Sicurezza, parla Gianni Bugno: “Non si arriverà mai ad una tutela al 100% del corridore”

Il mondo del ciclismo sta lentamente piombando in un clima di paura e incertezza. Negli ultimi due mesi, infatti, due gravi cadute in discesa durante due corse hanno portato alla morte di due giovani che non facevano altro che coltivare il loro sogno: Gino Mader al Giro di Svizzera Jacopo Venzo alla Junioren Rundfahrt. Questi tragici eventi hanno acceso più che mai la discussione sul tema sicurezza, con i corridori che si sono improvvisamente riscoperti fragili e hanno avanzato tramite i loro rappresentanti richieste per alcune garanzie. Tuttavia raggiungere un livello di rischio zero è praticamente impossibile, come sottolineato anche da Gianni Bugno.

“In gara ci sono sempre tante incognite lungo il percorso – ha dichiarato l’ex presidente del CPA all’Ansa Certamente per aver maggior sicurezza servono più costi, ma una soluzione vera e propria non c’è. Non è uno sport facile il ciclismo. Per annullare il rischio incidenti, per essere sicuri di non cadere, bisognerebbe organizzare tappe senza discese o volate e resterebbe ugualmente una percentuale di rischio. Le velocità elevate si raggiungevano anche ai miei tempi e addirittura prima, quando i mezzi non erano ancora così sofisticati”.

“Oggi si pedala con maggiore sicurezza – ha aggiunto l’ex campione del mondo – ma quando capita una disgrazia come quella di Jacopo si torna sul solito discorso. Stanno migliorando tante cose in ottica sicurezza in gara e del corridore stesso, si è lavorato parecchio negli ultimi anni ma non si fa mai abbastanza. Le due tragedie di Gino Maden lo scorso mese in Svizzera e quella di Jacopo aiuteranno ad accelerare il discorso sicurezza, ma non si arriverà mai ad una tutela al 100% del corridore. L’unica cosa che si può fare è continuare a migliorare”.

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