Deceuninck-Quick-Step, Philippe Gilbert rivive la sua Roubaix: “Mi sono rifiutato di fare il buco per Lampaert. Ho fatto tutto per volgere la corsa a mio favore”

Philippe Gilbert è forse uno dei corridori che potrebbe avere maggiori rimpianti per lo stop causato dal coronavirus. Il belga infatti aveva puntato con decisione a questa stagione per cercare di vincere la Milano-Sanremo 2020, unica classica monumento mancante nel suo palmares. Un successo nella Classicissima gli permetterebbe di completare la cinquina storica, ma il rinvio della competizione, inizialmente in programma il 22 marzo, potrebbe aver complicato i suoi piani. Non è infatti detto che si riescano a recuperare tutte le gare previste, né che la stagione possa realmente riprendere. Il corridore della Deceuninck-Quick-Step ha vinto l’anno scorso la Parigi-Roubaix 2019 con una bellissima azione da lontano, regolando poi allo sprint il tedesco Nils Politt.

Il fuoriclasse vallone ha rivissuto l’esperienza nella lunga intervista concessa a Velonews: “Nel 2018 ero andato bene, ma anche se avevo fatto molte ricognizioni e guardato la corsa in TV, a un certo punto ero un po’ perso. Non avevo abbastanza esperienza. Ma nel 2019 sapevo esattamente dov’ero in ogni punto nella corsa. Quindi ero più rilassato e più fiducioso, e questo ha fatto una gran differenza. Nel 2018 inoltre faceva abbastanza caldo e ho perso un paio di borracce. Verso la foresta di Arenberg mi rimaneva solo un pochino di acqua, poi non mi è rimasto nulla per 20 chilometri. Fino a Orchies ho proseguito senza bere. Ho dovuto rallentare un po’ per recuperare, e la mia corsa era finita”.

Gilbert ha quindi imparato dai propri errori: “Ho fatto più ricognizioni. Sarò andato cinque o sei volte su quelle strade prima della corsa. Faceva molto freddo alla partenza, e c’era vento a favore. Sapevo avremmo speso molte energie. Volevo davvero essere in fuga, perché sapevo che con il vento a favore non avremmo speso troppo, ma la fuga non si formava. Dopo un paio d’ore mi scappava troppo la pipì. Ho pensato che fosse l’unico momento per farla, perché poi con il pavé non avrei avuto tempo. Ed è lì che la fuga si è formata. Ero molto scocciato, pensavo sarebbe arrivata perché c’erano 25 corridori. Per fortuna la Bora ne aveva solo uno, poi Trentin ha forato e anche la Mitchelton ha iniziato a inseguire. Poi c’è stata una caduta e io ero rimasto indietro. Ero l’unico della Deceuninck-Quick-Step, quindi non potevo tirare. Per fortuna c’erano anche Bora e Groupama-FDJ a inseguire. Hanno spinto a tutta e sono rientrato. E tutto questo è accaduto prima della foresta di Arenberg…“.

Il belga ha raccontato come è nata l’azione decisiva: “Sapevo che dopo Arenberg la corsa cambiava spesso direzione e c’erano alcune sezioni con vento laterale, e sapevo di dover attaccare lì, anche se mancava molto. Ho seguito un paio di attacchi, poi appena prima di Orchies siamo andati via. È stato un punto cruciale della corsa. Sapevo che se avessi guadagnato vantaggio lì, sarei stato messo molto bene. Sono andato via con Nils Politt, che è semplicemente una bestia, e Rudiger Selig. Quando ho sentito che Van Aert conduceva il gruppo di inseguitori, ho accelerato e staccato gli altri. Mi sentivo bene e ho proseguito da solo. Quando sono rientrati Sagan, Van Aert, Politt, Vanmarcke e Lampaert sapevo che io e Politt avevamo fatto un lavoro perfetto, non eravamo andati a tutti ma gli altri avevano faticato per rientrare. Ho visto le loro facce e ho sentito che ero in una buona posizione“.

La voglia di vincere ha spinto l’ex campione del mondo a rispondere “negativo” a un’ordine dell’ammiraglia: “Sagan continuava ad attaccare perché non voleva stare in un gruppo con due Deceuninck. Ma sapevo che se avesse avuto la forza di farlo, avrebbe staccato almeno uno di noi due. Se non lo ha fatto è perché non ci è riuscito. A un certo punto, appena prima del Carrefour de l’Arbre, il team mi ha detto alla radio di andare dietro Lampaert e fargli il buco. Ma ho risposto di no, che non lo avrei fatto così avanti nella corsa. Ho aspettato un momento in cui il ritmo sarebbe rallentato un pochino, e ho attaccato a tutta.

Infine, la grande gioia al velodromo: “Uscendo dal Carrefour c’era ancora un po’ di vento a favore. Ho visto che erano tutti al limite, quindi ho aspettato che qualcuno facesse una mossa per poi seguirlo. Politt ha attaccato, gli ho lasciato prendere un po’ di gap all’inizio e poi sono andato, e sono rientrato. Ho realizzato che saremmo stati davanti fino alla fine. Una volta entrato nel velodromo, sapevo di aver fatto la parte più dura per essere in quella posizione. Ora dovevo finire il lavoro. Mi sono detto che era la prima volta che entravo a Roubaix in quella posizione. E sarebbe potuto essere l’ultima. Non volevo sprecare l’occasione. Tagliare il traguardo è stata un’emozione intensa, un’altra monumento. Ho corso in modo aggressivo e ho volto la Roubaix a mio favore, non è arrivata facilmente. Ho dovuto davvero fare tutto per girare la corsa a mio favore“.

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