Germania, Marcel Kittel sereno dopo il ritiro: “Sono felice che tutte le aspettative su di me siano scomparse, ora sono libero”

Dopo aver annunciato un paio di mesi fa il ritiro dal ciclismo, Marcel Kittel si sente finalmente più sereno. Il forte sprinter tedesco, 89 vittorie in carriera, aveva infatti deciso di abbandonare il mondo del professionismo a causa della troppa pressione e dei troppi sacrifici che era costretto a fare. Oltre a ciò, l’arrivo di un figlio (che dovrebbe nascere a breve), l’ha convinto definitivamente ad appendere la bici al chiodo, dopo che già a maggio aveva rescisso il suo contratto con la Katusha-Alpecin, e ad intraprendere anche degli studi universitari. Presente al Saitama Criterium di domenica in Giappone in qualità di ambasciatore, il 31enne ha rilasciato delle dichiarazioni ai diversi media presenti, riportate da Cyclingnews.

“Mi sono divertito molto qui in Giappone ed è davvero bello avere ancora un legame con lo sport in qualche modo ma, allo stesso tempo, non ne sento la mancanza – esordisce Kittel – Mi piace molto tutto quello che mi sta succedendo ora, che è molto diverso dall’essere focalizzati solo sull’allenamento, sulle corse e sul ‘dove vado dopo?’. Tutti gli atleti di successo, o gli atleti in generale che hanno una lunga carriera, conoscono solo questa vita, ma ciò che sperimentiamo non è la realtà”.

Sono davvero felice che tutte le aspettative su di me siano scomparse – continua l’ormai ex corridore – il non essere più al centro dell’attenzione, mentre, come velocista, lo sei sempre. Questo è un cambiamento definitivo. Sono davvero orgoglioso di ciò che ho ottenuto nella mia carriera, e amo ancora lo sport, ma è molto bello non avere più quella pressione e quelle aspettative. Ora sono libero“.

Il 31enne comunque non intende rinnegare lo sport che ama, ma non nega le difficoltà a livello professionistico:”Per me, è davvero importante sottolineare che il ciclismo è uno sport molto bello. Se si va in bicicletta, si sperimenta la natura. Se si viaggia da soli, ci si può davvero concentrare su se stessi e sbarazzarsi dei problemi quotidiani. Ma quando si vive come un professionista, è una storia completamente diversa. È lo sport più difficile del mondo. A volte si corre per sei o sette ore, anche per tre settimane alla volta, più tutto l’allenamento. Sei costantemente stanco, e ci vogliono grandi sacrifici, non solo fisicamente, ma anche mentalmente”.

“Bisogna quindi trovare un equilibrio – prosegue il vincitore di 14 tappe al Tour de France – Per me, questa è sempre stata una sfida, essere un professionista di successo ma avere anche una vita normale. È una cosa molto difficile. È necessario essere consapevoli di ciò quando si entra in questo sport, ed è per questo che è molto importante sostenere i giovani corridori se sentono che cominciano a pagare un prezzo per tutto il duro lavoro che stanno facendo”.

Ora, è arrivato il momento per Kittel di guardare avanti, verso nuove sfide: “Il mio unico obiettivo ora è concentrarmi sui miei studi e su mio figlio. È bello avere ancora qualche connessione con lo sport, e cercherò di rimanere un po’ coinvolto, ma ora so con chiarezza quali sono le mie priorità”.

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