Dimension Data, Valgren compila il calendario: “Difficile essere al Giro dopo le classiche. Sogno il Mondiale”

Michael Valgren si propone come uno dei nomi forti per le classiche nel 2019. Fresco di trasferimento dall’Astana alla Dimension Data, il 26enne danese potrà misurarsi per la prima volta da capitano negli appuntamenti a lui più congeniali e presenta come biglietto da visita i trionfi all’Het Nieuwsblad e all’Amstel Gold Race nell’ultima stagione. Due colpi di mano in eventi World Tour nei quali ha dimostrato di saper sfruttare al meglio le licenze e di disporre di gran freddezza nelle fasi cruciali delle corse. In entrambe le occasioni ha infatti saputo anticipare un’eventuale volata nella quale sarebbe stato battuto, prendendosi quelle che sono ad oggi le affermazioni più prestigiose della carriera. Come ciliegina sulla torta ha poi provato a far sua anche la maglia iridata con una spettacolare azione nella discesa successiva all’ultimo passaggio sulla salita di Igls sul circuito di Innsbruck, ma il suo tentativo è stato riassorbito all’imbocco dello strappo di Gramartboden.

Forte di un biennale sottoscritto col team sudafricano, Valgren ha riavvolto sulle colonne di Cyclingnews il nastro della pellicola appena consegnata agli annali: “Sono reduce dalla miglior stagione della mia carriera. Sono stato bravo e fortunato perché è andato bene tutto sin dall’inizio, in Australia al Tour Down Under, e perché ho saputo mantenere un livello elevato per tutto l’anno. Da cosa è dipeso tutto ciò? Ho migliorato il posizionamento sulla bici, ho più fiducia in me stesso e la mia ragazza è una psicologa dello sport. In più in squadra si respirava una buona atmosfera e questi sono tutti elementi che incidono”.

La scelta di cambiare divisa ha sorpreso molti: “Sono abbastanza giovane e sento di poter ancora migliorare. Non so se l’anno prossimo sarò ancora migliore. La Dimension Data mi ha fatto un’offerta e ha presentato delle condizioni che mi hanno catturato. Questa è stata una delle grandi differenze rispetto all’Astana. Erano impazienti di prendermi e hanno dimostrato di avere gran fiducia in me per ottenere grandi risultati. Con questo non voglio dire che l’Astana non mi abbia dato una possibilità, ma forse abbiamo avuto troppi capitani e non è facile cogliere risultati nelle poche occasioni che si hanno a disposizione. Non ho rimpianti per essermene andato”.

Tra gli obiettivi dell’ex Saxo-Tinkoff c’è la partecipazione al Giro d’Italia, ma difficilmente la Corsa Rosa sarà conciliabile con le classiche di aprile: “Il mio problema è che voglio fare sempre bene. Sono diventato professionista perché ho vinto la Liegi-Bastogne-Liegi Under 23 due volte e quella corsa ha un posto speciale nel mio cuore. Vorrei misurarmi anche tra i professionisti […] Mi piacerebbe anche fare il Giro perché non l’ho mai corso e soprattutto perché lì le fughe riescono ad arrivare in porto più facilmente che al Tour de France. Vorrei vincere una tappa. Ma è molto difficile pensare di essere competitivi sia nelle classiche del Nord che sulle Ardenne che al Giro. Devo guardare bene il calendario e capire come fare”.

Tra i sogni rientra senza dubbio anche la maglia iridata: “Non vedo l’ora che arrivino i Mondiali nello Yorkshire. Il percorso è un continuo saliscendi e non sarà semplice. Serve un gran motore per fare bene. Come Danimarca non abbiamo mai vinto un titolo iridato, Matti Breschel è arrivato sia secondo che terzo e spero di poter essere io il prossimo a salire sul podio, centrando il gradino che ci è mancato finora. Come riuscirci? Prima di tutto devo fare una grande stagione e poi devo migliorare nello sprint, in modo tale che la squadra abbia fiducia nelle mie capacità se dovesse arrivare a giocarsi la corsa un gruppo ristretto. Per vincere bisogna semplicemente essere i migliori”.

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