Ineos Grenadiers, Geraint Thomas: “Nelle ultime settimane mi sono ubriacato 12 sere su 14. Questa normalità mi serve nell’off season”

Geraint Thomas si conferma un corridore a sé. Il vincitore del Tour de France 2018, capace da allora di salire altre due volte sul podio della Grande Boucle e una del Giro d’Italia dimostrandosi così fra i più longevi della sua generazione, il gallese ha da sempre un approccio molto rilassato all’inverno, il tutto senza nulla togliere alla sua professionalità nel corso dell’anno, anche se ovviamente a volte gli è risultato più difficile di altre tornare al livello ottimale. Classe 1986, l’ex pistard e specialista del pavé, deve questa sua longevità probabilmente però proprio a questa mentalità, dimostrandosi inoltre anche capace di rinnovarsi nel corso degli anni.

Nelle ultime due settimane, onestamente, credo di essermi ubriacato 12 sere su 14 – ammette al Times, senza giri di parole – Da quando sono tornato a Cardiff è stata una follia. È così che si incontrano gli amici. Tipo: ‘Ehi, ti va di vederci? Sì, andiamo a cena o al pub. Durante la stagione non bevo, a parte qualche bicchierino nelle occasioni speciali, ma nell’off season ci si lascia andare. Certo, all’inizio la tolleranza è più bassa, ma ora sento di avere una buona tolleranza. Non so se sia una mentalità britannica o australiana, la cultura di uscire e ubriacarsi quando si è giovani”.

Per il corridore di Cardiff sono momenti fondamentali per vivere al meglio il ritorno a casa, nell’ambiente familiare in cui è cresciuto, staccando la spina senza troppi pensieri: “È una cosa che ti rimane impressa ed è il mio modo di socializzare. Quell’esplosione, quella vera normalità, è ciò di cui ho bisogno, perché ora penso: ‘Amico, ho davvero bisogno di salire sulla mia bici e riprendermi'”.

Quasi uno step fondamentale dunque per lui, che si appresta alla sfida per tornare al peso forma. Dopo cinque settimane senza allenamenti sale infatti a 75 chili, ma ora deve passare ai 68,5 che rappresentano il peso in gara: “La parte più difficile è l’ultimo chilo e mezzo. Poi c’è anche il mantenere il peso a livello costante, non è come con i pugili che diminuiscono di peso in vista di incontri singoli, mentre noi abbiamo gare di tre settimane”.

Il rapporto con il cibo è dunque qualcosa di essenziale per un ciclista: “Non è che puoi farlo per un paio di settimane e poi basta. Ed è questo che rende tutto più difficile. Se fossi un pugile, per me sarebbe quasi un colpo di spugna, ma poi bisogna mantenerlo… Infatti anche in gara bisogna stare attenti a quel che si mangia. Ed è una fatica mentale”.

Un impegno costante, fisico e psicologico, che può facilmente bruciarti nel corso del tempo. “Questo è il prezzo da pagare – prosegue – È impegnativo, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. L’allenamento di per sé è facile, perché mi piace andare in bici, mi piace spingermi al limite e fare sforzi. Ma è solo per una parte della giornata. Questo invece è costante”.

Anche in questo ambito ci sono stati cambiamenti importanti, con delle differenze di alimentazione che nel corso della sua carriera sono state drastiche. In particolare “negli ultimi due anni c’è stato un vero cambiamento“, portando a ingerire “da 80 a 120 grammi di carboidrati in un’ora”. Per lui un cambiamento radicale rispetto a quando è arrivato in gruppo ormai oltre 15 anni fa, ma le novità alimentari lo hanno anche aiutato: “Non ho più così tanta fame fuori dalla bici, quindi mangio meno”, ammette.

Fondamentale dunque è stata la sua capacità di adattarsi a questi cambiamenti, che presumibilmente si sono anche ben sposati con la sua indole: “Cambiare mentalità è stata la sfida più grande. Ho avuto quell’approccio old school per così tanto tempo, mentre ora si mangia tanto e riuscire ad arrivarci è stata una sfida. Ma essere in grado di adattarmi e seguire le novità è quello che mi ha permesso di essere ancora competitivo“.

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