivo non è di opporsi a qualcuno, ma di riunire tutti. E questo è il lavoro dell’UCI. Noi crediamo che nel gravel ci possa essere un grande potenziale. Il ciclismo cambia e dobbiamo cambiare anche noi. Queste strade sono nel DNA del ciclismo da sempre e ora sono tornate di moda”.

Un commento

  1. Cambiare,certamente!Senza l’adeguato rinnovamento,il ciclismo diventa uno sport di nicchia non di popolo almeno in televisione.Va’ bene pure il Gravel ma la strada vera è ben piu’ complessa anche se ne vale la pena.Qualche idea :

    -Limitare il tempo di gara e quindi i km ad un massimo di 4 h.L’atleta resistente non paga piu’.Si preferisce l’abilita’ imprevista e spettacolare.
    -Piu’ traguardi volanti durante i 160 km.Nelle corse a tappe con abbuoni.Basta con le gare scontate e sonnolenti.
    -Piu’ visibilita’ e spettacolo della gara attraverso la conclusione in “circuiti” lunghi al max 6km.Corsa su strada perfetta:100 km in linea e 60 in circuito ondulato.Questo discorso vale anche per il mondiale!
    -World Tour :avanzamento e retrocessione delle squadre attraverso il merito e non i soldi.
    -La zona di arrivo come lo stadio per almeno 1h con gare di giovani ciclisti e musica.
    -grazie ai percorsi piu’ brevi ed i circuiti corti si potra’ curare al massimo la sicurezza.
    -la sicurezza degli allenamenti a traffico aperto su strada deve partire dalla “Bike Lane di rispetto”(vedere il mio articolo) per uscire dalle citta’ verso le mete paesagistiche piu’ appetibili .
    -Recuperiamo i giovani delle grandi citta’ attraverso i CICLODROMI,punto d’incontro per eccellenza.
    -Infine,almeno per l’Italia,auguriamoci un nuovo Pantani.

    Gianfranco Di Pretoro

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