Education First, Bettiol: “Voglio continuare a far emozionare e trovare continuità”

Alberto Bettiol sta ricaricando le pile in vista della prossima stagione. Il corridore della Education First è stato una delle grandi sorprese del 2019, con la splendida vittoria al Giro delle Fiandre che lo proietta tra gli uomini da seguire con particolare attenzione nelle classiche di primavera. Il toscano, arrivato da un 2018 segnato da numerosi infortuni, con il suo ritorno nella formazione americana ha ritrovato il ruolo di leader, al fianco di un talento come Sep Vanmarcke. L’anno prossimo sarà decisivo anche per capire se il successo in Belgio, finora l’unico in carriera, è stato un exploit o l’inizio di una grande carriera.

Il classe ’93 ha raccontato alla Gazzetta dello Sport come ha passato le prime settimane di off-season: “Sto benissimo, ho ricominciato ad allenarmi dopo cinque settimane di riposo. Non sono andato in giro perché avevo bisogno di riposare davvero, della mia quotidianità, senza prendere altri aerei. In più ho preparato la nuova casa, a Lugano, dove vado a vivere con Giulia. Adesso lei è ad Amsterdam a fare la fisioterapista alla nazionale di scherma paralimpica. Ho anche aperto il mio sito internet: albertobettiol.com. Il resto del tempo l’ho passato leggendo. Non libri, perché quelli non mi piacciono. Però sono curioso, molto curioso e mi piace spulciare, informarmi un po’ su tutto”.

Bettiol ha poi parlato delle sue ambizioni per il futuro: “Voglio continuare così. A vincere, a restare ad alto livello. A fare emozionare, che forse è il piacere più grande e che mi rende orgoglioso. Poi sogno di tornare un giorno nelle Fiandre, in anonimato e senza impegni, a rivedere le strade. A fiutare quell’aria. Il Fiandre mi ha portato la consapevolezza, ora so di potere lottare alla pari con i migliori al mondo. Poi ho ripagato, anche se magari non del tutto, la mia famiglia, la squadra e le persone che mi sono sempre state vicine”.

Il toscano non ha risparmiato qualche critica al sistema dei premi, pur riconoscendo che pensare ai soldi è solo una distrazione per un professionista: “A me piace l’agonismo, il confronto con gli altri. E la preparazione, la via per arrivare al successo. Però se non avessi avuto le doti che ho non so se avrei continuato a fare il ciclista perché i sacrifici sono tanti. Non voglio pensare ai soldi. Se ti fermi a guardare quanto guadagni magari non esci neanche in bici. Voglio restare con la libertà mentale che mi ha portato a quella vittoria perché si vince con la testa. Resta il fatto che sì, guadagni tanto con i contratti, ma i premi sono veramente bassi. Chi conquista il Fiandre porta a casa solo 20.000 euro. E ancora peggio va alle donne. Marta (Bastianelli, ndr) che ha vinto tra le donne ha preso 1.265 euro. Una vergogna, un’ingiustizia, perché ha fatto fatica come me se non di più. E il ciclismo femminile ormai è una realtà affermata”.

Infine qualche battuta sulla solitudine del ciclista e sul suo metodo di allenamento: “Prima mi pesava la solitudine. Dopo il Fiandre ne avevo bisogno. Quando a maggio sono andato al Teide, una settimana da solo, lontano da tutto e tutti con il telefono che funzionava male, sono stato davvero bene. Per la prossima stagione l’obiettivo è trovare la continuità che finora m’è mancata. Ho provato una volta il virtual training, ma non mi piace. Se piove per un giorno, riposo. Magari faccio un po’ di rulli vecchia maniera. Se piove anche il giorno dopo metto la mantellina e via. Leonardo Piepoli, il mio allenatore, è d’accordo al cento per cento”.

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