Giro dell’Arabia Saudita, le associazioni per i diritti umani attaccano ASO per la nascita della nuova manifestazione: “Così si associa il ciclismo ad autoritarismo e repressione”

Le associazioni per i diritti umani attaccano ASO per la nascita del nuovo Giro dell’Arabia Saudita. La corsa a tappe saudita, che rappresenta insieme alla Tel Aviv Classic una delle più importanti novità per il ciclismo in medio oriente, è stata presentata in maniera ufficiale pochi giorni fa e si terrà dal 4 all’8 febbraio prossimi. L’istituzione di questa nuova gara non è però andata giù alle associazioni per i diritti umani che, nella persona del direttore dei Servizi Internazionali per i Diritti Umani, Phil Lynch, hanno aspramente criticato l’istituzione di una nuova gara in un paese dove, secondo i dati di Amnesty International, i diritti umani sono fortemente limitati.

“Il ciclismo storicamente è sempre stato associato a valori come libertà ed uguaglianza, sia di movimento che di espressione – è stata la premessa di Lynch – Purtroppo, il ciclismo professionistico si sta associando sempre di più a valori come autoritarismo e repressione”.

Lynch ha poi proseguito nello specifico, dichiarando che secondo lui il governo saudita utilizzerà la nuova gara per distogliere l’attenzione mediatica dalle varie violazioni dei diritti umani, citando a titolo di esempio l’omicidio del giornalista Jamal Khasoggi, avvenuto più di un anno fa nell’ambasciata saudita in Turchia: “L’UCI non dovrebbe istituire (e non dovrebbe trarne profitto) una gara che le autorità saudite utilizzeranno per ripulirsi attraverso lo sport di violazioni sistematiche e diffuse dei diritti umani, come l’uccisione extragiudiziale di Jamal Khasoggi o la detenzione arbitraria e la tortura di Loujain al-Hathloul, donna che si batte per i diritti umani”.

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