Tour Down Under 2020, la prima di Matthew Holmes: “Dopo i primi giorni pensavo che questo lavoro non facesse per me. Quella di oggi è una svolta”

Matthew Holmes ha centrato la prima vittoria da professionista al Tour Down Under 2020. Andato in fuga insieme ad altri 25 corridori poco dopo il via dell’ultima tappa, il britannico ha saputo resistere al ritorno di Richie Porte lungo l’ultima scalata a Willunga Hill, riuscendo poi a batterlo allo sprint. Si tratta di una vittoria inaspettata e importante per Holmes, all’esordio nel WorldTour a 26 anni con la Lotto Soudal non più tardi di pochi giorni fa, dopo ben otto anni di gavetta nel circuito Continental con le maglie di Team Raleigh e Madison-Genesis, dal 2014.

“Continuavo ad aspettare la volata, ma lentamente mi sono reso conto che erano tutti al limite – ha spiegato il vincitore – Poi è arrivato Richie, ma non mi sono fatto prendere dal panico. Tutto quello che ho pensato è stato ‘fantastico, non rallenterà e mi porterà al traguardo’, dato che ovviamente stava facendo la propria gara per la generale. Tutto quello che dovevo fare era batterlo ed è stato abbastanza semplice. Come squadra non avevamo un vero piano per questa tappa. Il DS Herman Frison ha dato a tutti noi un ruolo libero, quindi sono andato in fuga. Anche Jonathan Dibben era in fuga e ha fatto un perfetto lavoro di squadra”.

Questo risultato gli dà rinnovata fiducia dopo un inizio difficile: “Ho fatto del mio meglio per fare una buona generale ma non riuscivo a gestire la velocità e una sorta di paura in gruppo. Quindi, non ho fatto bene i primi giorni. Anche la scorsa notte dicevo ai miei genitori, che sono qui in questi giorni, che questo lavoro forse non facesse nemmeno per me. Quella di oggi è un po’ una svolta“.

Spera quindi di poter continuare a migliorare le proprie prestazioni sfruttando questa nuova dimensione: “Ho sempre pensato che mi sarei sentito più a mio agio nelle gare WorldTour. Si pedala duramente ma ci sono meno tattiche in ballo. In Gran Bretagna, non è sempre il corridore più forte a vincere. Non ho vinto spesso lì perché non ero bravo con la tattica”.

Inoltre, l’obiettivo sarà ora quello di scoprire i propri limiti di scalatore: “Non ho mai corso in salita. Sono stato confinato in Gran Bretagna negli ultimi sei anni, il che non è male. Questo è il mio secondo arrivo in salita in questa settimana, e mi sembrano adatti a me. Questo darà alla squadra molta fiducia in me, fino ad ora ho sentito che non mi conoscevano molto bene. Sono nuovo in squadra e mi hanno dato intanto il lavoro più semplice. D’ora in poi, forse potrei chiedere a volte di correre per me in alcune gare“.

Questa prestazione influenzerà, probabilmente, anche la scelta del calendario stagionale: “Le brevi corse a tappe erano nel mio piano originale e forse un Grande Giro. O il Giro o la Vuelta. Devo fare qualcosa di molto meglio di oggi per andare al Tour de France…” ha quindi concluso scherzandoci su.

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