Pagelle Giro delle Fiandre 2024: altro capolavoro di Mathieu van der Poel, Luca Mozzato di testa, Alberto Bettiol di cuore, altro flop per i Soudal

Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck), 10 e lode: Gli avversari lo stuzzicano fin da metà gara, lui non si fa prendere dall’agitazione e risponde in prima persona quando la situazione lo richiede. Un paio di attacchi fanno capire agli altri che la giornata è una di quelle giuste, quello decisivo è già un momento di ciclismo storico: quasi tutti gli altri devono mettere il piede a terra sulle pietre scivolose del Koppenberg, lui scarica a terra una potenza devastante, controllando alla perfezione la bicicletta e saluta tutti, confezionando l’ennesima cavalcata di una carriera che ormai è già leggendaria.

Luca Mozzato (Arkéa-B&B Hotels), 9,5: La corsa della vita, almeno finora. Riemerge negli ultimi 40 chilometri ed entra nella corsa alle posizioni più importanti dell’ordine d’arrivo tenendo il passo di corridori ben più abituati a palcoscenici di questo tipo. Negli ultimi chilometri, poi, firma il capolavoro, andando a pescare le energie in fondo al serbatoio per raccogliere un secondo posto pesantissimo. Meglio di lui, solo il fenomeno Van der Poel: mica poco…

Michael Matthews (Team Jayco AlUla), 9: Come Mozzato, non riesce a tenere il passo dei primi nella parte più dura della corsa, dal punto di vista altimetrico. Chilometro dopo chilometro, però, rientra in gara e va a riprendere, gruppetto dopo gruppetto, tanti corridori che gli stavano davanti. Nel finale, ha ancora benzina per andare a caccia di un posto sul podio, ottenendolo. Il terzo posto di Oudenaarde fa il paio con il secondo di Sanremo, cosa non da tutti. Qualche minuto più tardi arriva però il declassamento dei giudici, che ne vanifica tutti gli sforzi. Ma resta una prova di grande spessore.

Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost), 8,5: Rimane coperto fino al momento più importante della corsa, quando prende il treno giusto e si avvantaggia sul resto degli “umani” provando ad andare a prendersi un pesante posto sul podio. La missione fallisce nelle ultime decine di metri e il piazzamento diventa meno lusinghiero, ma la prestazione complessiva rimane di altissimo profilo, confermando l’ottima primavera.

Dylan Teuns (Israel-Premier Tech), 8: Il protagonista che non ti aspetti. Il belga, dopo essere rimasto coinvolto in un “tamponamento” nelle prime fasi di corsa, è sempre nel vivo dell’azione, tiene alla grandissima il passo di specialisti del pavé e va molto vicino a un podio che avrebbe avuto un significato enorme e che ne avrebbe decisamente rilanciato la carriera. Comunque, da applausi.

Nils Politt (UAE Team Emirates), 8: Non ha la cilindrata per reggere grandi accelerazioni sui muri, ma in quanto a passo ha pochi rivali. Apre il terzetto di compagni di squadra che completa la top5 di giornata, raccogliendo un risultato di pregevole fattura, che diventa ancora più importante dopo il declassamento di Matthews.

Antonio Morgado (UAE Team Emirates), 7,5: Con i migliori, a 20 anni, in un Giro delle Fiandre velocissimo e durissimo. Il ragazzo ha classe e questa corsa ne è la dimostrazione inconfutabile, anche se, probabilmente la squadra poteva gestire complessivamente meglio le forze a disposizione. Ma difficilmente è una colpa che si può imputare a lui.

Iván García Cortina (Movistar), 7: Prende l’iniziativa in un momento “di mezzo” della corsa e comanda le operazioni con coraggio e autorità fino al Koppenberg, dove si presenta con una discreta dote di secondi di vantaggio. Lì, però, è una delle “vittime” delle pietre scivolose e deve mettere piede a terra, mentre Van der Poel aziona i retrorazzi. Continua comunque generosamente a combattere finché non si spegne definitivamente la luce per mancanza di energie residue.

Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck), 7: Probabilmente un Van der Poel così non ha bisogno di grandissimi aiuti, ma il suo contributo, nel momento in cui si attacca alla ruota posteriore di Pedersen, è decisamente importante. Svolge il suo compito, così come Silvan Dillier (Voto 7) nelle prime fasi e Axel Laurance (Voto 6,5) all’inizio dei fuochi d’artificio.

Mads Pedersen (Lidl-Trek), 7: Il suo attacco da lontanissimo è probabilmente dettato dal fatto che non pensava di avere la benzina necessaria per arrivare in fondo, visti gli acciacchi dovuti alla recente caduta. Van der Poel lo fa cuocere a fuoco lento, da lontano, grazie alla grande opera del compagno di squadra Gianni Vermeersch, che gli resta a ruota, costringendolo a spendere forse più del necessario. Dimostra comunque una grinta e un carattere non comuni.

Matteo Jorgenson (Visma | Lease a Bike), 7: Si muove già a 100 chilometri dall’arrivo, lasciando intendere di avere intenzioni bellicose. Si ripete più volte nei chilometri successivi, c’è sempre quando l’azione s’infiamma e riesce a rimanere nello schermo quando Van der Poel dà fuoco alle polveri sul Koppenberg. A quel punto, prova a riportarsi da solo sull’iridato, ma il compito è a dir poco proibitivo. Nel finale, probabilmente, paga proprio le energie spese in quel frangente, ma la prova rimane positiva.

Tiesj Benoot (Visma | Lease a Bike), 6,5: Si vede all’inizio, poi non si vede più e poi riappare nel finale, quando entra nella lotta per le posizioni significative dell’ordine d’arrivo. Un incidente meccanico, però, lo fa definitivamente uscire di scena, togliendogli la possibilità di cogliere un buon piazzamento.

Laurenz Rex (Intermarché-Wanty), 6,5: Finisce a terra, ma reagisce ed è fra i protagonisti nel momento caldo. Nel finale progressivamente scompare, ma chiedergli di più era piuttosto difficile.

Magnus Sheffield (Ineos Grenadiers), 6,5: Vive una corsa giudiziosa, evitando di provare a fare il passo più lungo della gamba, preferendo gestirsi. Nel finale ha così anche le energie per provare ad allungare, cogliendo alla fine un buon piazzamento.

Toms Skujiņš, (Lidl-Trek), 6,5: Alla fine, è il primo a tagliare il traguardo della sua squadra, in decima posizione. Probabilmente, gli obiettivi erano diversi, ma la sua prestazione rimane buona, arrivando a conferma di caratteristiche da fondista non comuni.

Jonathan Milan (Lidl-Trek), 6: Buona presenza nella prima metà di gara, poi la corsa si fa probabilmente troppo dura, in quanto a pendenze, per le sue caratteristiche. Tutta esperienza per il futuro.

Matteo Trentin (Tudor Pro Cycling Team), 6: A lungo ben posizionato, non ha l’esplosività per reggere gli attacchi, ma porta a casa comunque un discreto piazzamento, che non aggiunge granché alla sua carriera, ma resta prezioso per una squadra giovane a cui sta mostrando la via.

Tim Wellens (UAE Team Emirates), 6: La squadra prova a favorirne un attacco, ma il belga perde le ruote del compagno di squadra Mikkel Bjerg (Voto 7,5) al momento di fare la differenza. Rimane in lizza per un buon piazzamento, ma finisce per chiudere fuori dai primi 10, un po’ poco per quello che era l’uomo di riferimento di una formazione che mette altri 3 corridori nei migliori 10 di giornata.

Soudal-QuickStep, 5: Singolarmente magari ogni corridore ha le sue ragioni, ma il 18° posto di Yves Lampaert è decisamente troppo poco per una squadra che è stata per anni riferimento assoluto di questa corsa e sul pavé, riuscendo più volte a vincere anche senza avere necessariamente l’uomo più forte.

Stefan Küng (Groupama-FDJ), sv: Quando scoppiano i primi mortaretti, è attento e ben posizionato. In uno dei pochi momenti in cui si trova a centro gruppo viene coinvolto in una caduta. Prova a rientrare, ma ormai il dànno è fatto.

Matej Mohorič (Bahrain Victorious), sv: Mette il naso davanti in qualche occasione, poi una caduta lo taglia fuori nel momento decisivo della corsa.

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