Jumbo-Visma, Koen Bouwman realistico sulla sua partecipazione al Tour: “I migliori otto della nostra squadra vanno lì, e io non sono uno di quelli”

Con la nuova stagione ormai alle porte, per Koen Bowman è tempo di riflettere sui programmi per il 2022. Pur non essendo, in termini di vittorie, un corridore di primo piano della Jumbo-Visma, nel corso degli anni il 28enne si è rivelato un prezioso gregario in salita per i capitani del team, tanto da guadagnarsi lo scorso maggio il rinnovo di contratto fino al 2024. Vincitore di una tappa al Giro del Delfinato nel 2017, il neerlandese quest’anno ha partecipato a due GT, il Giro d’Italia, a supporto del giovane Tobias Foss, e la Vuelta a España, dove ha scortato Primoz Roglic verso il terzo successo di fila. Un programma che il 28enne dovrebbe replicare anche nel nuovo anno, che con buona probabilità non lo vedrà invece esordire al Tour de France.

“Al momento [partecipare al Tour] è troppo ambizioso per me – ha ammesso Bouwman a De Gelderlander – Credo che la possibilità sia inferiore all’uno per cento. I migliori otto corridori della nostra squadra vanno lì, e io non sono uno di quelli. Non credo che possano lasciare Steven Kruijswijk a casa per me. Devo essere realistico. In futuro, spero di partecipare al Tour de France”.

Lo scalatore neerlandese punta dunque ad essere al via degli altri due GT: “Spero di poter fare di nuovo il Giro d’Italia nel 2022. O la Vuelta a España. Li ho fatti anche quest’anno”. Proprio al Giro, il 28enne ha ottenuto il miglior risultato della sua carriera in un GT, il dodicesimo posto finale, e ha anche lottato per una vittoria di tappa sull’arrivo in sterrato di Campo Felice: “Ho superato Bouchard e per un attimo sembrava che avrei lottato con lui per la vittoria di tappa. Ma 300 metri prima del traguardo mi sono guardato indietro e ho visto Bernal che volava. Nel ciclismo a volte bisogna essere fortunati. La Ineos Grenadiers ha notato che potevano prendere la maglia rosa e hanno voluto fare la corsa. Non puoi controllare cose del genere. Non potevo incolpare me stesso dopo quella tappa“.

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