Pagelle Parigi – Roubaix 2018: giornata da sogno per Sagan e Dillier, male i QuickStep, azzurri sfortunati

Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), 10: Il corridore della Bora – Hansgrohe non era mai riuscito a brillare alla Roubaix, ma oggi zittisce tutti con una prova da Campione del Mondo. Questa volta decide di non aspettare le azioni degli altri big, ma si muove in prima persona attaccando addirittura a 55 chilometri dalla conclusione. Un attacco che sorprende tutti i suoi avversari con lo slovacco che guadagna subito un margine importante. Nonostante dietro trovino anche un buon accordo Sagan continua a guadagnare secondi su secondi e alla fine centra una splendida vittoria.

Silvan Dillier (AG2R La Mondiale), 10: Giornata quasi da sogno per lo svizzero. 220 chilometri in fuga per lui, che resiste nel finale al ritmo di Sagan, venendo battuto solo allo sprint. Una prova super per il corridore della AG2R La Mondiale, ancor di più se si pensa che la condizione non era ottimale essendo reduce da un infortunio rimediato alla Strade Bianche. E pensare inoltre che non doveva neanche esser al via della corsa inizialmente, ma l’infortunio di Barbier ha cambiato i piani in casa…

Jelle Wallays (Lotto Soudal), 8: Come già avvenuto l’anno scorso, prova a rendersi protagonista della Roubaix con una fuga da lontano. Quando Sagan si riporta in testa cerca di resistere, dovendo alzare bandiera bianca nel settore di pavé numero sette. Prova a resistere a quel punto con le unghie ed i denti portando alla fine a casa il quattordicesimo posto finale.

Oliver Naesen (AG2R La Mondiale), 7.5: Un dodicesimo posto che ha il sapore della beffa. Il Campione nazionale belga è rimasto coinvolto in diverse cadute nella prima fase di gara quando è stato rallentato anche da problemi alla bici. Nonostante ciò rientra sempre in gruppo, forando però nuovamente nel settore di pavé numero quattordici quando la corsa si infiamma. Non si arrende neanche questa volta e alla fine porta a casa un piazzamento nella Top15. Da capire cosa avrebbe potuto fare senza tutti gli inconvenienti.

Taylor Phinney (EF – Drapac), 7.5: Il corridore americano aveva un conto in sospeso con la Roubaix dopo esser stato costretto a saltarla l’anno scorso per via di una commozione cerebrale. Il portacolori della EF – Drapac si prende la sua personale rivincita tornando quel corridore ammirato prima dei tanti e devastanti infortuni. Diversi i tentativi di allungo, mentre nel finale si sacrifica anche per il capitano Vanmarcke prima di perdere contatto nel gruppo degli inseguitori nel quintultimo settore di pavé. Prova comunque a stringere i denti e alla fine porta a casa un ottimo ottavo posto.

Nils Politt (Katusha – Alpecin), 7.5: Il tedesco conferma di poter far bene in una corsa come la Roubaix. Già l’anno scorso, alla seconda esperienza, era arrivato nel secondo gruppo inseguitore, ma quest’anno il portacolori della Katusha – Alpecin fa un grande passo in avanti, correndo con coraggio e volontà di mettersi in mostra. Dopo la Foresta di Arenberg è infatti il primo a riportarsi su Teunissen e Gilbert prima del rientro del gruppo. Chiude la corsa con un ottimo settimo posto e ora sarà da guardare con grande attenzione nelle prossime edizioni della classica monumento francese.

Jasper Stuyven (Trek – Segafredo), 7.5: Il belga prova ad animare la corsa con diversi attacchi nella fase centrale della corsa. Proprio grazie ad un attacco riesce a seguire il ritmo del gruppetto inseguitore quando si riportano su di lui. Alla fine ottiene un quinto posto, confermando di avere un feeling molto positivo con la classica francese visto che l’anno scorso si piazzò al quarto posto.

Marco Marcato (UAE Team Emirates), 7: L’attesa dei tifosi italiani era rivolta soprattutto a Trentin e Moscon, ma alla fine il migliore italiano sul traguardo è proprio lui. Il corridore della UAE Team Emirates chiude la corsa al diciottesimo posto, dopo aver lavorato anche per proteggere Kristoff prima della caduta del Campione Europeo, confermandosi il migliore italiano nella Roubaix come già avvenuto nel 2015 ed il 2016. Spesso al servizio dei capitani, porta a casa un buon risultato che conferma le sue qualità sulle pietre.

Wout van Aert (Vérandas Willems-Crelan), 7: Altra prova molto positiva del Campione del Mondo di Ciclocross. Insieme a Stuyven, è lui il primo a provare a ricucire su Sagan, senza però riuscire nel suo intento. Riesce a quel punto a seguire senza particolari problemi il ritmo del gruppetto inseguitore e solo un problema meccanico all’ingresso del quintultimo settore di pavé gli impedisce di lottare per il podio. Alla fine chiude la corsa al tredicesimo posto, confermando così tutte le sue qualità anche su strada.

Niki Terpstra (QuickStep – Floors), 7: Un terzo posto che lascia tanta amarezza per il corridore della QuickStep – Floors. Dopo i successi alla E3 Harelbeke e al Giro delle Fiandre era sicuramente uno dei grandi favoriti, ma si fa sorprendere nel momento clou della corsa trovandosi troppo indietro quando attacca Sagan. Il ritmo che impone nei settori finali di pavé e la facilità con cui stacca il resto degli inseguitori aumenta i rimpianti visto che Terpstra conferma che aveva una super gamba.

Jens Debusschere (Lotto Soudal), 6.5: Il belga è sempre attento nella fase centrale di gara, seguendo gli attacchi dei vari corridori. Si fa sorprendere quando Terpstra con il suo forcing fraziona il gruppo, ma con una grande azione in solitaria riesce a rientrare sul gruppetto Van Avermaet-Terpstra. Paga lo sforzo nel finale, perdendo contatto in uno degli ultimi settori di pavé, chiudendo comunque la corsa al decimo posto.

Mike Teunissen (Sunweb), 6.5: Prova ad allungare sulla Foresta di Arenberg insieme a Gilbert. Purtroppo per lui l’azione non va a buon fine e viene riassorbito dal gruppo. Nonostante ciò stringe i denti e alla fine ottiene un buon undicesimo posto, non male alla sua terza partecipazione nella classica monumento.

Sep Vanmarcke (EF – Drapac), 6,5: Per una volta la fortuna sembra graziarlo, ma nonostante ciò il belga non brilla come ci si poteva aspettare. Sui vari settori di pavé segue il ritmo dei migliori, ma non sembra avere il ritmo per poter staccare gli avversari. Alla fine centra un sesto posto che gli permette di centrare il quarto piazzamento nei primi 10 nelle ultime cinque partecipazioni alla corsa.

John Degenkolb (Trek – Segafredo), 6: La condizione non è ottimale, ma nonostante ciò il tedesco prova ad onorare nel migliore dei modi la corsa che lo ha vinto trionfare nel 2015. È lui infatti uno dei più attivi per provare a riportarsi su Stybar senza però riuscirci. Quando poi la corsa entra nel vivo, non riesce a seguire il ritmo dei migliori, chiudendo la corsa al diciassettesimo posto.

Greg Van Avermaet (BMC) 5,5: Altra prova sottotono nella campagna del nord del Campione Olimpico. A 55 chilometri dalla conclusione prova un forcing senza però staccare i vari favoriti. La sua azione inoltre fa da trampolino all’attacco di Sagan che avviene subito dopo. Un attacco in cui i vari big si fanno sorprendere, a partire proprio dallo stesso Van Avermaet che era in prima posizione in quel gruppetto. Nel finale si fa sorprendere anche da Terpstra per il podio chiudendo la corsa al quarto posto.

Philippe Gilbert (QuickStep – Floors), 5: Si prova a muovere da lontano, animando la corsa nella Foresta di Arenberg quando decide di seguire Teunissen. L’azione non va a buon fine, ma si fa trovare pronto quando Terpstra allunga sul settore di Mons-en-Pévèle. Il nuovo forcing del compagno di squadra per ricucire su Sagan però il belga lo paga a caro prezzo, non riuscendo più a rientrare sugli inseguitori. Alla fine porta a casa un quindicesimo posto che per molti corridori sarebbe positivo, ma viste le qualità dell’ex Campione del Mondo non è sicuramente quello che sperava.

Zdenek Stybar (QuickStep – Floors), 5: Nonostante gli ottimi risultati delle ultime settimane di Terpstra, si pensava che il capitano in casa QuickStep – Floors potesse esser il corridore ceco. A 75 chilometri dalla conclusione si capisce però forse che la strategia poteva esser diversa visto che ad attaccare è proprio Stybar. Un attacco troppo da lontano per poter sperare di arrivare al traguardo ed infatti lo stesso Stybar si rialza dopo qualche chilometro. Una volta riassorbito il corridore della QuickStep – Floors non si vede più, ricomparendo solo nell’ordine d’arrivo finale con il nono posto.

Arnaud Démare (Groupama – FDJ), 5: Giornata no per il francese. Condizionato da diversi problemi nelle prime fasi di gara il leader della Groupama – FDJ fatica già alla Foresta di Arenberg quando perde contatto. Riesce fortunatamente a rientrare, ma quando la corsa si infiamma scompare chiudendo la corsa lontanissimo dai migliori.

Edvald Boasson Hagen (Dimension Data), 4: Che la condizione non sia quella dei giorni migliori si era capito già nelle scorse settimane, ma qualcosa in più ci si poteva aspettare oggi dal norvegese. Non si vede praticamente mai nelle prime posizioni del gruppo, staccandosi in maniera inesorabile in vista di Mons-en-Pévèle.

Gianni Moscon (Sky), s.v.: Roubaix da dimenticare per il trentino. Fra cadute e forature è costretto ad inseguire diverse volte nella prima parte di corsa. Nella maxi caduta prima di Mons-en-Pévele purtroppo è costretto a rallentare e questa volta non riesce a rientrare, venendo tagliato fuori dai giochi per la vittoria.

Alexander Kristoff (UAE Team Emirates), s.v.: Lotta con i migliori a lungo, ma una caduta poco prima di Mons-en-Pévèle lo costringe a dire addio alle chances di vittoria.

Geraint Thomas (Sky): s.v.: La Roubaix del gallese dura 94 chilometri. Una caduta nel primo settore di pavé lo costringe a perdere terreno e di conseguenza al ritiro. Sicuramente un rientro sul pavé da dimenticare per il portacolori della Sky che era partito con una forma non ottimale dopo aver avuto problemi di stomaco ieri.

Matteo Trentin (Mitchelton – Scott), s.v.: La sfortuna sembra averlo messo nel mirino. Una brutta caduta lo costringe al ritiro nel settore di pavé numero venti.

2 Commenti

  1. Non condivido il parere negativo sulla Quick-Step. Se dobbiamo giudicare solo dal risultato finale allora dovremmo dare la sufficienza solo a Sagan e Dillier ma se teniamo conto dell’intera gara a mio giudizio la Quick ha condotto la corsa nelle prime due ore e mezza, ha tentato diversi allunghi con suoi uomini e ha concluso col terzo posto di Terpstra. Le gare si possono vincere e perdere e non tutte le domeniche sono uguali alle precedenti. Se bocciamo la Quick quali sarebbero le squadre da promuovere? Finiamola poi di giustificare gli atleti italiani sempre con la sfortuna visto che tantissimi sono quelli che hanno forato o sono caduti ma che sono ugualmente giunti al traguardo con chi battagliava per le prime posizioni. Il buon Marcato sono già tre anni che si classifica come primo degli italiani ma ha il torto di non essere mediaticamente personaggio da prime pagine.

    1. La Quick/Step è da bocciare ma non perché non ha vinto ma per come ha perso.
      Quando è partito Sagan,di pedina, loro erano in 5 e nessuno dei 5 non gli è andato dietro e non hanno neppure organizzato l’inseguimento.
      Non si fa’ andare via uno come Sagan a quella maniera li

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