Doping, la WADA respinge fermamente le accuse del MPCC

Non si è fatta attendere la risposta della WADA (World Anti-Doping Agency) alle dure critiche subite dal Movimento Per un Ciclismo Credibile. Il MPCC aveva posto senza mezzi termini le sue obiezioni sull’operato del massimo organismo nella lotta al doping, chiedendo anche le dimissioni del presidente Craig Reedie. Lo stesso Reedie ha voluto controbattere alle forti affermazioni del MPCC in una lettera in cui si sofferma su ogni punto portato alla luce dal movimento.

Innanzitutto ha voluto mettere in chiaro che il suo mandato terminerà il 31 dicembre 2019 e fino a quel momento resterà a capo della WADA, respingendo così le richieste di dimissioni. Reedie ha poi spiegato che il tramadolo non è proibito perché non ha le caratteristiche per essere considerato tale, ma gli studi su questa sostanza continueranno e, insieme all’UCI, terranno sotto controllo il suo uso nel ciclismo.

Per quando riguarda il caso dell’Operacion Puerto, Reedie afferma che “criticare la WADA per ciò che ha fatto denota un’incredibile mancanza di conoscenza e comprensione dei fatti”, visto che è stata in prima linea nello smascherare quel sistema di doping. Anche la reintegrazione della RUSADA (agenzia anti-doping russa) è stata fatta dopo attenta valutazione del Comitato esecutivo, con nove voti a favore contro due per la sua riammissione. La WADA è comunque tutt’ora vigile sugli sportivi provenienti dalla Russia, in attesa di ulteriori documenti e sviluppi che possano dar man forte alla loro caccia agli imbroglioni.

Sulla falsa riga anche le risposte riguardanti il caso Chris Froome, in cui Reedie sottolinea ancora una volta la mancanza di conoscenza dell’intera vicenda da parte del MPCC e le loro critiche sono volte solo a “gettare un’ombra sulla credibilità della WADA e rifiutare una realtà già accertata”.

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