Freni a Disco, Vegni: “Se succede qualcosa, è un problema dell’UCI, non mio”

Mario Vegni si inserisce nella discussione riguardante l’adozione dei freni a disco. Il numero uno della sezione Ciclismo di RCS Sport, in un intervento rilasciato a Cyclingnews, discute in materia di sicurezza, di logistica ma anche sull’incertezza normativa che impregna questa questione spinosa. “Sappiamo che i freni a disco sono il futuro e che quando qualcosa approda in questo sport è difficile tornare indietro”, sentenzia il dirigente romano che non si rivela contrario all’adozione dei freni a disco, pur sottolineando la necessità che “ci devono essere regole cristalline”.

Per quanto riguarda la gestione tecnica in gara, in particolare in merito all’assistenza dei corridori che montano freni a disco in caso di inconvenienti tecnici, spiega che “al momento c’è il rischio di avere un servizio neutro in corsa che in realtà è di poco servizio” e che “è abbastanza chiaro per tutti che ci sono ancora alcuni problemi tecnici da risolvere”, sia per quanto riguarda gli organizzatori sia sul versante degli atleti e delle rispettive squadre.

C’è il rischio che la domanda di sicurezza diventi più ampia e purtroppo questo fattore è stato un po’ messo da parte a causa di motivi economici”, aggiunge. In seguito, chiama alla responsabilità l’UCI e invitando ad agire concretamente: “So che alcune marche vogliono promuovere le biciclette con i freni a disco, ma penso che l’organo di governo deve stare molto attento a trattare questo argomento: in primo luogo devono risolvere tutti i problemi legati ai freni a disco e poi dare il via libera per tutti, una volta per tutte”. Vegni sottolinea come la gestione corrente del problema non è attualmente adeguata visto che “lasciar fare a tutti quello che vogliono non è il modo per risolverlo”.

In merito al buco normativo che dovrebbe regolare l’adozione dei freni a disco in corsa, Vegni sottolinea le resposabilità dell’UCI , chiamandosi fuori da qualsiasi responsabilità legata all’ambito. “Se succede qualcosa, è un problema dell’UCI, non mio […] Lo dico perché penso che hanno deciso le cose troppo in fretta. L’anno scorso hanno iniziato un processo e poi hanno dovuto cambiare idea. Ciò significa che c’è un problema. Se non riescono a capire che c’è, è un altro grave problema”.

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