La UAE Team Emirates potrebbe subire sanzioni a causa della neutralità del paese nei confronti della Russia?

La Guerra in Ucraina potrebbe avere un nuovo, fortissimo, impatto sul ciclismo. Dopo quanto successo lo scorso anno con le squadre russe e bielorusse (il caso più famoso è ovviamente quello della Gazprom – Rusvelo che ha poi dovuto chiudere), si apre ora uno scenario che desta preoccupazione per quanto riguarda la UAE Team Emirates. Ovviamente, anche in questo caso la squadra non ha alcuna responsabilità diretta, ma potrebbe trovarsi colpita da eventuali sanzioni riguardo il paese di appartenenza. Gli Emirati Arabi Uniti sono infatti rimasti neutrali in seguito all’invasione russa, permettendo ai cittadini russi di viaggiare o trasferirsi nel paese, portando con sé denaro e asset finanziari.

Lo sceicco Mohammed bin Zayed al-Nahyan si è incontrato ad ottobre con Vladimir Putin, che ha sottolineato “l’importante fattore di stabilità” a livello mondiale rappresentato dalla relazione fra i due paesi. Una situazione che non piace alla comunità occidentale, che ha dunque preso in considerazione la possibilità di prendere sanzioni contro il Paese, chiedendo di inserire l’UAE nella blacklist europea per il rischio di riciclaggio di denaro. Con conseguenze che dunque potrebbero cadere anche sul team.

Difficile al momento immaginare quali possano concretamente essere le sanzioni in questione, visto il contesto comunque diverso, ma chiaramente potrebbero esserci limitazioni per quanto riguarda ciò che viene sponsorizzato dal paese, come ad esempio la squadra di Tadej Pogacar. Conseguenze possibili inoltre anche per quanto riguarda l’UAE Tour, senza ovviamente dimenticare anche la squadra femminile UAE Team ADQ. Una decisione comunque non arriverebbe in prima istanza dall’UCI, che, come nel caso di Russia e Bielorussia, si allineerebbe ad eventuali decisioni del CIO.

“Penso che in termini di relazioni internazionali bisogna agire in modo unitario e deve essere l’organismo internazionale a prendere una decisione – spiega a CyclingWeekly un ex membro del direttivo UCI – Rischi di finire nei guai se prendi decisioni unilaterali. Peno che ci sarà un dibattito e una discussione con organismi come il CIO per provare a capire quale potrebbe essere una risposta appropriata da tutti gli sport, piuttosto che fare qualcosa individualmente. Penso che questo è quel che Lappartient vorrà fare. È probabile che la direzione dell’UCI vorrà reagire in questi casi piuttosto che agire direttamente”.

Conferma in questa direzione arriva anche dall’ex professionista Andry Grivko, ora presidente della Federciclismo Ucraina: “Questo è un argomento politico ed è meglio chiedere al comitato olimpico perché tutti sanno che le federazioni internazionali seguono le decisioni di Thomas Bach (il presidente del CIO, ndr). Comunque, quel che vedo rispetto ad altri sport è che la federazione ciclistica ha dato delle buone sanzioni”.

Ovviamente, nell’eventualità ancora tutta da valutare che ci debbano essere decisioni da parte degli organi politici e poi del CIO, il ciclismo si troverebbe una brutta gatta da pelare. “Nel ciclismo ci sono squadre sponsorizzate dall’UAE e soldi che entrano grazie agli sponsor, quindi penso che se questa nazione dovesse essere specificatamente sanzionata per i suoi legami con Putin, l’UCI si troverebbe ad avere delle difficoltà – riprende l’ex membro UCI – Cosa fare con la squadra maschile, una delle migliori al mondo e più forti economicamente? Ci sarebbero serie conseguenze per la squadra e molto altro. È stato relativamente semplice affrontare la questione Russia e Bielorussia, ma una grande squadra come la UAE e un evento WorldTour come l’UAE Tour sono elementi significativi al massimo livello di questo sport. Sarebbe un problema piuttosto grande da dover affrontare”.

Per il momento né l’UCI, né la UAE Team Emirates hanno voluto commentare ufficialmente la questione, così come non ci sono state reazioni da parte di UAE Team ADQ e UAE Tour, mentre il CIO, tramite un proprio portavoce, ha voluto ribadire la propria neutralità nei conflitti spiegando che “la missione del CIO e dei Giochi Olimpici di unire il mondo interno in una competizione pacifica”.

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