Tour de France 2023, parla Claudio Chiappucci: “La Maglia a Pois dà lustro, ma mancano le vittoria di tappa italiane”

Claudio Chiappucci  ha un successore. Il Diablo, infatti, nel 1991 e nel 1992 aveva conquistato la Maglia a Pois al Tour de France e poi per i colori azzurri in questa speciale classifica della Grande Boucle c’è stato un lungo digiuno. Anche se in anni recenti Vincenzo Nibali aveva sfiorato pure questa Maglia nel suo magico 2014 e Fabio Aru l’aveva indossata per un paio di tappe nel 2017, il corridore che è riuscito a riportare questo simbolo molto amato dai francesi in Italia è stato Giulio Ciccone (Lidl-Trek), al termine dell’edizione appena conclusa. Una boccata d’aria per i colori azzurri che, però, non nasconde, almeno secondo quanto pensa Chiappucci, la crisi del nostro movimento.

È stato un Tour molto battagliato – ha analizzato per i microfoni di Leggo il classe 1963 – diverso da altri percorsi, con tappe brevi e tante montagne. Per la maglia gialla è stato molto a senso unico, con i due al di sopra di tutti. Praticamente sono stati due Tour: uno di Vingegaard e Pogacar, l’altro del resto del mondo“.

Sulla Maglia a Pois dell’abruzzese ha poi aggiunto: “Le cose sono fatte per essere battute e migliorate. In questo ciclismo moderno Ciccone è riuscito ad imporsi per una maglia prestigiosa e sono contento per lui. Rispetto alle mie sono tempi diversi e non sono paragonabili. Però dopo 31 anni aver ripreso la maglia a pois resta una grande soddisfazione”.

Nonostante il bel risultato ottenuto da Ciccone quest’anno, l’ultima vittoria di tappa italiana al Tour rimane quella di Nibali nel 2019: “È quello il problema. A livello italiano c’è da lavorare, capire, come mai così pochi corridori al Tour. La maglia a pois dà lustro, ma è un’altra storia. Mancano le vittorie di tappa al Tour. E per la classifica siamo ancora più lontani”.

 

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