Groupama-FDJ, Thibaut Pinot ottimista: “Trovo difficile pensare che un’intera stagione possa essere annullata”

Tra i corridori maggiormente penalizzati dallo stop forzato c’è Thibaut Pinot. Il capitano della Groupama-FDJ era pronto a un 2020 da grande protagonista dopo un 2019 estremamente sfortunato, che si era di fatto concluso a causa di un banale infortunio nel corso del Tour de France. E proprio il Tour sarebbe l’obiettivo principale del quasi 30enne scalatore, che aveva messo nel mirino anche i Giochi Olimpici, ormai sfumati, e i Campionati del Mondo. Il condizionale è d’obbligo perché non si sa ovviamente ancora quando si tornerà a correre e con quale calendario. Il suo recupero si è quindi interrotto alla Parigi-Nizza, dove era comunque sembrato in crescita con il quinto posto finale.

Pinot è tornato a parlare nelle scorse ore a Nicolas Geay di France tv sport, raccontando come il Coronavirus sia una seria minaccia anche per la sua famiglia: “Mia madre è un’infermiera e mio padre lavora nelle pompe funebri, sono due lavori in cui si sta in contatto con il virus. Sanno che è un periodo difficile, sono esposti, fanno molto attenzione. Viviamo a meno di un chilometro gli uni dagli altri ma cerchiamo di non vederci più, perché possono prendersi il virus e io mi preoccupo perché è molto pericoloso e possiamo prendercelo tutti“.

Per il momento, non vive la quarantena con ansia: “La vivo in modo normale, non ho paura di non allenarmi quindi non ho questo problema. Ma quando riprenderemo, allora, fare allenarmi in casa mi farà arrabbiare rapidamente, quindi sarà più complicato”. Inoltre, abitando in campagna, si può muovere abbastanza liberamente: “Sono fortunato a stare in piena campagna, posso andare a pescare nello stagno proprio accanto a casa mia e prendermi cura dei miei animali, ho qualcosa di cui occuparmi”.

Al momento non sente ancora di avere vanificato la preparazione invernale: “Alla fine ho preso questi dieci giorni di riposo un po’ prima del previsto, perché dovevo fare il Giro di Catalogna. Dopo aver concluso al quinto posto la Parigi-Nizza, so di non averla fatta per niente”. Dopo avere “avuto buoni periodi di allenamento soprattutto a Tenerife sul vulcano Teide” ha avuto sensazioni altalenanti nel corso di questi inizio di stagione, salvo poi riprendersi proprio nelle ultimissime uscite: “Durante le ultime due tappe di Parigi-Nizza, sono stato rassicurato e sono tornato a un livello molto buono“.

Afferma che tornerà ad allenarsi “giovedì o venerdì”, anche se non ama l’allenamento al chiuso: “Penso che il mio record sui rulli sia di un’ora e mezza! Non sopporto di praticare sport in un ambiente chiuso soprattutto quando il tempo è bello”. Ritiene anche che non sia il massimo dal punto di vista fisico: “Si perdono molti sali minerali, si suda molto, penso che non faccia molto bene fare troppo allenatore a casa”. Ad ogni modo, bisogna resistere alla tentazione di uscire: “È frustrante ma devi accettarlo, non devi arrabbiarti e mantenere la calma”. Al momento, si comporta come se si fosse a fine stagione: “Mi comporto come se fossi ad ottobre e tornerò in bici con piccole uscite. Non ha senso uscire per sei ore”. L’importante è non ingrassare troppo: “Sono naturalmente abbastanza spesso fuori, non penso di mangiare troppo ma tendo ad amare il buon cibo. Per me, il più difficile è l’inverno quando prendo tre chili che sono difficili da perdere”.

Pinot si scaglia inoltre contro i suoi colleghi che ostentano la possibilità di allenarsi liberamente: “Mi dispiace, vedo alcune persone che lo fanno e lo mettono sui social network per schernire un gli altri. Parliamo di professionisti che corrono e che lo mostrano, ci fa arrabbiare vederlo. E anche se alcuni hanno il diritto di farlo nel loro paese, non devono metterlo sui social media!”.

Dal punto di vista agonistico, quello che lo preoccupa di più è l’eventuale slittamento o cancellazione del Tour: “Sarei particolarmente preoccupato perché, se lo annullassero, significherebbe che la pandemia è peggiorata. Non so se ASO può ritardarlo. Ma sì, può essere posticipato o cancellato, e questo mi preoccupa perché un anno senza il Tour e senza un Grande Giro è un anno complicato”. Sarebbe oltretutto un disastro dal punto di vista personale: “È un percorso che mi si addice completamente, sono nei miei anni migliori, ho 30 anni, sono al top. Sarebbe un anno perduto ma non lo so se in seguito tutte le gare saranno recuperate a luglio, agosto e poi i mesi che seguono”. Anche se dovesse essere confermato, sarebbe molto complicato finalizzare la preparazione tornando a correre soltanto a maggio: “Saremo al 90%, ma durante il Tour devi essere al 100%. Non è sufficiente stare con i migliori”.

Lo spettro di una stagione del tutto annullato è comunque ancora presente: “Trovo difficile pensare che un’intera stagione possa essere annullata” afferma, proiettandosi sul rientro al Giro del Delfinato: “È l’unica corsa nella mia testa. Significherebbe che la pandemia è finita e che tutto va meglio”. In ogni caso, il ciclismo è un aspetto secondario nel quadro generale: “Ecco perché non mi lamento e se devo fare i rulli a casa per un mese, non ho il diritto di lamentarmi”.

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