Bahrain-Merida, Caruso: “Sono amico e tifoso di Nibali. Voglio vincere e aiutarlo a vincere”

Damiano Caruso è sbarcato alla Bahrain-Merida non soltanto con l’obiettivo di aiutare Vincenzo Nibali a conquistare un altro Grande Giro. Molto più di un semplice gregario, come dimostrato nella passata stagione dal successo finale sfiorato alla Tirreno-Adriatico, dal quinto posto finale al Giro del Delfinato e dalle diverse azioni tentate al Tour de France una volta venuti meno gli obblighi nei confronti del capitano designato Richie Porte, il 31enne di Ragusa è un corridore che ha sempre saputo sfruttare al meglio le licenze di cui ha disposto, facendosi sempre trovare pronto quando si è trattato di aiutare il capitano di turno. Per questo il suo approdo nella formazione bahreinita servirà soprattutto alla Squalo, ma anche ad elevare la cifra qualitativa e il bagaglio di esperienza di una squadra già competitiva sulle tre settimane.

Intervistato dal Corriere dello Sport, l’ex Liquigas si è soffermato sui suoi esordi nel ciclismo e ha ripercorso la carriera: “Finora la giudico buona. Mi manca una bella vittoria. Non so dove o quando, ma voglio vincere. Magari una tappa al Giro d’Italia, purché finisca con Vincenzo sul podio. Su quale gradino preferisco non dirlo, anche se prima o poi vorrei vincere un Grande Giro con il mio capitano. Soprattutto adesso che il capitano è un amico, non soltanto un collega”. Incalzato sull’argomento, Caruso non si è tirato indietro: “Nibali lo conosco dal 2007. Se prima ho sempre dato il 100% per il mio capitano, quest’anno darò anche qualcosa di più. Sono migliorato a livello atletico e ho messo insieme esperienza, spero che il mio arrivo sia utile […] Io sono tifoso di Vincenzo, un appassionato di ciclismo non può non tifare per lui”.

Già in passato il secondo classificato al Giro di Svizzera 2017 si è trovato in una ‘condizione’ simile: “Sono stato fortunato. Quando ero Juniores avevo il mito di Ivan Basso, e ho realizzato un sogno: sono stato in squadra con lui, anche in camera insieme. Adesso sono il compagno di stanza di Nibali, che sta scrivendo la storia del ciclismo. Come si corre con un amico? Siamo in testa al gruppo, ci mettiamo a parlare, a parlare, e a un certo punto ci accorgiamo che siamo in fondo, davanti alle ammiraglie. E siamo costretti a rimontare. Parliamo di casa, di macchine, di tutto. Di cose che è meglio non raccontare”.

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