Gand-Wevelgem 2024, Adrien Petit fa eco a Brodie Chapman: “Zero rispetto per i corridori”

Ancora una volta strade aperte al traffico ben prima della conclusione della corsa. Era successo domenica scorsa al Trofeo Alfredo Binda, è successo nuovamente questa domenica alla Gand-Wevelgem maschile. A denunciarlo stavolta è stato Adrien Petit, con un Tweet alquanto arrabbiato per quanto successo nei chilometri finali della classica belga. Il corridore della Intermarché-Wanty, insieme ad altri suoi colleghi, è stato eliminato dalla corsa dai commissari a soli 15 chilometri dal traguardo, e ha dovuto quindi terminare la gara in mezzo al traffico cittadino, risultando comunque come ritirato.

“Oggi il limite di tempo era di 26 minuti – si sfoga il corridore francese su X, fu twitter – I commissari hanno deciso di metterci fuori gara a 15 chilometri dalla linea del traguardo quando eravamo a soli 8 minuti dalla testa della corsa. Abbiamo finito su strada aperta. Zero rispetto per i corridori“. Una situazione che oltre ad aver tolto la possibilità ai corridori di figurare nell’ordine di arrivo ufficiale, ha messo a repentaglio la sicurezza dei corridori, che hanno dovuto pedalare per diversi chilometri tra le auto.

Domenica scorsa, sulle strade del Trofeo Alfredo Binda era successo qualcosa di analogo. In quell’occasione era stata l’esperta ciclista australiana Brodie Chapman (Lidl-Trek) a lamentare la scarsa sicurezza e il poco rispetto per le cicliste in corsa. “Al Trofeo Binda le cicliste che non erano più nel gruppo di testa, seppur con solo qualche minuto di ritardo, hanno dovuto fare i conti, a un giro e mezzo dalla fine, con le strade aperte al traffico, macchine in movimento, semafori e rotonde piene – scrive la Chapman sui suoi canali social con evidente frustrazione – Siamo così state costrette a fermarci e risulta che non abbiamo concluso la corsa”. Al riguardo era arrivata la replica degli organizzatori, con il presidente Mario Minervino che ai nostri microfoni aveva “smentito categoricamente quanto affermato dall’atleta” spiegando che non risultava “ci siano state situazioni di pericolo”.

Nel frattempo sulla questione è intervenuto anche Adam Hansen, presidente del CPA, che ha fatto sapere di voler approfondire la questione “in quanto è totalmente sbagliato nei confronti di ciclisti e spettatori”. Resta ora da comprendere se si sarà trattato di due casi isolati, sfortunatamente ravvicinati, o di una nuova tendenza degli organizzatori per necessità o pressioni crescenti di vario genere.

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