Jumbo-Visma, Sepp Kuss: “Mi piacerebbe fare il capitano in un Grande giro, ma vado più forte quando non ho il peso delle aspettative su di me”

Sepp Kuss è uno dei pilastri della Jumbo-Visma. Il corridore statunitense sta disputando un Tour de France 2023 favoloso in supporto a Jonas Vingegaard e, da gregario, si trova addirittura al sesto posto della classifica generale, all’inizio della terza settimana. In salita, Kuss è probabilmente uno dei migliori al mondo e come uomo-squadra ha un valore impareggiabile. Peraltro, il 28enne texano era in organico in tutti e cinque i Grandi giri finora vinti dalla squadra neerlandese, ovvero le tre Vuelta a España di Primož Roglič, il Tour de France 2022 che si è aggiudicato  Vingegaard e il Giro d’Italia 2023, in cui ha trionfato di nuovo Roglič.

“Non pensavo di stare così bene in questo Tour de France 2023 – le parole di Kuss raccolte da Velo – Di solito nel secondo Grande giro della mia stagione vado meglio, ma al Tour il livello è così alto che non puoi fare paragoni con altre cose. Per me essere in grado di stare davanti e di aiutare Vingegaard in così tante occasioni è molto incoraggiante. Per noi la cosa più importante è che Jonas stia bene e che abbia fiducia in noi compagni. Per un gregario è una cosa molto bella”.

Ma Kuss non pensa di poter “mettersi in proprio” e puntare a fare il capitano in un Grande giro? “Mi piacerebbe avere l’opportunità di essere il riferimento di una squadra. Ma in questa squadra ci sono così tanti corridori forti che non c’è grande spazio. Ma è anche chiaro che la Jumbo-Visma è il meglio al mondo, quindi non ho alcun problema nello stare qui e fare quello che mi chiedono. Inoltre, mentalmente, quando non ho il peso delle aspettative su di me, sono un corridore migliore. Quando invece penso è quello che devo fare, rendo di meno. Quindi, forse, i miei risultati potrebbero essere diversi, se fossi un capitano”.

Lo statunitense sottolinea: “L’ideale forse per me sarebbe un ruolo da ‘battitore libero’. Mi piacerebbe e lo apprezzerei, anche perché non avrei bisogno del lavoro di tutta una squadra – le parole di Kuss – Tutte le tappe piatte le passerei in fondo al gruppo, rimanendo fuori dai problemi, e poi vedrei cosa succede. Ecco, se mi mandassero a un Giro d’Italia in una formazione in cui il riferimento sarebbe Olav Kooij per le volate, quello per me sarebbe perfetto”.

Kuss è stato anche involontario protagonista della caduta causata dall’imprudenza di uno spettatore, durante la tappa alpina di domenica 16 luglio: “Credo ci debbano essere conseguenze per quelle azioni. So che è impossibile avere tutto perfettamente sicuro nel ciclismo, non si possono mettere transenne lungo tutta una tappa. Ma bisogna anche dare un segnale. Le conseguenze di quella caduta potevano essere tremende per la gara: poteva toccare alla Maglia Gialla o uno dei migliori della classifica generale. Non è una cosa che mi fa arrabbiare, peraltro; proprio non la capisco. Se vai a una corsa ciclistica, dovresti goderti l’atmosfera e guardare la gara. Invece, quasi tutti hanno in mano un telefono e fanno selfie. Per me non ha senso. In ogni partenza e in ogni arrivo vedi persone che guardano le cose attraverso il loro telefono, anziché farlo con i loro occhi“.

Il corridore della Jumbo-Visma è uno dei rappresentanti di una generazione di corridori che sta riaccendendo seguito e passione negli Stati Uniti: “Da noi tante persone pensano: ‘Armstrong si dopava, lo faranno anche adesso’. È la loro opinione ed è dura cambiarla, ma negli ultimi anni molti appassionati hanno superato quel pensiero. Sto ricevendo tantissimi messaggi di persone che dicono che non guardavano il Tour da anni ma che ora stanno riprendendo a farlo. È una bella sensazione”.

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