Jumbo-Visma, Primoz Roglic: “Continuerò a correre finché mi divertirò. Il Tour? Non voglio dire che sia un’ossessione, ma è mia responsabilità provarci”

Primoz Roglic si racconta tra successi passati e obiettivi futuri. Il corridore sloveno ha appena concluso quella che può essere considerata una delle sue migliori stagioni in assoluto, nella quale ha vinto quasi tutte le corse cui ha preso parte (su tutte, il Giro d’Italia), e ora, dopo otto anni con la Jumbo-Visma, si appresta ad iniziare una nuova avventura con la Bora-hansgrohe. Approfittando del periodo di riposo, il classe 1989 ha presenziato negli scorsi giorni alla presentazione del percorso della prossima edizione della Corsa Rosa e a un incontro organizzato nell’ambito del Festival dello Sport di Trento, nel quale ha parlato del suo passato e dei suoi inizi nel salto con gli sci, ma anche delle sue sfide nei prossimi anni, nei quali punta a essere ancora competitivo nei Grandi Giri nonostante i 34 anni e i giovani fenomeni che stanno emergendo.

Ho iniziato tardi a pedalare e quindi non mi importa davvero contare gli anni – le parole di Roglic, riportate da Cyclingnews –  Quando hai la possibilità di realizzare le cose che sogni, devi farlo per tutto il tempo che vuoi. Continuerò a correre finché mi divertirò. Adesso mi diverto e mi diverto ad essere quello che sono nel mondo del ciclismo. Quando capirò che voglio fare altro nella vita, farò spazio ai giovani che stanno emergendo in fretta“.

Come noto, prima della bici lo sloveno ha praticato un altro sport: “Il salto con gli sci è uno sport completamente diverso; finisce in un paio di secondi, mentre la corsa in bicicletta dura ore e ore. Ma mi ha dato molto, ho usato tecniche di meditazione e visualizzazione, il che mi ha aiutato come ciclista. Sicuramente non avevo la resistenza, ma avevo altre piccole abilità che mi hanno aiutato, e poi ho imparato abbastanza velocemente“.

La mia carriera ciclistica si è poi sviluppata passo dopo passo, magari a passi veloci, ma passo dopo passo – ha proseguito il 34enne – Nel 2017 ho vinto la Volta ao Algarve e poi la prima gara WorldTour. Quindi, il Giro d’Italia 2019 è stata la prima volta in cui sono stato capitano di una squadra e ho provato a vincere un Grande Giro. Non sapevo di poter essere un buon cronoman, e ho mancato la vittoria della prima tappa, e quindi la maglia rosa, per un decimo di secondo da Tom Dumoulin. Ma ho deciso che volevo vincere la seconda cronometro, anche se in realtà non avevo mai corso una cronometro di oltre 40 chilometri. Abbiamo deciso di provarci ed è stata la mia prima vittoria di tappa in un Grande Giro“.

In quel Giro d’Italia, Roglic chiuse terzo alle spalle di Carapaz e Nibali, mentre quest’anno è riuscito a salire sul gradino più alto del podio, superando anche qualche giornata difficile: “Sono arrivato terzo nella tappa del Monte Bondone nel Giro 2023, e quel risultato è stata una vittoria personale. Non avevo le gambe quel giorno, ma correre i Grandi Giri non significa essere sempre primi. Si tratta di dare qualcosa in più in certi momenti chiave. L’ho fatto nella tappa del Bondone per poter lottare ancora per la vittoria nella generale nelle tappe finali”.

Uno sforzo che gli ha permesso poi di ribaltare il Giro nella cronoscalata del Monte Lussari: “Sono stato molto felice di aver potuto dare il massimo su quella salita, che per me ha un significato speciale vista la mia carriera nel salto con gli sci, perché lì ho vinto un titolo mondiale junior. Il sostegno della gente e poi la folle cronometro erano tutto ciò che potevo desiderare. Il problema meccanico non lo volevo, ma l’abbiamo sistemato in fretta e poi ne avevo ancora abbastanza per finire”.

Tanti sono stati i successi di Roglic finora, ma non è mancata anche qualche sconfitta, la più importante delle quali è stato perdere il Tour de France 2020 alla penultima tappa, la crono di La Planche des Belles Filles: “Ero lì per vincere e portare a termine il lavoro, quindi è stata dura quando ho perso. Ma guardando indietro devo esserne felice perché poi ho vinto tante cose. Forse avrei potuto vincere il Tour, ma poi forse non avrei vinto tutto quello che ho vinto, quindi il Tour 2020 in realtà mi ha dato molto. Dipende sempre da come guardi le cose nella vita”.

Il prossimo obiettivo è quindi quello di provare a portare a casa quella Maglia Gialla sfuggitagli per poco tre anni fa: “Non voglio dire che il Tour sia un’ossessione. Ho vinto tanto e quindi, anche se mi fermassi subito, sarei super orgoglioso di quello che ho vinto e di quello che è successo. Ma è mia responsabilità provarci, provare a fare di tutto per vincere, non avere rimpianti ed essere orgoglioso di ciò che accade“.

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