UCI, il presidente David Lappartient sulla sicurezza in gara: “Il nuovo organismo SafeR valuterà i percorsi e gli arrivi, ma la metà degli incidenti avviene per errore umano”

Per il ciclismo su strada il 2023 è stata una stagione complicata, sul piano degli incidenti. Inevitabile pensare alla tragedia che è costata la vita a Gino Mäder, ma gli episodi in cui le gare sono state caratterizzate da cadute e da neutralizzazioni a causa di percorsi pericolosi sono stati davvero numerosi, sia in campo maschile che sulla scena femminile. L’Unione Ciclistica Internazionale ha varato qualche mese un nuovo organismo, SafeR, che dovrà occuparsi proprio di questi aspetti, legati ai tracciati delle gare, e che sarà pienamente operativo dall’inizio dell’annata agonistica 2024.

“Dobbiamo smetterla di far passare la patata bollente di mano in mano, senza affrontare concretamente la questione – le parole del presidente dell’UCI, David Lappartient in un’intervista concessa a Direct Velo – Abbiamo l’esempio della Formula 1: è vero che si svolge in un’area chiusa, ma lì tutte le componenti hanno ragionato per aumentare la sicurezza in gara. Dobbiamo farlo anche noi nel ciclismo. Ci siamo detti che c’era quindi bisogno di un’entità che avesse l’autorità designata per garantire la sicurezza”.

Ecco quindi SafeR, che era già stata presentata la scorsa estate e che vivrà grazie alla collaborazione con AIGCP (squadre professionistiche maschili), l’UNIO (squadre femminili), l’AIOCC (associazione degli organizzatori gare) e le associazioni di categoria dei corridori: “Abbiamo bisogno di persone sul campo e di mezzi, sia umani che economici, che non avevamo fino a questo momento – spiega Lappartient – Per questo tutte le parti in causa hanno fatto un grande sforzo”.

Il dirigente francese precisa una questione regolamentare poco nota al grande pubblico: “Spesso veniva imputato all’UCI il fatto che ci fossero arrivi pericolosi e che non facessimo nulla in tal senso. A termini di regolamento, però, l’UCI non deve in alcun modo autorizzare i percorsi delle gare, di cui sono responsabili gli organizzatori. Potevamo indicare un delegato tecnico che ispezionasse i percorsi, però su indicazione degli organizzatori. Ora, con SafeR, avremo la possibilità di imporre delle decisioni“.

La nuova entità si occuperà in particolare dell’ispezione dei tratti caratterizzati da segnaletica verticale e da spartitraffico molto invasivi, per quel che riguarda lo sviluppo di una corsa ciclistica: “Non ci nascondiamo che questo sia un problema – ancora Lappartient – Se una strada è concepita per far andare le auto a 30 chilometri all’ora, come possiamo farci passare un gruppo di corridori a una velocità che è quasi doppia? Chiaramente, bisogna ripensare i percorsi e, soprattutto, i finali. Ma bisogna anche considerare che di tutti gli incidenti che capitano in una gara, almeno il 50 per cento sono causati da un errore umano”.

Si torna quindi a una possibile soluzione che circola già da tempo nel mondo del ciclismo, oltre che già più volte utilizzata, quella delle gare da far sviluppare su un circuito: “Sì, è un’idea. E ci sarebbe anche la possibilità di far pagare gli spettatori presenti lungo la strada. Quando organizzavo il Gp Plumelec, chiedevamo 5 euro a persona. Non è una cosa tremenda. Le persone avevano peraltro capito che questo permetteva alla gara di avere un bilancio tale da poter essere categorizzata come corsa Pro.Series. Gli organizzatori vedono crescere continuamente i loro costi, perché non studiare l’implementazione di un biglietto di ingresso, in certe occasioni?”.

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