Pagelle Giro del Delfinato 2023: Vingegaard è inarrivabile, Yates e O’Connor i migliori degli “umani” – Gran finale di Ciccone, deludono Gaudu e Mas

Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma), 10:  Dice di avere ancora del lavoro da fare per affinare la condizione in vista del Tour de France. Intanto, però, al Giro del Delfinato non ha avuto rivali. Due vittorie di tappa, due secondi posti (uno, quello a cronometro, un po’ gli è bruciato) e un dominio totale per quel che riguarda la classifica generale lasciano pensare che, se Tadej Pogačar non arriverà al meglio al Tour, ci sarà pochissima trippa per gli altri gatti interessati alla generale. Aggiunge la corsa a tappe francese al Giro dei Paesi Baschi in una stagione fin qui vicinissima alla perfezione.

Christophe Laporte (Jumbo-Visma), 9: Nella prima metà della settimana di corsa il francese è devastante. Vince due tappe (e così il conto della Jumbo-Visma è di quattro successi parziali su 8), è fra i protagonisti anche in una terza occasione e dimostra una gamba davvero eccezionale. Nelle frazioni con dislivelli maggiori può dare un contributo relativo, ma non si esime dal lavorare per la squadra quando è nelle sue disponibilità. Chiude con indosso la Maglia Verde e con la garanzia di essere uno dei corridori più forti e completi dell’intero gruppo in questo periodo storico.

Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), 8,5: L’ultima giornata, quella della movimentatissima tappa conclusiva, è di quelle da ricordare. L’abruzzese entra in una fuga selezionatissima, si gestisce benissimo e saluta tutti sulla penultima salita, resistendo poi al rientro di un Vingegaard probabilmente sazio ma non certo arrendevole. Per lui, dopo la delusione del mancato Giro d’Italia, un successo pesantissimo, che fa anche molto bene al morale in vista del Tour de France. E c’è anche la vittoria nella classifica riservata ai punti dei Gran premi della Montagna

Adam Yates (UAE Team Emirates), 8: Alla fine è il più vicino a Vingegaard, sia in classifica generale che come rendimento in salita. Il danese è oggettivamente troppo per tutti, compreso il britannico, che comunque non demerita e porta a casa un secondo posto comunque apprezzabile. Ora è atteso al Tour de France, con probabili compiti di supporto per Tadej Pogačar: con questo ruolo, un corridore del suo calibro, in queste condizioni, potrebbe essere una carta potenzialmente fondamentale.

Ben O’Connor (Ag2R-Citröen), 8: L’australiano prosegue nel suo consolidamento ad altissimi livelli chiudendo sul terzo gradino del podio e lasciandosi dietro fior fiore di corridori. Non è mai andato vicino al successo di tappa, ma quando la strada puntava verso l’alto è sempre stato fra i migliori, facendo vedere nel corso dell’ultima giornata di gara anche qualità temperamentali non da poco. Inoltre, è stato la sorpresa più brillante della cronometro, specialità che finora in carriera non gli aveva detto benissimo.  Il suo è un risultato che fa benissimo alla squadra e che lo lancia verso un Tour nuovamente da protagonista.

Julian Alaphilippe (Soudal-QuickStep), 7,5: Una splendida vittoria di tappa e un secondo posto, senza dimenticare il piazzamento finale, sono un bottino probabilmente migliore di quanto lui stesso si aspettasse. Non è ancora al suo massimo, ma in vista di un Tour de France in cui troverà spesso e volentieri terreno adatto a lui, rivederlo giocarsela nelle prime posizioni quasi ogni giorno è un ottimo segnale.

Mikkel Bjerg (UAE Team Emirates), 7,5: Unico a riuscire davvero a battere il connazionale Jonas Vingegaard, il danese si prende la cronometro e si gode la maglia quanto possibile nella giornata successiva, in cui non riesce pienamente a difendersi per una scivolata nel finale che lo costringe ad un inseguimento impossibile. Nei giorni successivi prevedibilmente scivola indietro, mettendosi al servizio di Adam Yates, come ha fatto Rafal Majka (8), confermandosi entrambi tra i migliori gregari in circolazione.

Georg Zimmermann (Intermarchè-Circus-Wanty), 7: Una bella vittoria di tappa per il corridore tedesco, sicuramente il successo prestigioso di una carriera che spesso gli è stata pronosticata come raggiante, ma che sinora non è ancora decollata.

Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers), 7: Per il campione spagnolo in carica era un banco di prova importante, dopo una primavera costellata da problemi fisici. Ebbene, alla fine c’è di che essere soddisfatti, visto il primo posto nella classifica dei giovani, agguantato proprio negli ultimi metri, e una condizione apparsa in deciso miglioramento, giorno dopo giorno. La squadra dovrebbe averlo come uomo di riferimento al Tour, almeno per ottenere una classifica rispettabile: l’obiettivo, stando così le cose e con qualche giorno ancora a disposizione per crescere, non sembra così irraggiungibile.

Torstein Træen (Uno-X), 7: Ci si aspettava il suo compagno Tobias Halland Johannessen (5,5), che invece stecca nelle ultime tappe. Dopo aver inizialmente lavorato per il capitano designato, una volta ricevuto il via libera si issa in mezzo ai big e ci rimane sino alla fine, correndo con grande compostezza, confermando la validità del progetto di un team che ha una rosa molto più profonda e compatta di quanto si possa pensare ad una prima occhiata.

Egan Bernal (Ineos Grenadiers), 7:  Manca ancora molto al miglior Bernal, questo è evidente, ma rivederlo nelle posizioni che contano, o comunque non lontano da esse, è sicuramente una ottima notizia. Difficile pensare che al Tour de France potrà essere quello del 2019, né del Giro 2021, ma potrebbe comunque ritagliarsi uno spazio importante in squadra e continuare a crescere per ritrovare la fiducia che comprensibilmente gli manca attualmente.

Matteo Trentin (UAE Team Emirates), 7: Nelle prime giornate c’è sempre, anche se non riesce a trovare lo spazio per vincere. Corridore veloce e resistente, dimostra comunque ancora una volta le sue caratteristiche e probabilmente con squadre in cui non è un gregario di lusso dalle giornate libere potrebbe raccogliere qualcosa in più a livello personale.

Jack Haig (Bahrain-Victorious), 7: Dopo un Giro sfortunato, ma comunque portato a termine, ha l’occasione per dimostrare che senza le cadute alla Corsa Rosa avrebbe potuto giocarsi le sue carte e questa settimana gli dà ragione. Arrivato senza grandi ambizioni, magari per scortare un Mikel Landa (5) che invece è tutto da rivedere, il corridore australiano sfrutta le tre settimane italiane per prendersi un buon piazzamento finale, che fa sempre bene al morale, pur non essendo ovviamente uno scambio equo rispetto alle sue ambizioni al primo GT stagionale.

Lenny Martinez (Groupama-FDJ), 6,5: Il classe 2003 si presenta al via per scortare il più possibile David Gaudu, ma quando il capitano crolla resta da solo a sgomitare in mezzo ai big, raccogliendo un piazzamento di prestigio e un paio di ottime prestazioni che ne confermano l’assoluto talento quando la strada sale. Ha bisogno di avere più fiducia nei suoi mezzi ed è con questo tipo di prove che potrà riuscirci.

Jai Hindley (Bora-hansgrohe), 6,5: Se la condizione è ancora lontana da quella che lo scorso anno lo ha visto trionfare al Giro, la crescita è evidente, anche se per il momento gli manca il fondo e il recupero necessario. Al Tour non manca moltissimo, ma quanto fatto in un paio di occasioni lascia intuire chiaramente che alla Grande Boucle può essere uno degli elementi di disturbo in salita.

Guillaume Martin (Cofidis), 6,5:  Filosofo di passione, operaio della bici di mestiere, lo scalatore parigino si conferma un regolarista come ce ne sono pochi in gruppo, sempre pronto a soffrire e trovare le soluzioni per ottenere comunque un risultato importante, per sé e per la squadra. Chiude anche la corsa in crescita, emergendo con il passare dei giorni in mezzo a rivali che invece soffrono l’accumulo delle fatiche.

Victor Campenaerts (Lotto Dstny), 6,5: La trasformazione dell’ex campione europeo a cronometro continua vedendolo lottare sino all’ultima tappa per la maglia a pois degli scalatori. Corridore grintoso e dalla grande generosità, alla fine esce sconfitto da Giulio Ciccone, ma ormai si conferma sempre più un attaccante, un baroudeur lancia in resta.

Max Poole (Team DSM), 6: Perde l’ultimo giorno la Maglia Bianca di miglior giovane, ma continua il suo ottimo apprendistato con una prestazione nel complesso piuttosto solida e consistente, emergendo sulla durissima Croix de Fer e restando praticamente ogni giorno a contatto dei migliori quando la strada inizia a salire, provando anche in alcuni frangenti a testarsi nel confronto diretto con i grandissimi. Rispetto al quarto posto al Romandia magari sembra un passo indietro, ma un percorso di crescita non è mai lineare.

Richard Carapaz (Ef Education-EasyPost), 5,5: Era in pratica al suo ritorno in una gara di altissimo livello, dopo il recente successo alla Mercan’Tour Classic. Qualche indicazione positiva c’è, come il secondo posto nella tappa vinta da Alaphilippe, ma quelle negative sono probabilmente più pesanti sulla bilancia. Ha provato a essere protagonista, supportato anche da un Esteban Chaves (5,5) a sua volta abbastanza a corrente alternata provando anche qualche “fuori giri” in vista del Tour de France, ma l’impressione è che la distanza dagli attuali grandi nomi delle classifiche generali sia parecchia.

Daniel Martinez (Ineos Grenadiers), 5,5:  Doveva dimostrare di essere l’uomo di classifica della sua squadra per il Tour de France, ma nel complesso la prestazione è tutt’altro che rassicurante, soprattutto visto il cedimento nell’ultima tappa. In precedenza era comunque riuscito in qualche modo a restare nelle posizioni mediamente alte, quindi gli resta il beneficio del dubbio di una giornata no, anche se dall’inizio non è mai apparso particolarmente pimpante.

David Gaudu (Groupama-FDJ), 5: Poco, ma proprio poco, per un corridore che dovrebbe essere il capitano indiscusso, con ambizioni da podio, al prossimo Tour de France. Il francese, che sembra non vivere un momento particolarmente sereno anche in seno alla squadra, stecca clamorosamente, chiudendo con un malinconico 30esimo posto in classifica generale, sempre lontano dall’azione, al netto di qualche tentativo di fuga poco convinto, né tantomeno convincente.

Enric Mas (Movistar), 5: Arrivato per testarsi in alta montagna, lo spagnolo ne esce con le ossa rotte, ma al contrario del compagno Matteo Jorgenson (sv) non ha neanche la scusante delle cadute per poter mitigare la delusione. Mai presente nelle posizioni di testa, lo scalatore maiorchino finisce lontanissimo dai migliori, soffrendo regolarmente quando la strada sale.

Dylan Groenewegen (Jayco-AlUla) e Sam Bennett (Bora-hansgrohe), 5: I velocisti puri avevano una sola opportunità, visto il percorso di questa edizione, e loro l’hanno gettata via con una serie di mosse ritenute scorrette dalla giuria. Il conseguente declassamento lascia loro e le rispettive squadre a mani vuote.

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