Tour de France 2020, i dubbi di Rick Zabel: “Protocollo molto fragile, con corridori positivi al Covid-19 sarà necessario sospenderlo”

Le gare riprendono, alle porte c’è il ritorno in azione di praticamente tutte le squadre. E a fine agosto, tra poco più di un mese, scatterà il Tour de France 2020. Il tutto mentre l’emergenza mondiale da Covid-19 non è superata, anzi. In Europa le cose sembrano andare meglio rispetto ad altre zone del pianeta, ma anche nel Vecchio Continente ci sono situazioni che sembrano nuovamente peggiorare (Spagna, Belgio…). Così, non ci può essere particolare tranquillità, anche se l’UCI e i vari organizzatori delle corse hanno diffuso un protocollo molto stringente da osservare prima, durante e dopo le gare.

A farsi primo portavoce dei dubbi che serpeggiano fra i corridori è il tedesco Rick Zabel, da quest’anno in forza alla Israel Start-Up Nation. “L’intero concetto che guida il protocollo è fragile – le parole del figlio del grande Erik in un’intervista al Neue Osnabücker Zeitung – Nel momento in cui qualche corridore risulterà positiva penso che non ci sarà altro da fare che non sospendere il Tour de France”.

La Grande Boucle inizierà il 29 agosto a Nizza. Le regole anti-contagio non mancano, ma Zabel non è del tutto convinto: “Quando ho visto il ‘libro’ delle norme di igiene che dovremo osservare noi atleti, la mia prima reazione è stata pensare: ‘Se è così complicato fare una gara ciclistica, forse dovremmo davvero considerare la possibilità di spostare il Tour al 2021′”.

Giusto ieri, però, uno dei dirigenti più navigati del mondo del ciclismo, Patrick Lefevere, ha parlato di “danni incalcolabili” in caso la stagione delle gare si fermi di nuovo. “Chiaro – dice Zabel junior – Molte squadre sarebbero nei guai se il Tour de France non si corresse. Non possiamo pensare che il risultato di tutto questo sia che il ciclismo torni indietro di anni per via dell’abbandono degli sponsor”. Già, sembra proprio che l’unica cosa da fare sia sperare che “andrà tutto bene…”.

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