Movistar, Carlos Betancur: “Non c’è più molto rispetto in gruppo” e punta Giro, Mondiali e Olimpiadi

Il periodo di quarantena forzata sta avendo un effetto diverso su ogni corridore. E così, tra allenamenti e riflessioni, molti ne stanno approfittando per rilasciare interviste nel corso delle quali fanno il punto della situazione generale e della propria carriera. Ultimo in ordine di tempo, dalla Colombia si è fatto sentire Carlos Betancur. Confermato in extremis a inizio 2020 dalla Movistar, nel corso di questo 2020 è riuscito soltanto a presentarsi al via della Vuelta a San Juan e del Tour Colombia. L’esordio in Europa è quindi rimandato di qualche mese, anche se non c’è ancora alcuna certezza sul futuro di questa stagione.

In un’intervista rilasciata alla Federazione Colombiana, sul futuro afferma: “La cosa più importante è continuare nel ciclismo, che è dove sto bene, mi sento vivo. Ho un contratto per quest’anno, ma penso che facendo le cose per bene, potrebbero essere molti altri anni”.

Il suo obiettivo principale stagionale sarebbe il Giro d’Italia, che correrà comunque se dovesse essere recuperato, ma, con la stagione sospesa, il pensiero va ad obiettivi più lontani nel tempo: “Adoro i Mondiali, quando ci vado sento di avere qualcosa in più. Indossare la maglia colombiana è la cosa più bella, vuoi rappresentare molto bene il tuo Paese”. Inoltre, l’anno prossimo ci saranno le Olimpiadi, alle quali non ha mai partecipato: “Ci sono stato vicino una volta ma mi hanno tagliato fuori otto giorni prima per un altro corridore che non è arrivato al traguardo. Avevo già la valigia pronta, ma mi hanno detto che ero molto giovane, non l’ho mai capito perché avevo avuto risultati eccellenti in Europa. Spero che con il mio impegno e dedizione possa guadagnarmi il posto per il prossimo anno. Voglio andare alle Olimpiadi, farò tutto ciò che è in mio potere”.

Spiega poi la sua routine attuale che consiste in “un’ora a stomaco vuoto in palestra e poi, nel pomeriggio, due ore”. Inoltre, dal punto di vista economico, la situazione è tranquilla: “Quello che so è che con Movistar non abbiamo molti problemi in quanto, trattandosi di una compagnia telefonica e Internet, non si ferma: la gente chiama e si connette“.

Con dieci anni di professionismo alle spalle, si sente anche di osservare cosa è cambiato in questo lasso di tempo: “Non c’è più molto rispetto in gruppo. Non portano rispetto ad Alejandro Valverde, penso che il rispetto debba venire da casa e che è andato perduto, in questo momento non rispettano nessuno”. Un aneddoto in tal senso si conclude con una considerazione su Gianni Moscon, che viene considerato uno che  “abbatte” i corridori e che “tratta male giovani e tutti”, mentre in passato i giovani venivano redarguiti e c’era più rispetto da parte loro: “Ricordo che nella quarta tappa del Giro dell’Appenino, stavo bene, ero in terza o quarta posizione, quando arriva un italiano e mi dice ‘ragazzo, non è il tuo posto!’ A quel punto un  mio compagno mi dice ‘Sì, andiamo più dietro'”.

Rivendica quindi l’importanza in gruppo di Valverde: “È un mostro, una brava persona, un buon compagno, l’unione che fa nel gruppo. Un giorno vorrei stare bene e poterlo aiutare a vincere una gara rendendolo molto orgoglioso di me. Credo che negli anni in cui stavo bene potevo assomigliargli molto”. Di conseguenza, spera di poter rimanere a lungo qui: “Se potessi firmare per finire la mia carriera con la Movistar, lo farei tranquillamente” aggiunge, convinto di poter giocare ancora un ruolo importante: “Quest’anno mi hanno permesso di fare il capitano, dovevo fare il Giro ed ero capitano anche nella maggior parte delle gare in cui sono andato”.

In ogni caso, vede ancora lontana la fine della propria carriera: “Vorrei correre fino ai 38 anni e poi tornare in Colombia. Un ciclista a 38 anni non è vecchio, ora i ciclisti si ritirano a 42 o 43 anni. Vorrei gareggiare fino a 40 anni in Colombia ed entrare nella Orgullo Paisa. Sarebbe un modo per ringraziarli”.

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