Coronavirus, Marc Madiot avverte: “Monitorerò che il Giro non inghiottisca i piccoli organizzatori. Nessuno deve rimanere a bordo strada”

Marc Madiot non riesce a fare una previsione a lungo termine su quel che sarà della stagione 2020. Con la conclusione della Parigi – Nizza (vinta da Maximilian Schachmann) si è conclusa una prima mini parte di stagione, visto che le tante corse annullate causa coronavirus hanno creato una lunga e inattesa sosta nel calendario primaverile. Il team manager della Groupama- FDJ ha dichiarato di non voler fare previsioni a lungo termine, anche per non illudere nessuno, così come ha trovato difficile fare un bilancio di una prima parte di stagione che doveva essere solo preparatoria.

“Difficile fare un bilancio, soprattutto perché avevamo scelto un avvio di stagione light – ha dichiarato – Non abbiamo corso molto a febbraio, l’obiettivo era cominciare ad andare forte a marzo. Nel momento in cui pensavamo di arrivare super competitivi ci siamo dovuti fermare. A parte qualcuno con 8-10 giorni di corsa, gli altri ne hanno 3-4 e William Bonnet addirittura è a zero. Cominciavamo comunque ad andare bene, sia con Pinot alla Parigi – Nizza che con Gaudu e Demare allo UAE Tour. I nostri capitani stavano arrivando nel loro momento migliore, l’unica consolazione è che la scelta di approccio alla stagione era stata buona”.

Il francese, poi, ha lanciato un monito anche a chi dovrà occuparsi di ridisegnare i calendari: “Ora tutto è fermo per almeno un mese, alla ripresa gli annunci saranno fatti con il contagocce. Lì bisognerà sorvegliare che nessuno pretenda delle date con il pretesto di essere più importante. Bisognerà fare attenzioni ai “piccoli”: organizzatori, corse, squadre e corridori. Vigilerò su questo. Certo, voglio che il Giro d’Italia si faccia, anche posticipato, ma non dovrà inghiottire i piccoli organizzatori. Non bisognerà lasciare nessuno a bordo strada”.

Il transalpino ha poi continuato, ricordando anche come sarà difficile per i corridori tenersi allenati in questo periodo, in cui i raduni sono vietati ormai un po’ in tutta Europa: “Non faccio previsioni. In quindici giorni l’abbiamo già dovuto fare più volte, ma poi tutto finiva nella spazzatura due giorni dopo. Dovremo capire cosa accadrà dal punto di vista sanitario, perché sarà quello a determinare il resto. Le istituzioni sportive si organizzeranno in base alle indicazioni dei vari governi internazionali. Non voglio entrare in una modalità da seconda tranche invernale, al momento voglio essere pragmatico, abbiamo davanti quindici giorni che saranno decisivi per il seguito. La cosa più importante è la curva di evoluzione del virus, al momento fare progetti non serve a nulla, perché potrebbero esserci grandi chance di restare delusi e io non voglio dare false speranze. Proveremo a far gestire al meglio la nostra situazione ai nostri corridori, sapendo comunque di non poter fare raduni. Ci sarà più che altro assistenza morale, visto che non ci si può raggruppare per correre o allenarsi e faremo in modo che possano continuare ad allenarsi, anche in casa, visto che i corridori in Spagna e in Italia non possono nemmeno uscire di casa”.

Infine, il dirigente francese ha commentato sulla situazione in generale: “Siamo tutti nella stessa situazione, la cosa più inquietante è l’incertezza. Quando sai che sei fermo due o tre settimane è facile da gestire, ma qui saremo fermi a tempo indeterminato. Se vogliamo essere ottimisti possiamo dire che ricominceremo tra tre settimane, ma osservando la realtà, basandoci su quanto accaduto in Cina, sembra che ci vorrà molto più tempo. Prima o poi la stagione riprenderà, ma quando? Come? Impossibile saperlo adesso. Ad ogni modo, la bici sarà ancora una volta il riflesso della società, riprenderemo quando la società riprenderà il suo corso normale”.

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