Jumbo-Visma, Dylan Groenewegen: “L’anno prossimo posso tornare al mio livello”

Dylan Groenewegen guarda con speranza alla prossima stagione. Secondo quanto riportato da Cyclingnews, il velocista della Jumbo-Visma, tornato quest’anno alle corse dopo essere stato fermo per diversi mesi in seguito al terribile incidente al Giro di Polonia 2020 in cui Fabio Jakobsen aveva addirittura rischiato la vita, sarebbe convinto di poter tornare a correre sui suoi vecchi livelli che lo avevano portato ad essere uno dei migliori velocisti al mondo. L’olandese quest’anno è già riuscito a tornare al successo in gare minori, ma ha sempre mancato la zampata nelle corse di maggior prestigio.

“È davvero positivo per me sapere di potermela giocare nei finali. Ho notato che per tutta la stagione non sono mai stato al mio massimo livello. A volte era buono, altre volte meno. Ma so il perché. Sono stato molto impegnato all’inizio dell’anno con la nascita di mio figlio, per cui non mi sono potuto allenare molto. Senza allenamento ho trovato una buona forma, ma mi è mancato lo spunto finale per gli sprint. So su cosa devo lavorare. È importante che questo inverno io possa affinare nuovamente la mia condizione.  A quel punto l’anno prossimo potrò davvero tornare ai livelli che mi competono”.

Il classe 1993 ha analizzato anche la Ronde Van Drenthe, ultima corsa professionistica della stagione, tenutasi nella giornata di ieri, in cui ha ottenuto un buon terzo posto alle spalle di Rune Horregodts e del nostro Andrea Pasqualon: “È stata una corsa bella e selettiva. Ci sono stati molti attacchi, gruppi che si frazionavano continuamente e si inseguivano. Una gara estenuante. La Intermarché-Wanty-Gobert aveva una squadra molto forte e ha preso l’iniziativa. Ma anche noi siamo sempre stati bravi, anche se abbiamo perso quasi subito due ragazzi. I quattro rimasti hanno corso piuttosto bene. Nel gruppo inseguitore in cui ero presente anch’io c’erano circa 25 uomini […] Ma avevamo dato troppo spazio alla fuga del mattino per avere possibilità di vincere. È un peccato, ma è andata così”.

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