Associazione corridori professionisti italiani, la richiesta al Governo: “In caso di avvio della fase 2, fateci riprendere gli allenamenti”

La richiesta è partita dal Consiglio direttivo dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) ed è indirizzata al Governo nazionale. In particolare, l’organismo che rappresenta gli atleti del pedale azzurro ha fatto sapere di aver deciso di inviare una lettera al Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, a quello della Salute Roberto Speranza e a quello del Lavoro e delle Politiche sociale Nunzia Catalfo in vista di quella che ormai è universalmente nota come “fase 2” delle misure di contenimento da Covid-19. Il presidente Cristian Salvato ha incontrato i professionisti in una videoconferenza, che ha prodotto questo risultato.

Il proposito è quello di veder inseriti gli atleti di vertice nazionale nelle categorie di lavoratori che possano riprendere a svolgere le loro attività, in caso di parziale riapertura: “Riteniamo indispensabile fare una richiesta formale al governo perché prenda in considerazione la peculiarità del nostro sport e dia la possibilità ai nostri atleti di riprendere il loro lavoro – le parole di Salvato, a qualche settimana dallo stop assoluto dell’ultimo Decreto presidenziale –  Ovviamente non dimentichiamo il dramma di vite umane che ogni giorno questo virus ci sta portando via, lasciando nella sofferenza tantissime famiglie. Sarebbe inappropriato, in questo momento, pensare alle gare. Lo faremo più avanti, ma ora dobbiamo tutelare i nostri ragazzi e ragazze, che con il loro lavoro devono mantenere la propria famiglia. Per questo d’accordo con la Federazione Ciclistica Italiana abbiamo atteso il momento propizio per far sentire la nostra voce».

Così Alessandra Cappellotto, una dei due vicepresidenti di ACCPI (l’altro è Matteo Trentin): ” Abbiamo discusso del decreto Cura Italia e delle iniziative promosse da Sport e Salute e stiamo valutando la possibilità di accedere agli aiuti previsti per chi ne avesse bisogno. Abbiamo percepito in alcuni atleti la tensione e l’insofferenza che questo periodo di stop provoca e abbiamo anche pensato di interpellare un pool di psicologi sportivi per sostenerli a questo punto di vista».

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