Ineos Grenadiers, Egan Bernal: “Mi sveglio ogni giorno pensando che tornerò al mio miglior livello. Vorrei confrontarmi con i big di oggi”

Egan Bernal non nasconde la sua speranza di tornare al suo livello. Consapevole di aver già affrontato un lunghissimo e durissimo percorso dopo il terribile infortunio del gennaio 2022, il colombiano da allora è ben lontano dai risultati che era riuscito ad ottenere negli anni precedenti, che lo avevano portato al vertice grazie ai successi a Tour de France 2019 e Giro d’Italia 2021, quando era riuscito a superare un grave problema alla schiena. Fermo per quasi tutta una stagione in seguito alle venti fratture subite, fra cui colonna vertebrale, femore e rotula, senza dimenticare due polmoni collassati, il classe 1997 ha vissuto una lunga riabilitazione che quest’anno, interamente incentrato nel fargli ritrovare il ritmo di gara, ha cominciato a dare i suoi frutti.

Mi sveglio ogni giorno pensando che tornerò al mio miglior livello – spiega a cyclingnews con grande determinazione- Voglio avere quella mentalità che mi porta ad essere uno dei migliori al mondo perché altrimenti penso che non continuerei a correre in bici come professionista, ma mi ritirerei. Penso che con questa mentalità posso riuscire ad essere di nuovo tra i migliori”.

Ovviamente, il corridore della Ineos Grenadiers sa che non sarà semplice e quanto tempo potrebbe volerci, ma non ha intenzione di smettere di provarci, con la vittoria della Vuelta a España, non necessariamente 2024 che resta il suo grande obiettivo di carriera ormai: “In un contesto normale puoi più o meno immaginarti come potrai andare, ma attualmente non lo so. Forse potri andare molto bene, o forse avrò bisogno ancora di fare molti chilometri e corse per essere ad un buon livello, quindi molto dipenderà da questo”.

Per riuscirci, sa che dovrà affrontare i nuovi campioni, da Tadej Pogacar a Primoz Roglic, passando per Remco Evenepoel e Jonas Vingegaard: “Vogliono davvero vincere ogni gara. Arrivano in buona forma per vincere, e per questo serve un lavoro intenso e duro. Non è qualcosa che posso fare attualmente, ma quando ero al meglio, nel 2019, ho vinto anche Parigi-Nizza e Giro di Svizzera, stavo iniziando a vincere ovunque. Non credo che loro abbiano qualcosa che io non ho, o viceversa. Tutti i campioni hanno una mentalità forte. Sarebbe bello vedere il mio livello rispetto a loro in una situazione normale. Non so se sarà possibile dopo tutto quello che è successo, ma è quel che sto provando a raggiungere”.

Un esempio di resilienza e coraggio lo trova in Chris Froome, che sta affrontando un percorso simile al suo, pur iniziato quasi tre anni prima e a una età ben diversa (i due si passano 12 anni): “Sin da quando sono un ragazzo, Froome è stato un eroe per me. Quel che ha fatto, vincere quattro Tour de France, il Giro e la Vuelta, è stato straordinario – commenta – In realtà, quando ho scelto la Sky nel 2018 è stato per lui. Perché volevo far parte della sua stessa squadra. Solo stare in squadra con lui per me era un sogno. Dopo il mio incidente, che è stato simile al suo, abbiamo parlato molto e mi ha mostrato che devi fare quel che vuoi fare per te stesso, non per gli altri. Ho molto rispetto per lui, per quel che sta facendo. Onestamente, mi dà grande morale per continuare“.

Intanto, pur non avendo ancora un programma definito, sembra probabile che inizierà la sua stagione sulle strade di casa, con la partecipazione al rinato Tour Colombia e ai Campionati Nazionali. La breve corsa a tappe in programma dal 6 all’11 febbraio potrebbe così essere per lui un primo obiettivo concreto.

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