Cofidis, anche Cédric Vasseur interviene sul salary cap: “Un tema che va affrontato presto, se aspettiamo il 2040 sarà troppo tardi”

Cédric Vasseur non sembra apprezzare l’evoluzione del ciclismo moderno. Il team manager della Cofidis ritiene che il ciclismo stia cambiando, e non in meglio, allineandosi sulle dichiarazioni di Marc Madiot, suo omologo della Groupama-FDJ che, interrogato sul trasferimento di Cian Uijtdebroeks al Team Visma | Lease a Bike dopo che il giovane belga ha deciso di rompere il suo contratto con la BORA-hansgrohe, ha espresso la sua insoddisfazione per l’operato del Team dei Paesi Bassi. Il timore dei due dirigenti transalpini è quello di vedere il ciclismo andare alla deriva a causa di logiche economiche e di mercato, proprio come è successo negli ultimi anni nel calcio.

Vasseur, che proprio sul caso Uijtdebroeks ha dato in passato un parere netto, dà manforte al suo connazionale in una intervista a Cyclism’Actu: “Se questo desiderio di lavorare a lungo termine in una squadra viene meno perché, per futili motivi, ci sono dei cambiamenti in corso d’opera, il ciclismo perderà davvero molto. Sono quindi d’accordo con Marc Madiot su quanto ha detto. Sono rimasto davvero sorpreso nel vedere certe cose quest’inverno”.

Il timore è quello di vedere sempre meno team spartirsi i corridori migliori, e, così facendo, alle squadre non di primissimo piano, che non hanno un budget elevato, rimarrebbero le briciole. “Il ciclismo non ha tanti soldi come il calcio – prosegue – quindi dobbiamo concentrarci sulla solidarietà e sulla fiducia. Sono le due parole più importanti per il successo di una squadra di ciclismo. Se si crea un’instabilità permanente, è davvero pericoloso. Avevamo un sistema, garantito dall’UCI, di stabilità e contratti garantiti, e quello che sta succedendo crea tensioni“.

Altro tema fondamentale, anche questo già commentato da Madiot, è il salary cap, un vincolo che eviterebbe alle squadre più ricche di ingaggiare tutti i corridori migliori sfruttando il proprio potere economico. Un sistema di questo tipo permetterebbe di colmare il gap fra coloro che fanno fatica a mettere insieme il budget a fine anno e coloro che hanno invece una disponibilità più alta. “Se vediamo vincere sempre le stesse squadre, c’è il rischio che si manifesti la stanchezza e, a un certo punto, anche dei sospetti. La ricchezza di uno sport è vedere una partita e avere varietà. Penso quindi che il tetto salariale sia un tema che gli organi di governo devono affrontare, e in fretta, perché se aspettiamo il 2040 sarà troppo tardi”.

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