Bilancio Squadre 2022: UAE Team Emirates

Un’annata con tanti successi, ma anche una grande delusione per la UAE Team Emirates. Il team manager Joxean Matxin, che avrebbe voluto vincere il Tour per il terzo anno di fila per parlare di annata perfetta, assegna così un voto di 8,5 alla stagione del suo team. Pur senza il trionfo alla Grande Boucle (dove comunque è arrivato un secondo posto e tre successi di tappa), la stagione della squadra asiatica è sicuramente positiva grazie ai ben 48 successi ottenuti (l’anno scorso erano stati 32). La squadra si è ben comportata nei GT, salendo sul podio finale anche alla Vuelta, ma anche nelle classiche, con la conquista della Strade Bianche e, per il secondo anno di fila, del Lombardia, a cui va aggiunto poi anche un podio sfiorato al Giro delle Fiandre. Il punto debole, invece, continuano a essere le volate, nonostante la vittoria della volata di Madrid alla Vuelta (che per come è arrivata è però anche emblema proprio delle difficoltà sopracitate).

TOP

Dei tanti traguardi elencati in precedenza, quasi tutti portano la firma di Tadej Pogacar. Lo sloveno è stato ancora una volta autentico trascinatore del team, vincendo ben sedici corse (il secondo è Marc Hirschi a quota quattro), diventando il corridore più vincente della giovane storia del team. La giornata del Col du Granon è sicuramente il momento peggiore della sua stagione, ma anche dopo quel momento di crisi si è rialzato, vincendo un’altra tappa al Tour (ne aveva già vinte due, di cui una in maglia gialla) e provando ad attaccare Vingegaard fino all’ultimo momento possibile, chiudendo comunque al secondo posto. Nella prima parte di stagione c’erano già stati i successi allo UAE Tour, la corsa di casa del team, e alla Tirreno-Adriatico, ma la cavalcata solitaria alla Strade Bianche era stata la prima vera giornata da fenomeno. Il classe ’98 mette nel mirino anche le classiche di primavera, chiudendo al quinto posto la Milano-Sanremo e soprattutto al quarto posto al Giro delle Fiandre, dopo un lungo testa a testa con Mathieu van der Poel, poi vincitore della corsa, fino al rettilineo finale. Dopo aver vinto anche a casa sua al Giro di Slovenia e la già citata parentesi del Tour, il ventiquattrenne continua a essere competitivo anche nel finale di stagione, vincendo il GP de Montréal e soprattutto il Lombardia, battendo un pimpante Enric Mas nello sprint conclusivo. Non resta che chiederci quale sarà la sua prossima impresa.

Più sorprendente (per le dichiarazioni, perché il potenziale era già evidente a chiunque) il 2022 di Juan Ayuso. Un anno fa di questi tempi, lo spagnolo dichiarava di non voler correre nessun GT in questa stagione, mentre alla fine dell’anno è già salito sul podio di un GT. Il classe 2002 inizia l’anno concentrandosi sulle corse di un giorno (ad esempio è secondo al Trofeo Laigueglia nel giorno dalla tripletta UAE), ma partecipando anche a qualche corsa a tappe (ottime ad esempio le sue prestazioni al Giro di Catalogna). Vince la classifica dei giovani al Giro di Romandia, mentre a fine agosto ottiene la prima vittoria della carriera al Circuito de Gexto. La squadra decide di convocarlo alla Vuelta, dove comunque arriva tutto sommato a fari spenti, complice anche la presenza di Almeida. Nella prima tappa con arrivo in salita, però, fa meglio del portoghese e, soprattutto, stacca Roglic e tutti gli altri big a eccezione di Evenepoel e Mas. A metà gara viene colpito dal covid ma la bassa carica virale gli consente di restare in gara e così difende il suo posto nella top 5 fino alle ultime tappe, quando addirittura va all’attacco del podio, riuscendo a salire al terzo posto dopo il ritiro di Roglic. Il ventenne si gestisce alla perfezione e a Madrid diventa il corridore più giovane a salire sul podio della corsa, riuscendo al debutto in un GT, come aveva fatto il suo compagno Tadej Pogacar nel 2019.

Ha raccolto forse meno di quanto avrebbe meritato un pimpante Joao Almeida. Dopo aver vinto una tappa del Giro di Catalogna, chiuso sul podio, il portoghese si presente al via del Giro d’Italia come capitano del suo nuovo team. Il lusitano arriva fino a 12″ dalla maglia rosa al termine della tappa del Blockhaus e, salendo sempre del suo ritmo nelle salite più difficili, riesce a gestire a lungo la posizione sul podio. Purtroppo viene colpito dal covid prima della tappa di Treviso, quando è ancora quarto in classifica e con una crono a suo favore che gli avrebbe offerto molte chance di salire sul podio. Dopo il titolo di campione nazionale portoghese e la splendida vittoria della tappa di Lagunas de Neila alla Vuelta a Burgos (dove si piazza anche secondo nella generale), il classe ’98 è al via anche della Vuelta, dove l’idea è di fargli fare ancora il capitano in assenza di Pogacar. L’esplosione di Ayuso mette un po’ in ombra le prestazioni di Almeida, che comunque cresce nell’arco delle tre settimane e riesce a chiudere le tre settimane al quinto posto della generale. Alla fine gli restano tre vittorie stagionali, ma la sensazione è che abbia risposto sempre presente ogni qualvolta sia stato chiamato in causa e l’impressione è che il bottino di vittorie potrebbe aumentare in maniera consistente nei prossimi anni.

+++ Tadej Pogacar
++ Juan Ayuso
+ Joao Almeida

FLOP

Le volate sono state il vero e proprio tallone d’Achille della compagine emiratina. L’avventura alla UAE Team Emirats di Fernando Gaviria, velocista principe delle ultime stagioni, si chiude con parole di accusa di Matxin nei confronti del colombiano per la sua etica del lavoro. L’anno dello sprinter sudamericano in realtà si apre bene con due vittorie al Tour of Oman e un buon secondo posto al GP Francoforte. Al Giro d’Italia ottiene qualche piazzamento in volata e si mostra anche grintoso quando si lancia nelle fughe, tanto da chiudere al secondo posto nella classifica a punti. Tuttavia, le aspettative su di lui erano molto più alte e il finale di stagione avaro non solo di successi, ma anche di piazzamenti, non fa altro che velocizzare il suo addio al team e il passaggio alla Movistar.

Gaviria era andato in difficoltà già nelle passate stagioni e per questo è arrivato un pezzo da novanta come Pascal Ackermann per rinforzare il gruppo dei velocisti. Complice anche qualche problema fisico di troppo, il tedesco chiude però l’anno con soli due successi all’attivo, alla Bredene Koksijde Classic e in una tappa del Giro di Polonia. Dopo l’infortunio ai campionati europei arriva alla Vuelta ancora non al top della condizione, che cresce nelle tre settimane. La volata di Madrid, però, dove a vincere è il suo ultimo uomo Molano mentre lui non riesce a uscirgli dalla ruota è la fotografia della sua stagione. Il classe ’94, però, spera che gli infortuni gli lascino tregua il prossimo anno in modo da potersi riscattare immediatamente.

Un altro nuovo arrivo che ha reso al di sotto delle aspettative è sicuramente George Bennett. Il neozelandese è stato fermato dal covid prima della decima tappa, quando Tadej Pogacar era ancora in maglia gialla, ma anche nelle occasioni in cui invece la sfortuna gli ha lasciato tregue non è riuscito a fornire prestazioni al suo livello. Sia quando è al servizio della squadra che quando è invece impegnato come uomo di riferimento, il classe ’90 sembra fare sempre fatica e il meglio che riesce a ottenere dalla sua stagione è il secondo posto alla Vuelta a Castilla y Leon alle spalle di Simon Yates.

– George Bennett
— Pascal Ackermann
— Fernando Gaviria

Miglior Momento

Pur non riuscendo a replicare per il terzo anno di fila il trionfo ai Campi Elisi, la stagione della UAE Team Emirates è piena di momenti da ricordare. Pogacar ha vinto tre tappe al Tour e si è imposto al Lombardia e alla Strade Bianche (in questo caso facendo un vero capolavoro), ma anche le vittorie di tappa di Marc Soler e Alessandro Covi rispettivamente a Vuelta e Giro sono state cariche di significato. Da italiani, scegliamo quella del classe ’98, che si è imposto in cima alla Marmolada dopo cinquanta chilometri di fuga solitaria, mentre alle sue spalle i big della generale si giocavano l’intera corsa nell’ultimo arrivo in salita delle tre settimane.

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